Lo scorso 30 settembre, a Palazzo Chigi si è svolto un incontro di alto livello tra la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni e Larry Fink, amministratore delegato del più grande e potente fondo d’investimenti al mondo, l’americano BlackRock. Secondo quanto dichiarato nella nota rilasciata dalla presidenza del Consiglio, al centro del colloquio c’era «un approfondito scambio di vedute su possibili investimenti del fondo USA in Italia». Si è parlato cioè della possibilità che il fondo acquisisca quote di alcuni asset strategici di proprietà dello Stato che il governo ha deciso di privatizzare. Al centro degli interessi del fondo americano ci sarebbero infrastrutture, aziende energetiche e le Poste. Dopo aver incontrato altri personaggi di spicco della finanza e della Silicon Valley, tra cui Elon Musk e i vertici di Google e OpenAI, prosegue, dunque, la luna di miele tra il governo “sovranista” italiano e la finanza americana.

Al centro degli interessi del fondo americano anche le nuove tecnologie. Nello specifico, gli appetiti di Blackrock mirano allo sviluppo di data center e alle infrastrutture energetiche di supporto, tra cui quelle nucleari, necessarie per alimentare i centri di elaborazione dati.

Come si legge nel comunicato ufficiale del governo, durante l’incontro è stata concordata “la costituzione di un ristretto gruppo di lavoro, coordinato da Palazzo Chigi, dedicato all’attuazione dei progetti da sviluppare in collaborazione”. Tra i progetti al centro dell’interesse di Fink c’è sicuramente quello di investire nelle infrastrutture di trasporto di merci, persone e materie prime attraverso il fondo GIP (Global Infrastructures Partners) acquisito dalla Roccia Nera a inizio anno per ben 12,5 miliardi di dollari. Si tratta di un fondo specializzato negli investimenti in infrastrutture: nel suo portafoglio – dal valore di oltre cento miliardi di dollari – figurano l’aeroporto di Londra-Gatwick, il porto di Melbourne in Australia e la società ferroviaria italiana Italo – Nuovo Trasporto Viaggiatori. Il fondo ha ceduto nel 2023 il 50% di Italo a Mediterranean Shipping Company (MSC), una delle compagnie di trasporto marittimo più grandi al mondo, fondata dal napoletano Gianluigi Aponte. Ma gli interessi del colosso finanziario non si limitano alle infrastrutture di trasporto, estendendosi anche agli investimenti in nuovi data center per lo sviluppo dell’IA. E qui entra in gioco Enel: il numero uno di BlackRock, infatti, prima dell’incontro con la premier italiana, avrebbe incontrato l’ad della società energetica italiana, Flavio Cattaneo, per sondare l’interesse dell’azienda nell’investimento in nuovi centri di elaborazione dati. Il colosso finanziario USA è già il secondo azionista di Enel dopo lo Stato con il 5,023% del capitale sociale, posseduto a titolo di gestione del risparmio e sembra ora intenzionato ad espandere il suo controllo nell’azienda. Enel, infatti, ha siti in 28 Paesi, alcuni dei quali potrebbero essere dismessi per far spazio ai data center.

D’altro canto, per funzionare, i centri di elaborazione dati hanno bisogno di un’immensa quantità di energia e le grandi multinazionali guardano sempre di più all’uso dell’energia nucleare per alimentarli. Da qui le mire del gigante della finanza americana anche sullo sviluppo di infrastrutture nucleari, in particolare degli “small modular reactor” (Smr), piccoli reattori a fissione nucleare. In Italia, l’azienda di Stato che potrebbe investire nel loro sviluppo è Leonardo S.p.A., società attiva nei settori della difesa, dell’aerospazio e della sicurezza. Lo stesso ad dell’azienda Roberto Cingolani, del resto, aveva espresso il suo favore allo sviluppo e all’impiego della nuova tecnologia. Non sembra un caso, dunque, che il governo Meloni abbia recentemente dato il suo benestare al fondo di Larry Fink per aumentare di oltre il 3% le sue partecipazioni in Leonardo.

I big del capitalismo e della finanza americana sembrano particolarmente interessati ad acquisire le azioni delle principali aziende italiane, anche e soprattutto quelle protette dal Golden Power, vale a dire quella normativa che permette allo Stato di frenare le acquisizioni straniere nei settori strategici per la sicurezza nazionale. Del resto, già lo scorso gennaio l’esecutivo di Roma aveva autorizzato la cessione da parte di Tim della sua rete primaria e secondaria delle telecomunicazioni al fondo statunitense KKR, ritenendola idonea alla tutela degli interessi nazionali. Ora Blackrock acquisisce così un controllo sempre più pervasivo dei gangli dell’economia italiana, grazie all’aiuto della premier “sovranista”.

[di Giorgia Audiello]

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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