La distruzione di North stream non è solo l’attacco a una infrastruttura, non è solo una violazione militare a danno della Germania, ma una strategia che ha avuto come bersaglio l’economia e l’autonomia dell’Europa che ha dovuto subire a capo chino e – servilmente – anche continuare a finanziare i propri diretti carnefici.
Lo sporco affare del North Stream
Dai vertici americani, incluso l’immarcescibile Joe Biden, è partita sin dal 2022 una lunga serie di minacce al North stream. E per la verità anche prima, quando era solo in costruzione, gli americani hanno visto con enorme ostilità la possibilità di un gasdotto che rinnovava e consolidava gli scambi commerciali tra Europa e Russia.
Ora sta circolando la tesi, a dir poco risibile, secondo cui alcuni militari ucraini dediti all’alcol, dei Rambo ostili alle regole e pronti a disobbedire a Zelensky pur di salvare l’Ucraina, avrebbero organizzato il sabotaggio.
La stessa stampa italiana che due anni fa affermava che una simile operazione avrebbe richiesto un grande sforzo tecnologico e di intelligence, ora prende per buona questa lettura diametralmente opposta.
Che dire, se bastassero quattro ubriaconi per distruggere un gasdotto…ma di per certo ci vuole tanto alcol anche per credere a simili storielle.
Resta comunque il fatto che non abbiamo dati e informazioni per farci un’idea più chiara, solo fortissimi indizi e la logica, sebbene in passato siano circolate parecchie notizie sul coinvolgimento della Polonia e dell’intelligence americana e inglese.
Di certezze non ne abbiamo nessuna e forse non ne avremo mai. La ragion di stato, soprattutto in Germania, è pesantissima e impedisce di perseguire le grandi potenze occidentali.
Quello che possiamo fare è però formulare un’analisi politica. La distruzione di North stream non è solo l’attacco a una infrastruttura, non è solo una violazione militare a danno della Germania. Il sabotaggio si inserisce in una più ampia strategia che ha avuto come bersaglio l’economia e l’autonomia dell’Europa.
Lo so che è un po’ complicato da digerire, dato che il nostro dibattito è stato polarizzato e semplificato in uno scontro tra europeisti e anti europeisti (talvolta “sovranisti”), con i primi schierati con l’Ucraina e i secondi su posizioni anti americane.
Questo è però l’effetto di una lunga e pervasiva distorsione su cosa è l’Europa, quali sono le sue prerogative e quali margini di manovra hanno oggi le democrazie dei singoli Stati membri. Ritengo pertanto più opportuno uscire da quella polarizzazione e rivedere l’Ue dentro i rapporti di forza.
Da parte degli Stati Uniti era importante serrare le file e soprattutto ridurre gli spazi di agibilità politica dell’Europa in vista del ridimensionamento del suo impegno militare nel continente e del trasferimento del proprio centro di attenzione a est, in Asia.
Diminuire l’autonomia dell’Ue è stato dunque funzionale all’assoggettamento dei suoi stati allo scopo di orientare la politica estera e la difesa.
Il principale risultato raggiunto da questa strategia è l’aumento della spesa militare nei paesi Ue. È stata inoltre colpita la Germania che da anni risucchiava risorse dagli USA per via della bilancia commerciale favorevole.
A questo poi si aggiunge il consolidamento della situazione di stallo dell’Ue, che non è né un super stato, né una confederazione, ma è sempre più un groviglio di interessi contrapposti che sopravvive per la debolezza dei suoi componenti, tutti aggrappati al mercato unico e al potenziale dell’euro (peraltro mai veramente sfruttato per ragioni ideologiche assurde).
Le conseguenze della guerra (in cui ha avuto un ruolo notevolissimo la distruzione di North stream) ha sancito il declino dell’asse franco-tedesco. Ha cioè mostrato la vanità della potenza militare francese (in fuga dall’Africa e tiratissima al limite della spilorceria nell’aiuto all’Ucraina) e ha smascherato la potenza tedesca, fondata unicamente sull’economia senza geopolitica e senza esercito.
È invece emerso il ruolo geopolitico della Polonia, un paese euroscettico con una concezione a dir poco discutibile della democrazia, sostenuto fortemente dagli USA e dalla GB. E chissà perché proprio la Polonia sta ostacolando le indagini sul sabotaggio del North stream.
* Ripreso dalla pagina Fb di Paolo Desogus