All’inizio di luglio, Tesla ha ricevuto l’autorizzazione da parte delle autorità del Brandeburgo a espandere il proprio impianto di produzione di Grünheide, il principale in Europa. Tuttavia, sono numerose le preoccupazioni da parte di attivisti ambientalisti e della popolazione locale, che denunciano l’ingente danno ambientale e la sottrazione alla cittadinanza di risorse fondamentali come l’acqua, in una regione già duramente colpita dalla siccità. Secondo un’elaborazione dati recente, lo sviluppo dell’attuale impianto è già costato l’abbattimento di 500 mila alberi. A questo dato si aggiunge quello degli 1,4 milioni di metri cubi di acqua che l’azienda del multimiliardario Elon Musk è autorizzata a utilizzare annualmente, oltre al timore da parte degli abitanti della possibile contaminazione delle falde dovuta ai numerosi incidenti ambientali già verificatisi nell’impianto.
Tra il 2020 e il 2023 circa 329 ettari di bosco sono stati spianati per la realizzazione dell’impianto di produzione nei pressi di Berlino, operativo dal 2022, con l’abbattimento di circa 500 mila alberi. I dati sono stati elaborati da Karryos, azienda che misura l’impatto delle attività umane sull’ambiente, sulla base delle immagini satellitari. Antoine Halff, capo analista di Karryos, ha dichiarato al Guardian che gli alberi abbattuti per fare spazio al precedente ampliamento equivalgono a 13 mila tonnellate di CO2, ovvero le emissioni di circa 2.800 automobili con motore a combustione. Tesla avrebbe anche ammesso che nell’impianto si sono verificati diversi incidenti ambientali, tra i quali perdite o sversamenti di sostanze tossiche quali petrolio, alluminio e vernice, ma che sono state applicate «misure correttive». I cittadini di Grünheide (due terzi dei quali avevano già espresso la propria contrarietà alla costruzione dell’impianto nella zona) hanno già manifestato più volte i propri timori in merito alla contaminazione delle falde acquifere e alla sottrazione di tale risorsa al territorio da parte dell’azienda, autorizzata dalle autorità a utilizzarne 1,4 milioni di metri cubi all’anno – equivalente all’incirca al fabbisogno di una città di 40 mila abitanti.
«La produzione di un’auto elettrica crea un’enorme impronta ecologica attraverso il consumo di risorse e quindi spinge ulteriormente la catastrofe climatica globale» scrive il collettivo Disrupt Tesla, che insieme ad altri ha occupato a marzo i boschi di Grünheide contro l’ampliamento dell’impianto e da allora conduce varie azioni di protesta. «L’estrazione del litio (la principale materia prima per la produzione delle batterie) causa un’incredibile distruzione nelle aree di estrazione. Intere porzioni di terra ed ecosistemi sono devastati, poiché l’acqua viene utilizzata per l’estrazione o restituita alle falde acquifere contaminate. Le popolazioni che vivono in queste aree, spesso nel Sud del mondo, vengono private dei loro mezzi di sostentamento dall’estrazione nel deserto di Atacama, in Cile, ad esempio». Il collettivo ha anche denunciato come le conseguenze della produzione siano sentite anche a livello locale: «Il Brandeburgo, già colpito dalla siccità a causa della crisi climatica, viene ulteriormente prosciugato da Tesla per garantire la produzione. I residenti sono già costretti a razionare l’acqua mentre i rubinetti della fabbrica sono aperti al massimo e a volte viene versata un po’ di vernice nell’area di conservazione dell’acqua. Anche l’approvvigionamento idrico di Berlino è a un punto critico a causa dell’industria dei combustibili fossili. Invece di pensare a come distribuire l’acqua in base alle esigenze delle persone, il governo continua a concentrarsi sulle industrie ad alta intensità idrica».
Nonostante abbia già ricevuto le autorizzazioni necessarie, Tesla sembra per il momento aver deciso di sospendere temporaneamente (ma non cancellare) i propri piani di espansione, più per cautela strategica legata all’andamento del mercato e delle vendite che non per preoccupazioni di natura etica e ambientale. Tuttavia, in programma vi sarebbe già l’intenzione di presentare domanda per la costruzione di un nuovo sito di produzione. Con ulteriore, inevitabile consumo di suolo e di risorse.
[di Valeria Casolaro]