Foto di Toa Heftiba su Unsplash

Alessandro Ferretti

È praticamente impossibile capire cosa stia succedendo in Palestina e come potrebbe andare a finire, senza considerare che i paesi che più di tutti portano avanti il genocidio (Israele, USA, UK, Francia) sono paesi che si sono fondati sul colonialismo.

Conoscerlo per combatterlo: il colonialismo come radice della violenza e della sopraffazione

Israele e USA sono sono proprio nati “grazie” a un recente processo di colonizzazione, uccidendo e scacciando via le popolazioni indigene per occuparne le terre.

Per legittimare e portare avanti la colonizzazione sono ovviamente necessarie due cose: innanzitutto considerare i popoli da colonizzare e depredare come essere inferiori, diversi, cattivi e in definitiva non umani, e in secondo luogo usare apertamente violenza contro di loro.

L’origine coloniale di USA e Israele e la conseguente ideologia di cui sono intrisi spiegano quindi perfettamente la violenza con cui quei paesi si confrontano con chi “non è dei loro” e la loro capacità di infliggere apertamente sofferenze e dolore ad altri esseri umani senza provare alcun rimorso o senso di colpa.

Anche le violente repressioni del dissenso interno (ad esempio, l’ondata di arresti nelle università americane in protesta contro il genocidio) sono spiegabili a partire dall’ideologia coloniale perchè, come spiegò Aimé Césaire, il fascismo non è altro che il colonialismo rivolto verso l’interno.

Riporto qui un testo di Alon Mizrahi, ebreo arabo, che ha studiato approfonditamente il colonialismo e ne ha subito la ferocia:

Per un colonizzatore, la violenza è l’unica via. L’unica tattica, l’unica strategia, l’unica forma di comunicazione.

Se un colonizzatore accetta di non usare la violenza per un certo periodo, ciò è sempre temporaneo. Vi tornerà non appena le circostanze cambieranno.

E anche questo non è corretto, perché la violenza non è qualcosa di cui il colonialismo si serve, è qualcosa che il colonialismo è.

Un colonizzatore non negozia né si impegna in buona volontà; è vincolato dalla sua missione a non farlo mai, a non esserlo mai.

Per un colonizzatore, la gerarchia non è un punto di vista, è il tessuto stesso della realtà umana.

E la gerarchia può essere preservata solo attraverso la violenza. La violenza è il modello, ed è completamente interiorizzata e automatizzata.

Lo si può vedere molto chiaramente nei campus americani, così come lo si può vedere in Cisgiordania o a Gaza.

Nessuno al potere sta cercando di negoziare o dialogare con i manifestanti (e qualsiasi tentativo di farlo è percepito, giustamente, come inganno e manipolazione); il sistema vede come sua missione opprimere e soffocare il movimento in nome della gerarchia coloniale. La violenza è l’unica via e l’unico messaggio.

Un colonizzatore non parla nessun’altra lingua. E così, mentre la polizia potrebbe negoziare e affrontare una protesta in un modo diverso, la stessa polizia. intrinsecamente, deve essere violenta quando è in gioco la missione di colonizzazione.
Ciò che stanno facendo nei campus americani è portare avanti la stessa missione dei colonizzatori nel Nuovo Mondo 500 anni fa; è la stessa mentalità, è la stessa missione.

Infine, alla mentalità coloniale è stato permesso di rimanere, anche se dormiente, nella psiche americana. La sua essenza gerarchica implica però che, una volta risvegliata, deve avere la precedenza su tutto il resto; diventa immediatamente l’essenza dell’America. Questo è il motivo per cui i fondamentalisti americani vedono le proteste contro il colonialismo sionista come un attacco diretto all’America.”

* Articolo originale e fonti su Alessandro Ferretti Blogspot

https://www.kulturjam.it/politica-e-attualita/nella-tragedia-palestinese-fascismo-e-colonialismo-sono-inseparabili/

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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