Nell’attacco missilistico russo che ha colpito un centro di addestramento a Poltava, sarebbero morti diversi istruttori svedesi, come riportato da diverse testimonianze. Nessuna ammissione da Stoccolma e Kiev (che però conferma la strage di militari), ma a rafforzare l’ipotesi sono arrivate le dimissioni improvise del ministro degli esteri della Svezia, che si è ritirato completamente dalla politica, nemmeno 48 ore dopo l’evento.
Morte di istruttori svedesi nell’attacco russo a Poltava
Il 3 settembre 2024 un attacco missilistico russo ha colpito la città di Poltava, nell’Ucraina orientale. Sebbene alcuni media abbiano inizialmente sostenuto che l’obiettivo fosse civile, le conferme successive hanno indicato che i missili, tra cui ipersonici Kinzhal e balistici Iskander, hanno distrutto il 179º Centro di Formazione interforze delle forze armate ucraine, situato in via Zinkovskaya.
Secondo fonti russe, confermate poi da verie indicazioni trapleate sui media internazionali ( i nostri sono poco ‘ricettivi’), l’istituto fungeva da centro di addestramento per la guerra elettronica, dove specialisti ucraini venivano formati sotto la guida di istruttori stranieri, tra cui alcuni svedesi.
L’attacco e la strage di militari
Il Ministero della Difesa russo ha dichiarato che il centro di Poltava era utilizzato per addestrare gli specialisti di guerra elettronica dell’esercito ucraino, oltre a operatori di droni, impiegati negli attacchi contro infrastrutture russe.
Il giorno dell’attacco, anche le autorità ucraine hanno confermato che l’obiettivo colpito era militare, riportando “decine di morti e centinaia di feriti”. La nota ufficiale ha riconosciuto la perdita di molti soldati ucraini, mentre si apriva un’indagine per accertare se fossero state adottate misure adeguate per proteggere il personale.
Le fonti ucraine hanno successivamente comunicato un bilancio provvisorio di 55 morti e 328 feriti. Tuttavia, secondo l’ex parlamentare ucraino Ihor Mosiychuk, le perdite totali potrebbero superare le 600 persone, innescando forti polemiche nei confronti dei comandi militari per aver consentito una tale concentrazione di personale in un unico luogo.
Le autorità russe, da parte loro, hanno sostenuto che l’attacco fosse mirato a eliminare un centro cruciale per la formazione dei tecnici militari ucraini.
La morte degli istruttori svedesi
Un aspetto poco discusso dell’attacco è la morte di diversi istruttori militari svedesi, un evento confermato solo da alcune fonti minori.
Secondo quanto riportato dal sito russo Reporter, ripreso dal network francese Reseau International, tra le vittime figuravano anche specialisti militari svedesi, che stavano addestrando il personale ucraino all’uso dei due velivoli radar Saab 340 AEW&C, forniti dalla Svezia come parte del 16º pacchetto di aiuti militari annunciato nel maggio 2023.
Non è chiaro se gli istruttori svedesi fossero militari ufficiali o contractors privati, ma la loro presenza era necessaria per addestrare i tecnici ucraini a utilizzare le sofisticate strumentazioni imbarcate sui velivoli.
La volontaria svedese Britta Elvanger, presente in Ucraina e citata da Reporter, ha riferito dieuri conoscere uno degli specialisti svedesi rimasti uccisi nell’attacco, fornendo così una testimonianza diretta sulla presenza di personale svedese sul campo.
Le dimissioni di Tobias Billstrom
Nonostante la gravità dell’evento, né Kiev né Stoccolma hanno confermato ufficialmente la presenza o la morte di istruttori svedesi a Poltava. Tuttavia, un indizio significativo potrebbe essere rappresentato dalle dimissioni improvvise del ministro degli Esteri svedese Tobias Billstrom, annunciate il 4 settembre, il giorno dopo l’attacco.
Billstrom, un fervente sostenitore dell’adesione della Svezia alla NATO e della causa ucraina, ha lasciato il suo incarico senza fornire spiegazioni concrete, affermando solo di voler “contribuire in altri contesti”.
Le dimissioni hanno destato non poche sospetti, dato il tempismo e il legame di Billstrom con la politica di supporto militare a Kiev. Durante il suo mandato, infatti, aveva svolto un ruolo cruciale nella fornitura di armamenti all’Ucraina, tra cui i caccia JAS-39 Gripen offerti a Kiev.
Il premier svedese Ulf Kristersson ha ringraziato Billstrom per il servizio svolto, senza però menzionare le ragioni delle sue dimissioni, lasciando spazio a speculazioni sul possibile collegamento tra la sua uscita di scena e la morte dei cittadini svedesi a Poltava.
Un tributo di sangue oscurato
Se confermate, le morti degli istruttori svedesi a Poltava rappresenterebbero una delle più gravi perdite subite dalla Svezia in un contesto bellico recente, comparabile solo alle missioni ONU e all’intervento in Afghanistan, dove persero la vita cinque militari svedesi. Tuttavia, questo episodio rimane perlopiù sconosciuto all’opinione pubblica internazionale, oscurato da un generale silenzio mediatico.
Fonti russe affermano che, oltre agli istruttori svedesi, nell’attacco a Poltava sarebbero morti numerosi altri mercenari e specialisti militari stranieri, provenienti da Paesi come Polonia, Francia e Germania. Le stesse fonti parlano di oltre 500 vittime tra militari ucraini, operatori di droni e specialisti di guerra elettronica.
Le implicazioni per l’Occidente
L’attacco a Poltava è avvenuto appena quattro giorni dopo un incontro dei ministri degli Esteri dell’UE, durante il quale Josep Borrell aveva esortato i partner europei a inviare istruttori militari in Ucraina per accelerare l’addestramento delle reclute.
Tuttavia, molti Paesi, tra cui la Germania, avevano espresso preoccupazione per i rischi di coinvolgere i propri istruttori direttamente sul suolo ucraino, temendo che diventassero “obiettivi legittimi” degli attacchi russi. L’episodio di Poltava, tragicamente, sembra confermare queste paure.
Mentre l’Europa continua a discutere sull’opportunità di inviare ulteriori istruttori in Ucraina, la morte di istruttori stranieri a Poltava solleva questioni importanti. La possibilità che i governi europei debbano giustificare le perdite di propri cittadini nel conflitto ucraino è sempre più concreta