L’associazione Italia Nostra Sardegna ha presentato un ricorso alla Commissione Europea contro il governo italiano, sostenendo che questo avrebbe violato varie direttive, inclusa la Carta dei diritti fondamentali dell’UE, per quanto concerne la «difesa del territorio, del mare e del paesaggio della Sardegna». Nell’applicare le direttive europee sulla promozione dell’energia proveniente da fonti rinnovabili, infatti, il governo non avrebbe tenuto conto «delle politiche relative alla partecipazione delle persone interessate dai progetti», in particolare della popolazione locale, favorendo «la speculazione energetica ritardando strumentalmente la pianificazione territoriale e incentivando l’installazione dei grossi impianti di produzione a discapito delle comunità energetiche rinnovabili e degli auto-consumatori».

Il ricorso di Italia Nostra è stato presentato ambientalista lunedì 26 agosto e reso noto dalla stessa associazione ambientalista il giorno successivo. L’esposto alla Commissione Europea viaggia principalmente su quattro binari. In primo luogo, Italia Nostra rileva come il governo abbia mancato di considerare le politiche relative alla partecipazione degli abitanti locali interessati dagli impianti autorizzati. Successivamente, secondo l’associazione ambientalista, l’esecutivo non avrebbe osservato correttamente la normativa sull’individuazione delle aree idonee, aggirando tra l’altro l’obbligo di assoggettare a Valutazione Ambientale Strategica il piano delle aree idonee sfruttando «i ritardi nell’applicazione della norma (circa 1.000 giorni rispetto ai 180 previsti)». In terzo luogo, sarebbe stato violato il regolamento che «dispone il finanziamento delle sole opere che rispettino il principio di non arrecare alcun danno significativo all’ambiente». Ultimo, ma non per importanza, secondo Italia Nostra «la normativa italiana favorisce di fatto la speculazione nell’ambito delle attività relative all’insediamento di impianti industriali per la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile» finendo così per violare «ripetutamente» l’articolo 41 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Tale articolo sancisce il diritto di ciascuno a venire ascoltato «prima che nei suoi confronti venga adottato un provvedimento individuale che gli rechi pregiudizio».

Con l’esposto di lunedì, si allunga la lista di azioni contro la “speculazione eolica” portate avanti da associazioni ambientaliste, organizzazioni cittadine, e comitati locali. In Sardegna, infatti, è mesi che la popolazione lotta contro i progetti di realizzazione di maxi-impianti di energia rinnovabile nelle mani delle multinazionali dell’eolico: nel mese di luglio, presso il porto di Oristano è iniziato un presidio permanente, che in breve tempo è stato oggetto di sgombero da parte delle forze dell’ordine. Precedentemente, nell’entroterra cagliaritano, alcuni cittadini hanno dato il via alla “Rivolta degli Ulivi”, una sollevazione popolare spontanea che ha risposto agli espropri coattivi dei terreni dei contadini (dove dovranno sorgere i parchi eolici) piantando ulivi e altre specie vegetali. Nel frattempo, è ufficialmente partita la raccolta firme per fermare i progetti di parchi eolici e fotovoltaici nell’isola in assenza di un adeguato piano energetico regionale, che in una manciata di giorni ha superato le 10.000 firme.

[di Dario Lucisano]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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