Dopo ore di attesa, la conferma è arrivata: il leader del movimento di resistenza libanese Hezbollah è stato ucciso dai bombardamenti israeliani di ieri, venerdì 27 settembre. A darne conferma è la stessa organizzazione sciita, in un comunicato uscito attorno alle 13:30 di oggi, preannunciato dalle comunicazioni di Israele e Iran. «I criminali sionisti dovrebbero sapere che sono troppo insignificanti per infliggere gravi danni alle solide basi di Hezbollah in Libano. Tutte le forze di resistenza nella regione sono al fianco e sostengono Hezbollah», ha detto in un annuncio il Grande Ayatollah iraniano Ali Khamenei, assicurando a Israele che il ruolo del movimento sciita nel mondo arabo non cambierà. La morte di Nasrallah segue l’uccisione della maggior parte dei vertici di Hezbollah, e lascia l’organizzazione con un grande interrogativo riguardante il suo possibile successore. Intanto, i movimenti dell’asse iraniano stanno continuando a mandare messaggi di vicinanza al gruppo libanese, mentre il resto del mondo attende la risposta di Hezbollah e soprattutto dell’Iran.
Nelle ultime settimane, l’Iran ha evitato di rispondere militarmente a Israele, lasciando al momento passare senza conseguenze le continue provocazioni dello Stato ebraico: l’uccisione del capo di Hamas, Ismail Haniye, colpito proprio mentre si trovava nella capitale iraniana (il 31 luglio); l’attacco coordinato a centinaia di membri anche di alto rango di Hezbollah, colpiti attraverso l’esplosione dei cercapersone provocata da remoto (il 17 settembre); nonché l’uccisione mirata di numerosi quadri della stessa Hezbollah, e i bombardamenti a tappeto sul Libano. A questo punto, la geometria politica dei rapporti di forza tra Stati impone al governo di Teheran di rispondere, pena un’imponente perdita di reputazione sia verso la propria base che – soprattutto – la perdita del fattore di deterrenza verso i propri nemici, che potrebbero essere incoraggiati da una mancata risposta che equivarrebbe a una ammissione di debolezza. In queste ore, prima dell’annuncio, migliaia di cittadini iraniani si sono già radunati in piazza Palestina, nel centro della capitale Teheran, chiedendo vendetta contro Israele. In Libano, invece, l’esercito regolare della nazione si è posto a difesa dell’ambasciata statunitense per prevenire il prevedibile assalto popolare contro la rappresentanza del governo, considerato il protettore internazionale di Israele. Nel frattempo, l’esercito israeliano ha affermato di essere in stato di “massima allerta”.
Hassan Nasrallah nacque nel 1960 a Beirut, da una famiglia proveniente dal villaggio di al-Bazūriyya, nei pressi di Tiro, città collocata in un’area del Paese a prevalenza sciita. Fino all’età di quindici anni, frequentò le scuole pubbliche della capitale, ma nel 1975, con lo scoppio della guerra civile in Libano, la famiglia tornò nel proprio villaggio di origine, dove Nasrallah terminò gli studi superiori. Nello stesso anno venne nominato ufficiale dell’organizzazione sciita Amal, e poco dopo riuscì a entrare nella scuola di insegnamento sciita di Najaf, in Iraq, una delle più importanti città sacre per l’Islam sciita. Nel 1978, a causa della repressione in atto contro le scuole religiose, fu costretto a tornare in Libano, dove continuò gli studi religiosi presso la scuola di Abbas al-Musawi. Negli anni che vanno dal suo ritorno in patria alla fondazione di Hezbollah, nel 1982, riprese a militare nel movimento Amal, per poi separarvisi ed entrare proprio tra le fila di Hezbollah. Nasrallah non fu l’unico ad abbandonare Amal: molti ufficiali, infatti, rimasero particolarmente insoddisfatti dalla risposta dei vertici dell’organizzazione all’invasione israeliana del 1982, e per questo si arruolarono nel neonato movimento sciita.
Hezbollah sorse proprio in risposta all’invasione del 1982, anche grazie al sostegno di un Iran da poco uscito dalla rivoluzione khomeinista del 1979. Lo stesso anno della sua fondazione, il movimento lanciò una insurrezione per cacciare le truppe di Tel Aviv dal Libano, e iniziò a colpire israeliani e alleati in giro per il mondo, dal Sudamerica all’Europa, oltre che, naturalmente, in Medioriente. Negli anni di leadership del primo vertice di Hezbollah, Subhi al-Tufayli, Nasrallah scalò rapidamente le gerarchie del movimento, ricoprendo il posto di ufficiale capo esecutivo di Hezbollah, ed entrando a far parte del Consiglio Consultivo del gruppo. Nel 1992 succedette al suo vecchio maestro Abbas al-Musawi come vertice del gruppo, e da allora radicò il movimento sempre più a fondo nella società libanese, trasformandolo nella maggiore milizia filo-iraniana sul territorio. Nel 2006, Nasrallash guidò Hezbollah nella guerra contro Israele, riuscendo a respingere le truppe dello Stato ebraico. Da allora, la sua figura si affermò ancora di più, ed Hezbollah aumentò la propria influenza nel mondo arabo, dopo avere dimostrato di essere capace di resistere all’esercito di Israele.
Negli anni che seguono il 2006, Hezbollah ha partecipato alla guerra civile siriana del 2011, e ha continuato gli scontri a bassa intensità con Israele. La situazione con lo Stato ebraico ha visto una rapida escalation in seguito agli eventi del 7 ottobre, dopo i quali gli attacchi reciproci sono intensificati fino ad arrivare ai bombardamenti israeliani sul Libano dello scorso 24 settembre. La morte di Nasrallah costringe Hezbollah a porsi un quesito a cui potrebbe essere complicato trovare risposta: chi gli succederà? Nel corso dell’ultimo anno, tra attacchi mirati e bombardamenti generalizzati, Israele ha infatti eliminato la maggior parte della catena di comando dell’organizzazione libanese, lasciando di fatto pochi papabili eredi al trono di Hezbollah. Proprio questa mattina, l’esercito israeliano ha condiviso un’immagine in cui mostra un virtuale schema piramidale dell’organizzazione, bollando in rosso i nomi dei vertici uccisi; tra le persone raffigurate, rimarrebbe solo Abu Ali Rida, comandante di una delle unità del fronte meridionale. Non si può sapere se Hezbollah sia davvero priva di persone da mettere al vertice, ma certamente riassestare la struttura dell’organizzazione non sarà facile, visto che Nasrallah comandava il movimento da oltre trent’anni.
[di Dario Lucisano]