Renato Brunetta non dovrà più tirare la cinghia, si fa per dire. Ha detto no al salario minimo di 9 euro l’ora. Ora, oltre all’indennità pensionistica maturata come professore universitario percepirà una retribuzione di 240mila euro l’anno per il ruolo di presidente del Cnel

Come disposto dalla legge Madia, Renato Brunetta, essendo in quiescenza, non poteva percepire nessuna indennità per l’incarico di presidente del Cnel.

Il governo di Giorgia Meloni con una norma ad hoc inserita nel decreto Pnrr ha rimosso il divieto di cumulo di pensione e retribuzione dei dirigenti pubblici. Pertanto, l’ex ministro, ora potrà incassare, oltre alla pensione di cui non si conosce l’importo, 240 mila euro all’anno, cioè l’emolumento massimo per i dirigenti della Pubblica amministrazione previsto dalla legge 190 del 2014. Beneficeranno del provvedimento anche il presidente dell’Istat e Pietro Ciucci amministratore delegato della società Stretto di Messina.

Non solo. I vicepresidenti e i consiglieri del Cnel riceveranno un’indennità pari al 20% e al 10% rispetto a quella del Presidente. Fino ad oggi non percepivano nessuna indennità. Ora i primi incasseranno 48mila euro ed i secondi 24mila euro. I consiglieri sono in tutto 64, l’esborso complessivo sarà di un milione e ottocentomila euro.

Poi ci sono le spese di viaggio all’estero che aumentano di 30mila euro, quelle per la partecipazione ai lavori del Consiglio che salgono a 70 mila euro. Aumentano anche da 140 a 200mila i costi di pubblicità e comunicazione e le competenze dei collaboratori del presidente che si incrementano di 68 mila euro. Infine, i costi per gli esperti salgono a 100mila euro.

Nei mesi scorsi il Cnel, su richiesta del Governo di Giorgia Meloni, ha dato parere negativo sull’introduzione del salario minimo.

Due pesi e due misure. E’ il paradosso Brunetta. Nega una retribuzione dignitosa ai lavoratori, ma percepisce a sua insaputa, forse, uno stipendio faraonico.

Quello presieduto dall’ex ministro berlusconiano, è bene ricordarlo, è un organo costituzionale che ha, per così dire, un ruolo piuttosto circoscritto, per non dire inutile.

Il limite agli stipendi dei dirigenti pubblici introdotto con la manovra finanziaria del 2011 e dichiarata legittima dalla Consulta nel 2017 era giustificato anche e soprattutto per il Cnel.

La spending review praticata dal governo di Mario Monti non fu casuale, era frutto della disastrosa situazione dei conti pubblici. Il Paese guidato dal governo di Silvio Berlusconi, di cui facevano parte tanti degli attuali ministri e sottosegretari, era sull’orlo del fallimento. Il taglio della spesa pubblica e l’incremento delle imposte furono inevitabili per evitare il default.

Ma da allora non abbiamo imparato nulla. Furbizia e trasformismo non si riescono a debellare, fanno parte del Dna di una parte consistente del popolo italiano.

Renato Brunetta è stato craxiano, è stato berlusconiano ed ora è meloniano.

Il perché di tanti cambiamenti non è difficile da comprendere e, del resto, non è il solo ad averlo fatto.

Di Giovanni Pulvino (REDNEWS)

Insegno Scienze giuridiche ed economiche dal 1993. Dopo tanti anni di supplenze sono passato di ruolo nel novembre del 2015. In quel periodo il portale web di Tiscali dava agli utenti la possibilità di esprimersi tramite le ‘Socialnews’. Ed è cosi che nel luglio del 2012 ho iniziato a scrivere articoli raccontando le vicende dei precari storici della scuola. Per un anno ho collaborato anche con ComUnità del portale Unità.it. Successivamente, per integrare e proseguire quell’esperienza durata oltre 3 anni, ho creato REDNEWS (28 giugno 2015), un ‘blog di cronaca, informazioni e opinioni dal profondo Sud’. Il mio scopo era ed è quello di dare voce a chi è escluso dalla società, in particolare i disoccupati, i precari, i pensionati al minimo. Nello stesso tempo intendo esprimere il punto di vista di chi vive nel Meridione, terra che è regolarmente esclusa oltreché dal benessere economico anche dai circuiti d’informazione nazionali. La linea editoriale del blog può essere riassunta con le parole scritte nel IV secolo a.C. dal poeta e drammaturgo greco Sofocle: ‘L’opera umana più bella è di essere utile al prossimo’.

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