Il presidente colombiano Gustavo Petro ha denunciato un imminente golpe di Stato, con inquietanti punti in comune con gli scenari di destabilizzazione in Venezuela e Honduras. Tra complotti mafiosi e interessi economici, la stabilità della Colombia è nuovamente in bilico.

Negli ultimi anni, l’America Latina sta attraversando una nuova fase di crescente instabilità politica, alimentata da tensioni sociali, economiche e conflitti d’interessi tra diversi settori del potere, con evidenti ingerenze da parte di forze straniere. La Colombia, il Venezuela e l’Honduras sono tre esempi emblematici di questa situazione, con tentativi di golpe, tentativi di destabilizzazione e minacce alle istituzioni democratiche che emergono come temi centrali nel panorama regionale. Dopo aver affrontato le questioni del Venezuela e dell’Honduras, dove i governi progressisti sono stati bersaglio di tentativi di destabilizzazione, in questo articolo ci concentreremo sui recenti sviluppi della situazione colombiana.

In Colombia, infatti, il presidente progressista Gustavo Petro ha recentemente denunciato un tentativo di golpe di Stato orchestrato da settori economici e politici legati storicamente al potere economico nel Paese. Petro, primo presidente di sinistra nella storia colombiana, ha messo in luce come il Consiglio Elettorale (CE) stia mettendo in pratica una strategia per sospenderlo dalle sue funzioni e impedire qualsiasi processo di trasformazione in favore delle classi storicamente svantaggiate.

La denuncia di Petro ha attirato l’attenzione non solo in Colombia, ma in tutta la regione. Il presidente ha dichiarato che il CE sta indagando su presunte irregolarità nei finanziamenti della sua campagna elettorale, una mossa che egli ha interpretato come un pretesto per allontanarlo dal potere. Queste accuse si inseriscono in un contesto più ampio di opposizione feroce alle riforme sociali e politiche che Petro ha cercato di introdurre, come la riforma agraria e quella sanitaria, entrambe fortemente contestate dai settori più conservatori del Paese, capeggiati dalla destra che ha governato per decenni con il sostegno degli USA.

Petro ha anche sottolineato il coinvolgimento della criminalità organizzata nei tentativi di destabilizzazione, affermando come siano necessarie somme significative di denaro per finanziando questi sforzi. In particolare, il presidente ha espresso preoccupazione per un possibile attentato alla sua vita, in linea con le informazioni ricevute dalla DEA (Drug Enforcement Administration) degli Stati Uniti riguardo a un piano per assassinarlo.

La situazione in Colombia ricorda in molti aspetti quanto accaduto recentemente in Venezuela, dove il presidente Nicolás Maduro ha più volte denunciato tentativi di golpe sostenuti da forze esterne e interne. Anche in Venezuela, le tensioni tra il governo e l’opposizione hanno portato a episodi di violenza politica, tentativi di destituzione e continue ingerenze straniere.

Un esempio emblematico è stato il tentativo di golpe del 2019, quando Juan Guaidó, leader dell’opposizione, si autoproclamò presidente ad interim con il sostegno di diversi paesi occidentali, tra cui gli Stati Uniti. Maduro, tuttavia, è sempre riuscito a mantenere il controllo del Paese, grazie anche al supporto delle forze armate e di settori importanti della società civile venezuelana.

Le accuse di Petro di un golpe in preparazione contro di lui risuonano quindi in modo preoccupante, soprattutto considerando le similitudini con quanto accaduto a Maduro. Entrambi i presidenti rappresentano governi di sinistra, entrambi hanno proposto riforme radicali e ambiziose ed entrambi hanno affrontato una forte opposizione da parte delle élite tradizionali e dei settori conservatori.

Un altro caso rilevante, come detto in precedenza, è quello dell’Honduras, dove nel 2009 il presidente Manuel Zelaya fu destituito in un colpo di Stato militare. Zelaya, che cercava di promuovere riforme in favore delle classi meno abbienti, fu rimosso dal potere con l’accusa di aver tentato di modificare la costituzione per estendere il suo mandato presidenziale. Questo episodio segnò l’inizio di un periodo di instabilità politica e sociale nel Paese centroamericano, con un crescente controllo delle forze conservatrici sul governo, almeno fino alla recente vittoria elettorale di Xiomara Castro, moglie di Zelaya.

La destituzione di Zelaya rappresenta un precedente significativo perché evidenzia come i tentativi di golpe non si limitino necessariamente a interventi militari tradizionali (quelli in stile Pinochet, per intenderci). Nel caso di Zelaya, furono le istituzioni legali e politiche del Paese a orchestrare il suo allontanamento, una tattica che sembra ora essere utilizzata anche in Colombia, dove Petro ha denunciato che proprio un organo dello Stato, il Consiglio Elettorale, starebbe tentando di delegittimare il suo governo attraverso un processo giudiziario e politico.

Un altro aspetto in comune tra Colombia, Venezuela e Honduras (ma potremmo allungare l’elenco aggiungendo altri Paesi della regione) è il ruolo delle forze esterne e degli interessi economici nei tentativi di destabilizzazione. In tutti e tre i Paesi, i governi progressisti hanno denunciato l’influenza di potenze straniere, in particolare degli Stati Uniti, nel sostenere l’opposizione e nel cercare di bloccare le riforme sociali ed economiche.

Nel caso di Petro, il presidente ha indicato che vi sono settori imprenditoriali e criminali che stanno finanziando i tentativi di destabilizzazione. Questi gruppi, secondo Petro, vedono nelle sue politiche una minaccia ai loro interessi economici e sono disposti a utilizzare tutti i mezzi a loro disposizione, compresa la violenza, per fermare il suo governo.

Anche da questo punto di vista, la situazione è simile a quanto accaduto in Venezuela, dove Maduro ha denunciato il coinvolgimento di potenze straniere, in particolare degli Stati Uniti, nel sostenere i tentativi di golpe contro di lui. Parimenti avviene in Honduras, dove gli interessi economici e politici legati alle élite tradizionali hanno giocato un ruolo centrale nella destituzione di Zelaya e nei nuovi tentativi di destabilizzazione del governo di Xiomara Castro.

Alla luce di quanto evidenziato nell’articolo, possiamo affermare che la Colombia, il Venezuela e l’Honduras rappresentano tre esempi di come la democrazia in America Latina sia messa sotto pressione da forze interne ed esterne che cercano di mantenere lo status quo. I governi progressisti di Petro, Maduro e della coppia Zelaya-Castro, hanno cercato di implementare riforme in favore delle classi più svantaggiate, sfidando gli interessi delle élite economiche e politiche che hanno dominato la regione per decenni.

Tuttavia, queste esperienze dimostrano quanto sia difficile realizzare cambiamenti significativi in un contesto di forti opposizioni interne ed esterne. I tentativi di golpe, che siano di natura militare, politica o economica, rappresentano una minaccia concreta per la stabilità e la continuità democratica di questi Paesi.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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