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Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, salito alla ribalta internazionale, per alcuni come simbolo della resistenza ucraina, per altri come il ‘pupazzo di Washington‘, con un apparato mediatico alle spalle che non ha avuto eguali nei tempi recenti (e forse anche andando ancor più a ritroso), potrebbe non essere colui che guiderà il Paese verso la pace. Molte cancellerie occidentali e fonti interne a Kiev concordano su un punto: il futuro di Zelensky come leader politico è compromesso, e probabilmente non sarà lui a negoziare la fine del conflitto.

Zelensky, il “Presidente della guerra”, non della pace

Zelensky verrà ricordato come il “presidente della guerra”, non come il “presidente della pace”. Il suo percorso politico sembra avviarsi verso la conclusione, con un calo di popolarità interna, un mandato scaduto e procrastinato per forza (o inerzia) di cose,  decisioni di governo controverse e una gestione della guerra sempre più criticata.

Sondaggi recenti mostrano un calo della sua popolarità al 45%, ben lontano dall’85% iniziale quando la guerra era appena cominciata.

Errori e corruzione Interna

L’offensiva ucraina su Kursk, pensata come un rilancio dell’immagine del governo, si è rivelata un errore strategico che ha indebolito ulteriormente la posizione di Zelensky. Il tentativo di riconquistare territori occupati ha portato a un dispendio di risorse e a un rischio significativo per le truppe ucraine.

Questo, unito a una crescente corruzione interna e a una economia paralizzata, rendono il futuro del presidente piuttosto “nebuloso”.

Le dimissioni sospette di diversi ministri e alti funzionari, come il ministro degli Esteri Dmytro Kuleba, riflettono l’instabilità politica. Kuleba, che potrebbe diventare una figura chiave per il futuro della leadership ucraina, ha lasciato il suo incarico in circostanze che suggeriscono forti tensioni all’interno del governo. Il suo nome è già circolato come possibile successore di Zelensky.

Oltre a Kuleba, anche altre figure emergono come possibili successori. Valery Zaluzhny, ex capo delle forze armate, gode di grande popolarità all’interno del Paese, con un consenso che sfiora l’80%.

Tuttavia, la sua mancanza di esperienza diplomatica potrebbe limitare le sue possibilità di diventare il prossimo presidente. Anche il sindaco di Kiev, Vitaliy Klitschko, è in lizza per la successione, ma il futuro politico del Paese rimane avvolto nell’incertezza.

Guerra e prospettive di pace

Il conflitto non sembra destinato a concludersi rapidamente. Il 59% della popolazione ucraina è favorevole all’apertura di negoziati, ma rifiuta di congelare il fronte nelle condizioni attuali. Zelensky ha proposto un piano di pace unilaterale, senza specificare le modalità, ma che grosso modo ripeterebbe le condizionid ella precedente proposta ucraina, ovvero: Russia che si ritira da tutta l’Ucraina, restituisce tutti i territori e pagai danni. Ovviamente in questi termini più che una proposta appare una provocazione e infatti è stato respinto sia dalla Russia che da altri attori internazionali, rendendo il suo ruolo sempre più marginale nelle trattative future.

Le città del Donbass, come Pokrovsk, sono sull’orlo della caduta, e la situazione al fronte si fa sempre più critica. I militari ucraini lamentano la mancanza di rinforzi adeguati e l’invio di reclute inesperte, che mettono a rischio l’integrità delle operazioni militari. Questo clima di insoddisfazione potrebbe accelerare il processo di transizione politica in Ucraina.

L’Ucraina, stremata dal conflitto, cercherà una nuova direzione?

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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