Non è la prima volta che in tema di riarmo e di guerra il Pd sa essere il peggio del peggio. Nei giorni scorsi il commissario Ue Josep Borrel (facente parte dello stesso gruppo parlamentare europeo del Pd) aveva sostenuto la necessità di revocare qualsiasi restrizione all’uso delle armi Nato in territorio russo. Una roba da matti. In pratica una vera e propria dichiarazione di guerra alla Russia. A Antonio Tajani che in risposta a Borrel dice che “le nostre armi vanno usate in territorio ucraino, che l’Italia non è in guerra con la Russia” ha fatto muro un nugolo di esponenti dem, tra cui la vice-presidente Pd del Parlamento europeo per dire che “non bisogna isolare l’Italia in Europa”. Per dire ancora che “il Ministro degli Esteri pone il paese su un pericoloso crinale antieuropeo”.
Ora, lungi da noi dal dare più di tanto credito alle parole di Tajani o di Salvini (in ogni caso per loro le armi devono essere date, il loro sembra essere più un gioco delle parti nel governo guerrafondaio Meloni), ma le uscite del Pd, nel silenzio della sua segretaria nazionale, fanno accapponare la pelle. Sono le parole di un partito pienamente identificato con una idea del mondo unipolare, dominato dagli interessi economico finanziari delle maggiori potenze occidentali. Invece che invocare l’art. 11 della Costituzione che ripudia la guerra, invece che lavorare per la pace, per il cessate il fuoco soffiano irresponsabilmente sul fuoco di una guerra tra potenze nucleari che potrebbe portare l’umanità intera a una catastrofe. Una guerra costata finora centinaia di migliaia di vittime umane, devastazioni di città e territori. Ed ancora, una guerra costata a Usa e Ue 200 miliardi di dollari. Cifre di guerra impressionanti, soldi rubati alle politiche sociali, ai ceti po-polari.
La lotta contro la guerra per la pace, la giustizia sociale è ciò che oggi traccia una linea di demarcazione tra e . Una linea ineludibile. Chi ciancia di campo largo con le forze guerrafondaie si rende colpevole, nei fatti, se non a parole, di cancellare questa linea di demarcazione. Il campo largo, il blocco storico da costruire è con tutti quelli che lottano contro la guerra, le disuguaglianze, lo sfruttamento, le devastazioni ambientali per una alternativa di società e di convivenza globale (e.l.)

Ezio Locatelli PRC

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