L’esercito israeliano ha consumato l’ennesima brutalità nella cornice dei massacri in Palestina. In seguito a un raid effettuato due giorni fa nella città di Qabatiya, nel nord della Cisgiordania, alcuni membri dell’IDF sono infatti stati filmati mentre gettavano i corpi esanimi di tre palestinesi – non è ancora chiaro se già morti o ancora solo feriti – dal tetto di un edificio, dopo averli presi a calci. Una ripresa mostra inoltre un soldato israeliano sparare contro uno degli uomini a terra, mentre un’altra sembra mostrare una ruspa che raccoglie i corpi sotto la struttura. Le immagini sono rapidamente circolate sui social media, portando i vertici dell’esercito israeliano a dover riconoscere l’«incidente», affermando che non è in linea con i suoi valori e asserendo che è stata avviata un’indagine interna sulle azioni dei soldati. Le quali, come avvenuto per molte altre barbare operazioni messe in atto dall’esercito israeliano ai danni dei civili palestinesi, resteranno però presumibilmente impunite

Nello specifico, l’episodio si è verificato a margine di un’azione, durata circa 10 ore, che ha visto l’assedio di diverse case e causato la morte di sette palestinesi. Tra questi, anche le tre persone scaraventate a terra dal tetto di una delle abitazioni. Il filmato ha suscitato una condanna diffusa: varie organizzazioni per i diritti umani e funzionari palestinesi hanno infatti accusato l’esercito israeliano di avere consumato una violazione del diritto umanitario internazionale, secondo cui i corpi dei combattenti nemici – anche qualora fossero senza vita – devono essere trattati con rispetto. Non è certo il primo episodio simile a dimostrare le atrocità perpetrate da membri dell’IDF. Ad esempio, nel dicembre del 2023 avevano destato scalpore diversi filmati girati a Gaza che avevano mostrato dozzine di uomini palestinesi sequestrati dall’esercito israeliano, costretti a spogliarsi e a inginocchiarsi nudi in fila lungo le strade di Gaza. Secondo alcuni testimoni oculari, i prigionieri erano stati bendati, umiliati e picchiati prima di essere portati via su un camion con le mani legate dietro la schiena in un luogo sconosciuto. Sono stati inoltre ripetutamente denunciati attacchi aerei condotti dall’esercito israeliano senza fornire avvisi ai civili, o dando solo un preavviso confuso o inadeguato, che hanno prodotto ingenti massacri.

Lo scorso 23 luglio, poi, un giovane di 19 anni, Zahir Tahseen Raddad, era stato arrestato dopo essere stato ferito dalle forze israeliane. In seguito al fermo, l’IDF lo aveva utilizzato come scudo umano, caricandolo sulla parte anteriore di un mezzo militare. Il ragazzo è deceduto un mese dopo all’ospedale “Meir”, struttura sanitaria gestita dalle autorità israeliane. Varie organizzazioni, tra cui Amnesty International – ma anche la stessa Ong israeliana B’Tselem -, hanno inoltre documentato abusi, torture, gravissimi atti di violenza arbitraria e aggressioni sessuali subìte dai palestinesi detenuti all’interno delle prigioni israeliane, spesso in condizioni disumane. Sono sempre più numerosi gli attori della comunità internazionale che esercitano a gran voce pressioni affinché siano avviate indagini indipendenti e vengano accertate le responsabilità di tali violenze e abusi, ma finora sembra che problemi sistemici all’interno del sistema giudiziario militare israeliano impediscano conseguenze significative per i soldati accusati di averli commessi.

Questa vicenda è ambientata sullo sfondo di una crescente violenza – che ha visto un’importante escalation dal mese di agosto – nella Cisgiordania occupata. Qui, da ottobre 2023 fino a oggi, sono morti oltre 700 palestinesi, tra cui almeno 158 bambini. A originarla sono stati massicci raid che, secondo quanto riferito dalle autorità israeliane, avevano la finalità di smantellare i gruppi di resistenza palestinesi. Nel frattempo, anche in Cisgiordania sono aumentati gli arresti arbitrari, gli sfollamenti forzati di intere famiglie e le demolizioni di case, nonché le detenzioni e gli abusi – anche di minorenni, come denunciato da Save The Children -, nel sistema di detenzione militare israeliano.

[di Stefano Baudino]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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