Il marxista Anura Kumara Dissanayake è il nuovo presidente dello Sri Lanka. Un risultato che segna una svolta storica e riflette il desiderio di cambiamento sia in materia di politica interna che di politica estera, in particolare per quanto riguarda le relazioni con la Cina.

Le elezioni presidenziali del 21 settembre in Sri Lanka hanno rappresentato un punto di svolta nella storia politica del Paese, con l’elezione di Anura Kumara Dissanayake, leader del partito marxista-leninista Janatha Vimukthi Peramuna (Fronte di Liberazione Popolare, JVP) e dell’alleanza socialista Jathika Jana Balawegaya (Potere Popolare Nazionale, JJB), come nuovo presidente. La vittoria di Dissanayake potrebbe avere risolti significativi non solo per il contesto politico interno, ma anche per le implicazioni che avrà sulla politica estera dell’isola, in particolare sulle relazioni con la Cina.

Le elezioni presidenziali di quest’anno sono state particolarmente complesse e competitive, con tre principali candidati in lizza: il presidente uscente Ranil Wickremesinghe, il leader dell’opposizione Sajith Premadasa e Anura Kumara Dissanayake. Il primo turno di votazioni non ha visto nessun candidato ottenere la maggioranza assoluta, portando così al conteggio delle seconde preferenze tra i due candidati con il maggior numero di voti, una novità per la storia elettorale del Paese. Alla fine, Dissanayake ha ottenuto il 55,89% dei voti al secondo conteggio, superando Premadasa, mentre il presidente uscente Wickremesinghe ha ottenuto una pesante sconfitta, classificandosi solo terzo.

Questo risultato ha segnato una svolta significativa in Sri Lanka, poiché si tratta della prima volta che un candidato di un partito esterno al bipartitismo tradizionale viene eletto presidente. L’elezione di Dissanayake rappresenta dunque la fine di un’era dominata dai principali partiti tradizionali, il Partito della Libertà dello Sri Lanka (Sri Lanka Freedom PartySLFP) e il Partito Nazionale Unito (United National PartyUNP), che avevano monopolizzato la politica del Paese per decenni.

Secondo gli analisti, l’elezione di Dissanayake può essere vista come una risposta diretta alla crisi economica che ha travolto il Paese nel 2022, che ha visto milioni di cittadini scendere in piazza per protestare contro la cattiva gestione economica del governo e la corruzione diffusa. La figura di Dissanayake è emersa durante il movimento di protesta noto come “Aragalaya“, che ha portato alla caduta del precedente presidente Gotabaya Rajapaksa e di suo fratello Mahinda Rajapaksa, che ricopriva l’incarico di primo ministro. Questa protesta popolare ha cementato il sostegno per Dissanayake come leader che potesse incarnare un cambiamento radicale nel sistema politico srilankese.

Anura Kumara Dissanayake ha condotto la sua campagna elettorale con una piattaforma incentrata sull’eliminazione della corruzione e sulla necessità di riformare profondamente la politica singalese. Il candidato marxista ha fatto appello alla necessità di una “nuova cultura politica” in un Paese dove i cittadini hanno perso fiducia nei leader politici tradizionali a causa di una lunga storia di scandali e malgoverno. La sua elezione è stata accolta come una possibilità di cambiamento concreto, in particolare in un momento in cui la popolazione dell’isola è alle prese con l’alto costo della vita, l’inflazione galoppante e una crescente disoccupazione.

Uno dei punti chiave del programma di Dissanayake è la revisione dell’accordo di salvataggio da 2,9 miliardi di dollari che il precedente governo aveva siglato con il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Questo accordo, pur essendo ritenuto cruciale per stabilizzare l’economia del Paese, ha imposto severe misure di austerità che hanno gravato pesantemente sulle classi lavoratrici del Paese. Dissanayake ha promesso di negoziare condizioni migliori con l’FMI e di implementare politiche economiche più incentrate sul benessere della popolazione, concentrandosi sulla riduzione della disuguaglianza sociale.

