Dopo una vita trascorsa in mare a difesa delle balene, Paul Watson è stato arrestato il 21 luglio scorso in Groenlandia, con le autorità danesi che hanno risposto a un mandato internazionale emesso dal Giappone. A distanza di un mese il tribunale di Nuuk ha deciso di prolungare la detenzione del fondatore di Sea Shepherd fino al 5 settembre, in attesa che il Ministero di Giustizia si esprima sulla richiesta di estradizione avanzata da Tokyo. Dalla Groenlandia i legali del Capitano Watson hanno denunciato irregolarità nel processo, come l’assenza di un traduttore, e chiesto l’immediato rilascio dell’attivista. Secondo la difesa, infatti, il mandato d’arresto internazionale si baserebbe su prove false fabbricate dalle autorità nipponiche. Queste ultime – ha dichiarato Paul Watson – cercano «vendetta per l’umiliazione internazionale causata dalla serie televisiva Whale Wars, che ha documentato le nostre azioni contro la caccia illegale alle balene».

Whale Wars ha acceso i riflettori su questa pratica violenta, vietata a livello internazionale dal 1986. Nonostante ciò, Paesi come il Giappone «continuano, sotto la falsa bandiera della ricerca scientifica, lo sterminio di diverse centinaia di esemplari ogni anno», sottolinea l’Organizzazione internazionale per la protezione degli animali (OIPA). Tokyo accusa Paul Watson di aver ostacolato, nel 2010, una di queste spedizioni, causando danni a un’imbarcazione e al suo equipaggio. Accuse che i legali hanno rispedito al mittente, sostenendo come la falsità delle stesse sia provata all’interno di Whale Wars.

In Giappone le prime testimonianze di caccia alle balene risalgono al dodicesimo secolo. A distanza di quasi un millennio le immagini di enormi porzioni di mare insanguinate fanno ogni anno il giro del mondo, con i pescatori impegnati a cacciare nelle acque territoriali. Soltanto nel 2016 il Paese ha operato una stretta, fermando le spedizioni in Antartide. Sin dalla fine del secolo scorso ambientalisti e animalisti si sono attivati per mettere fine alla caccia alle balene, ottenendo una prima storica vittoria nel 1986, con il varo del divieto internazionale. Per implementarlo, però, decine di ONG hanno monitorato gli oceani, ostacolando i Paesi recidivi. Sea Shepherd fa la sua comparsa nel 1977, su fondazione di Paul Watson, realizzando campagne di sensibilizzazione, inchieste e operazioni sul campo. Le attività hanno spesso preso di mira le imbarcazioni giapponesi; di tutta risposta Tokyo ha monitorato per anni la Sea Shepherd e Paul Watson, spiccando un mandato di arresto non per il contrasto alla caccia alle balene in sé – visto il divieto internazionale – ma per danni a cose e persone.

In attesa che il Ministero di Giustizia danese si esprima sull’estradizione richiesta dal Giappone, gli attivisti di tutto il mondo hanno costituito una rete per fare pressione dal basso e chiedere giustizia per chi ha dedicato la propria vita contro la caccia alle balene.«Se la Danimarca approverà questa estradizione, sarà complice nell’inviare Paul a un processo ingiusto e a una vita nelle carceri giapponesi», ha dichiarato la Captain Paul Watson Foundation (CPWF) attraverso un portavoce. La fondazione ha nel frattempo lanciato una petizione – che al momento conta più di settanta mila firme – per chiedere l’immediato rilascio del settantatreenne.

[di Salvatore Toscano]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy: