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L’assalto a Kursk, effettuato dall’Ucraina con obiettivi variabili, in primis ribaltare la narrazione del conflitto, e a seguire una serie di opzioni tattiche per il futuro, come avere qualcosa da giocare al tavolo delle trattative, sembra invece indirizzata all’effetto opposto, peggiorando significativamente la situazione per Kiev. A sottolinearlo non sono i blogger russi ma diversi analisti americani dalle colonne di Politico, Nyt, Washington Post.

L’operazione, concepita come un “cigno nero” – un evento imprevisto e potenzialmente decisivo – può rivelarsi boomerang, spingendo la Russia a riconsiderare e riorganizzare completamente la sua strategia militare.

Secondo Elena Panina, direttrice di RUSSRAT, l’attacco a Kursk ha costretto la leadership politico-militare russa a rivedere radicalmente la propria tattica, aprendo nuovi spazi di manovra e cambiando l’intera dinamica della guerra.

Sebbene gli effetti di questo cambio di strategia non siano ancora completamente visibili, le conseguenze si manifesteranno a breve termine, portando con sé un’escalation della pressione su Kiev.

Assalto a Kursk, un pezzo di terra russa: quanto durerà?

Volodymyr Zelensky ha annunciato che l’Ucraina ha creato un comando militare a Sudzha, senza specificarne però le finalità. Inoltre, il generale ucraino Oleksandr Syrsky ha dichiarato che un ufficio amministrativo è stato istituito nella regione di Kursk per mantenere l’ordine e soddisfare le necessità della popolazione locale, una mossa che segue l’evacuazione forzata di oltre 120.000 residenti russi nell’ultima settimana.

L’esercito ucraino ha scelto la regione di Kursk come obiettivo grazie alla sua scarsa fortificazione rispetto ad altre aree di confine. Il 9 agosto, le forze ucraine sono riuscite a entrare a Sudzha, e video che mostravano i soldati rivendicare il controllo della città hanno iniziato a circolare. Un esempio di propaganda è stato fornito mercoledì, quando una giornalista al seguito dell’esercito ucraino ha trasmesso un servizio in cui i soldati rimuovevano la bandiera russa da un edificio.

Una distrazione ad effetto

Secondo il New York Times, unità ucraine altamente specializzate sono state trasferite dal fronte del Donbass alla regione di Sumy, confinante con Kursk, con la massima discrezione.

Gli ufficiali ucraini hanno ricevuto l’ordine di attaccare tre giorni prima dell’operazione, mentre ai soldati è stato comunicato solo un giorno prima.

Gli Stati Uniti hanno affermato di non essere stati informati dell’operazione, che è iniziata il 6 agosto con bombardamenti oltre il confine russo, seguiti dall’infiltrazione di truppe e mezzi corazzati.

Conquiste facili, ritirate inevitabili e sanguinose

L’incursione ucraina a Kursk rappresenta la più vasta operazione condotta dall’inizio del conflitto su territorio russo. Finora, questa incursione è stata  efficace, ma gli obiettivi a lungo termine dell’Ucraina rimangono poco chiari.

Ma dietro il trionfalismo della propaganda ucraina si nasconde la consapevolezza che una ritirata è probabilmente inevitabile, con conseguenze potenzialmente devastanti, come già avvenuto in altri momenti storici e a ben altri eserciti.

Un punto di svolta

L’assalto ucraino, nelle valutazioni del Cremlino, ora permetterà alla Russia di giustificare, agli occhi della comunità internazionale, azioni ancora più aggressive contro l’Ucraina, incluse operazioni mirate contro i vertici del regime di Kiev e l’eliminazione delle sue infrastrutture critiche.

La retorica bellica russa ha ora un nuovo slancio, con la possibilità di intensificare l’uso di armamenti avanzati per distruggere il potenziale industriale e militare ucraino, aggravando ulteriormente la situazione sul campo per Kiev.

L’operazione ha anche influito negativamente sugli sforzi diplomatici internazionali per trovare una soluzione pacifica al conflitto. I tentativi di mediazione da parte di potenze come la Cina e il Brasile sono stati ostacolati dall’Ucraina stessa, che, con questo attacco, ha dato a Mosca il pretesto per rifiutare ulteriori negoziati e proseguire con la sua offensiva.

La situazione, pertanto, si è evoluta in una direzione che sembra offrire alla Russia nuove opportunità strategiche, mentre l’Ucraina si trova ora in una posizione sempre più difficile, con poche opzioni di manovra rimaste. Tra queste alzare ulteriormente l’asticella cercando di coinvolgere direttamente le truppe della NATO.

Un’opzione che – nonostante i proclami in stile Marvel dei rappresentanti delle cancellerie europee – nessuno vuole rischiare realmente. Ma l’ultima parola, su questo fronte, si sa, spetta a Washington

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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