Fabrizio Casari
Si chiama “Alleanza di associazione” la nuova legge che disciplinerà l’attività delle Organizzazioni non governative in Nicaragua disegnandone i contorni dell’agire. La nuova legge ridefinisce e precisa la loro natura giuridica, e indica nell’associazione con lo Stato nicaraguense l’unica forma contrattuale possibile per il suo operare. In sostanza, la nuova legge si fonda su due aspetti, uno di carattere giuridico-amministrativo ed un altro di carattere eminentemente politico, direttamente legato alle finalità dell’intervento delle Ong che non può non prevedere una presenza di natura sussidiaria sulla base del principio di solidarietà e condivisione.
Sul primo aspetto la legge ricalca ed amplia le disposizioni precedenti in materia, che traggono spunto dalla legge approvata dal governo liberale di Violeta Chamorro nel 1995, poi aggiornata a seguito del tentato golpe del 2018. Si ripropone l’obbligo di trasparenza amministrativa come per tutte le società di persone, e significativamente, la costanza di tracciamento dei finanziamenti, il rigoroso rispetto della funzionalità degli organi sociali e la rendicontazione precisa dei flussi di spesa. Si reitera l’obbligo di denuncia per i fondi provenienti dall’estero e da istituzioni straniere e il dovere di documentarne entità, scopi e impieghi.
In questo, anche considerando gli obblighi derivanti dall’adesione del Nicaragua al consesso internazionale che opera nel contrasto al riciclaggio del denaro ed al traffico illecito di valute, c’è poco da dire. La legge si muove nel solco corretto, che vede lo Stato centrale responsabile della corretta funzionalità e del legittimo agire di ogni entità, sia essa privata, pubblica o internazionale, che opera sul territorio nazionale.
E’ sul piano più strettamente politico che la nuova legge presenta una novità rispetto a quelle precedenti ed anche a quelle simili in vigore in altri paesi: la natura associativa con lo Stato. In pratica, lo stato nicaraguense alle Ong offre e da loro esige un piano di collaborazione per la realizzazione dei progetti definito “Alleanza di associazione”.
Specifica alle Ong che la loro presenza, corredata di documentazione generale e di dettaglio relativa ai progetti che si vogliono realizzare, dovrà essere notificata in anticipo al Ministero dell’Interno e a quello degli Esteri ed esigerà da parte di ognuna la presentazione di proposte dettagliate sulle specifiche tematiche, in accordo con la loro definizione o vocazione. Queste proposte, una volta riscontratone l’interesse pubblico, costituiranno la base della “Associazione di alleanza” con lo Stato percettore delle opere.
Ovviamente il governo potrà accettare o non accettare i progetti ma farà in modo che tutte le procedure vengano svolte a norma di legge ed a reciproca garanzia. Si annuncia un controllo rigoroso sul rispetto dei progetti approvati e si precisa la finalità dell’operare sul terreno da parte delle Ong che non può che darsi in un contesto di solidarietà e fraternità che vede come fine ultimo il bene del Nicaragua. Una volta che il progetto fosse finalizzato con tutti i crismi, sarà possibile passare ad una nuova proposta.
Resta inteso che nessun progetto sarà esonerato dagli obblighi fiscali corrispondenti; il che, oltre a rappresentare un principio di sanità giuridica e fiscale, evita in potenza ogni tipo di vantaggio che potrebbe determinare una forma di concorrenza sleale con altre imprese che volessero cimentarsi con progetti simili.
Questa legge è certamente una novità per tutti i paesi che vedono la presenza di organizzazioni non governative, ma a ben vedere ci si trova di fronte ad una concezione precisa dell’attività delle stesse. Si tratta infatti della sostanza valoriale contenuta nel principio di sussidiarietà, in forza del quale le Ong operano o dovrebbero operare. Ovvero, intervenendo a integrare e a coadiuvare con progetti specifici le opere pubbliche e le attività a finalità sociale di pubblico interesse.
Gli aggiornamenti di legge che disegnano il quadro generale nel cui ambito le Ong eserciteranno la loro funzione di supporto sussidiario alla creazione di opere sociali, si è reso necessario proprio per il ruolo ormai consolidato di sostegno alla destabilizzazione sociopolitica che molte Ong sostengono, agendo spesso in sostanziale rappresentanza degli interessi di Washington.
