Esiste un “campo largo” di possibile opposizione di massa, che spazia dal contrasto al Jobs Act alla contrarietà all’invio delle armi, passando per il no al presidenzialismo. Tuttavia, manca un campo largo politico basato su un programma sociale.
Nell’Unione Europea, il fatto che i partiti apertamente sostenitori della guerra, delle sanzioni alla Russia e della vendita di armi a paesi in conflitto, con il rischio di una catastrofe nucleare, perdano di misura nelle elezioni, è un segnale rassicurante. In Francia e in Germania, i partiti governativi di orientamento liberale, promotori di una guerra devastante per l’umanità, hanno subito sconfitte significative, il che è di buon auspicio anche per l’Italia. Tuttavia, è importante notare che non tutte le opposizioni a tali governi sono progressiste: si pensi a Marine Le Pen in Francia o all’AfD in Germania.
Il fatto che l’opposizione sociale al governo Meloni sia sporadica, limitata a qualche sciopero generale indetto da CGIL e UIL, ma non costante, rispetto alla vasta opposizione silente che potrebbe manifestarsi su molti punti di urgenza, merita una riflessione. I quattro quesiti referendari proposti dalla CGIL contro il Jobs Act e la proposta di referendum contro l’autonomia differenziata sono iniziative lodevoli e rappresentano una base importante per la lotta futura. La mancanza di una massa attiva operante rende più visibile l’opposizione politica parlamentare a questo governo, passivizzando ulteriormente le masse.
Nell’arco parlamentare si parla già di un “campo largo” con tutte le forze parlamentari che non fanno parte del governo più a destra della storia della Seconda Repubblica. È utile ricordare che tutte le forze mediatiche egemoni in Italia stanno spingendo affinché la leader di tale opposizione sia Elly Schlein, e che questa includa anche figure ultraliberiste come Renzi. La propaganda mediatica sta cercando di compensare la mancanza di un programma, concentrandosi sui volti e sull’opposizione guidata da Schlein. È chiaro che per molti i volti sono portatori di programmi, ma non possiamo ridurre il programma politico a semplici figure senza un vero progetto che possa sfidare e superare la leadership della Meloni.
Il Movimento 5 Stelle ha avviato una sorta di congresso sulla loro piattaforma, invitando iscritti e non a esprimersi su diversi quesiti. Questo è positivo. Il M5S, per certi versi, ha raccolto una forma di protesta elettorale e dunque passiva. Il suo programma, non completamente socialdemocratico, ha attirato una massa di elettori che, nel tempo, ha visto calare le sue percentuali. La partecipazione dei sostenitori ha fatto emergere due tendenze: quella di Conte, che promuove la partecipazione popolare e propone cambiamenti come il limite dei due mandati e il programma politico, e quella di Grillo, più conservatore, che desidera mantenere intatti alcuni aspetti fondativi del movimento. La sintesi tra queste due posizioni potrebbe preservare il movimento, che ha parzialmente frenato il neoliberismo. La questione dei due mandati potrebbe essere sintetizzata permettendo elezioni in un ambito più ampio, mentre Conte rappresenta la parte più progressista, mettendo in discussione parte del programma politico.
Nel Parlamento Europeo, come è stato dichiarato, i candidati dei Verdi hanno sostenuto Ursula von der Leyen, la più grande sostenitrice dell’invio di armi in Ucraina e del loro possibile utilizzo anche nel territorio russo. Al contrario, gli eletti non iscritti di Sinistra Italiana, come Mimmo Lucano e la Salis, non hanno appoggiato von der Leyen. È possibile che l’unico Stato a opporsi apertamente alla catastrofe nucleare sia l’Ungheria di Orbán? È possibile che non ci sia in Unione Europea qualche Stato che metta in difficoltà il genocidio in Palestina e freni lo Stato terrorista di Israele?
Una parte dell’industria manifatturiera italiana è legata alla Germania e, di conseguenza, agli sbocchi industriali russi e all’accaparramento del gas russo. Germania e Italia avrebbero dovuto chiedere l’aiuto della NATO, invocando l’articolo 5 dell’alleanza, contro l’unico paese che ha bombardato il suolo europeo, distruggendo un’infrastruttura importante come il Nord Stream 2. In Parlamento, solo Sinistra Italiana ha votato contro l’invio delle armi, mentre la Lega e il M5S hanno espresso riserve, e la Meloni è considerata la meno guerrafondaia tra i leader di destra. Tuttavia, lo stop all’invio delle armi all’Ucraina e il ritorno a commerci con la Russia sono idee condivise da molti italiani. Nessun mezzo di informazione egemonico discute un programma minimo di opposizione al governo Meloni; invece, si concentra sulla scelta di una figura di leadership, cercando di distogliere l’attenzione dal vero motivo per opporsi al governo. Il presidenzialismo è uno dei punti non ancora realizzati del programma di Licio Gelli e della loggia massonica P2. Renzi, allora segretario del Partito Democratico, ha tentato senza successo di realizzarlo; ora è necessario frenare Meloni.
Esiste un “campo largo” di possibile opposizione di massa, che spazia dal contrasto al Jobs Act alla contrarietà all’invio delle armi, passando per il no al presidenzialismo. Tuttavia, manca un campo largo politico basato su un programma sociale