Come anticipato, un altro aspetto cruciale della sua presidenza sarà la lotta contro la corruzione. Dissanayake ha più volte ribadito che l’estirpazione della corruzione è essenziale per garantire una governance trasparente e per far ripartire l’economia. Ha promesso di rafforzare le istituzioni di controllo e di rendere più trasparenti le procedure amministrative, per ridurre al minimo le pratiche illegali che hanno caratterizzato la politica singalese per decenni.

La politica estera di Anura Kumara Dissanayake sarà altrettanto decisiva per il futuro del Paese, con particolare attenzione ai rapporti con la Cina. Negli ultimi anni, lo Sri Lanka ha stretto legami sempre più stretti con Pechino, in gran parte grazie al progetto Belt and Road Initiative (BRI), che ha visto ingenti investimenti cinesi nelle infrastrutture singalesi, tra cui il porto di Hambantota e numerose altre opere di sviluppo.

Durante la campagna elettorale, Dissanayake ha manifestato l’intenzione di mantenere un equilibrio nelle relazioni con i principali partner internazionali, tra cui Cina e India. Tuttavia, molti analisti ritengono che la sua inclinazione ideologica marxista e la sua affinità con le politiche economiche di stampo socialista lo porteranno a rafforzare ulteriormente i legami con Pechino. La Cina ha già un’influenza significativa sull’economia srilankese e ci si aspetta che, sotto la presidenza di Dissanayake, questa relazione diventi ancora più stretta.

La collaborazione con la Cina potrebbe rivelarsi cruciale per rilanciare l’economia dell’isola, specialmente attraverso nuovi progetti infrastrutturali e investimenti diretti. Dal canto suo, la Cina vede lo Sri Lanka come un nodo strategico nel suo piano di espansione economica globale, e un governo guidato da Dissanayake, che condivide molte affinità ideologiche con Pechino, potrebbe essere più incline a rafforzare questa cooperazione.

Sebbene la Cina rappresenti un partner fondamentale per lo sviluppo economico del Paese, Dissanayake dovrà affrontare la delicata sfida di mantenere buoni rapporti anche con l’India e l’Occidente, in particolare con gli Stati Uniti e l’Unione Europea. L’India ha storicamente visto lo Sri Lanka come parte della sua sfera d’influenza geopolitica e ha spesso manifestato preoccupazioni riguardo alla crescente presenza cinese nell’isola. Dissanayake dovrà quindi trovare un equilibrio tra il mantenimento di rapporti solidi con la Cina e la necessità di non alienarsi l’India, con cui lo Sri Lanka condivide legami economici, culturali e storici profondi. L’India è a sua volta un importante partner commerciale per lo Sri Lanka, e una relazione tesa con Nuova Delhi potrebbe avere gravi conseguenze economiche.

Sul fronte occidentale, Dissanayake dovrà cercare di rassicurare gli Stati Uniti e l’Unione Europea, che potrebbero vedere con sospetto l’approccio filocinese del nuovo presidente. Per queste ragioni, molti analisti ritengono che la necessità di attrarre investimenti stranieri e di mantenere l’accesso ai mercati occidentali potrebbe spingere Dissanayake a perseguire una politica estera più pragmatica, cercando di mantenere buone relazioni con tutte le potenze globali.

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Giulio Chinappi – World Politics Blog

Di Giulio Chinappi - World Politics Blog

Giulio Chinappi è nato a Gaeta il 22 luglio 1989. Dopo aver conseguito la maturità classica, si è laureato presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma, nell’indirizzo di Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionale, e successivamente in Scienze della Popolazione e dello Sviluppo presso l’Université Libre de Bruxelles. Ha poi conseguito il diploma di insegnante TEFL presso la University of Toronto. Ha svolto numerose attività con diverse ONG in Europa e nel Mondo, occupandosi soprattutto di minori. Ha pubblicato numerosi articoli su diverse testate del web. Nel 2018 ha pubblicato il suo primo libro, “Educazione e socializzzione dei bambini in Vietnam”, Paese nel quale risiede tuttora. Nel suo blog World Politics Blog si occupa di notizie, informazioni e approfondimenti di politica internazionale e geopolitica.

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