Come dimostrato in Nicaragua, a Cuba e in Venezuela, il governo statunitense e la UE, in alleanza con le gerarchie ecclesiali, il latifondo e la destra golpista, hanno svolto un ruolo sobillatore e provocatorio; ciò in ragione di una disciplina che, sebbene fosse chiara, lasciava ampi margini di manovra evitando un controllo continuo ed approfondito. Tutto avvenne per un genuino senso di riconoscenza e per discrezione verso organismi internazionali, certo, ma soprattutto perché fino al 2018 non era emerso con chiarezza il ruolo strategico delle Ong nei processi sovversivi all’interno dei paesi che gli USA e la UE intendono destabilizzare e condurre verso una crisi politica definitiva.
E’ dimostrato, infatti, come le cosiddette Ong finanziate da varie agenzie statunitensi e UE, invece di lavorare in sussidiarietà con le organizzazioni pubbliche e comunitarie (come sarebbe stato loro compito) per anni si impegnarono nell’educazione politica, nella costruzione del dissenso e nella preparazione di settori sociali e individui allo scontro con l’autorità politica al governo.
Nel 2018 mostrarono con chiarezza in Nicaragua che, lungi dal rappresentare una dimensione di solidarietà e generosità, le Ong erano una forza di opposizione aggressiva: lupi travestiti da agnelli quando si trovavano davanti a telecamere e taccuini o esponenti di organismi multilaterali. La loro missione, una volta che la fase dell’orrore era cominciata, divenne quella di trasformare i teppisti armati in studenti pacifici e attribuire la colpa dei loro crimini a una polizia che, obbedendo agli ordini del Presidente, era invece ferma nelle sue stazioni.
L’obiettivo assegnato alle Ong, che facevano leva su una presunta “neutralità”, era diffondere un’immagine completamente distorta di quanto stava accadendo per influenzare positivamente l’opinione pubblica internazionale e predisporla ad un intervento straniero, se fossero maturate le condizioni che lo avessero reso possibile. Insieme alla Chiesa cattolica, le Ong rappresentarono il vertice ipocrita e falso del golpismo, il suo volto mascherato al fine di giustificare l’ingiustificabile, nonché il collettore di finanziamenti internazionali che funzionava senza controlli a causa della peculiarità della loro missione. Sui conti delle Ong e della chiesa arrivavano i Dollari destinati al golpe e da lì venivano distribuiti agli arruolati del terrore.
In effetti in Nicaragua le ONG si erano moltiplicate: una strana proliferazione che però corrispondeva agli interessi della Casa Bianca che aveva trovato un canale affidabile e ufficialmente insospettabile di finanziamento. Del resto la legislazione statunitense, attraverso le regole di trasparenza amministrativa delle sue agenzie come Freedom House, l’USAID e molte altre, consente il finanziamento estero solo alle Ong, che in America Latina e nell’Est Europa da almeno 15 anni hanno modificato geneticamente la loro missione nelle aree dove gli Stati Uniti hanno bisogno di intervenire dall’interno. E così anche per le onlus, le associazioni, le organizzazioni per i diritti umani, trasformatesi in veri e propri canali di finanziamento per costruire e difendere il progetto d’ingerenza prima e golpista poi. Parliamo di Ong che certo non erano prodotto spontaneo di generosi filantropi d’oltre oceano: le più significative in Nicaragua appartenevano alla famiglia Chamorro e all’ex MRS, che attraverso esse ricevevano denaro e sostegno politico da Miami e Washington.
Questa nuova legge chiude definitivamente con un’era nella quale i metodi aggiornati di penetrazione sancivano la sempiterna volontà d’intervento diretto nella vita politica, sociale, culturale e mediatica del Paese. Oggi, di fronte ad ogni possibile ingerenza, il Nicaragua si dota di una legge che difende il principio di solidarietà ma lo orienta in direzione degli interessi nazionali. E’ la volontà di aprirsi al contributo degli onesti e la capacità di chiudersi alle ingerenze; è la capacità di smascherare le operazioni destabilizzatrici e valorizzare il bene comune e i bisogni popolari. Segna il rispetto di questi, oltre che dell’istituzionalità del Paese, e mette al loro posto accoglienza e solidarietà, alleanze e condivisibilità. Apre le braccia ma aguzza la vista e impedisce la trasformazione della cooperazione in cospirazione
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