Alexandro Sabetti

Negli ultimi mesi, numerose segnalazioni e manovre militari indicano come gli Stati Uniti e i loro alleati stiano intensificando le loro attività nella regione dell’Asia-Pacifico, suggerendo una preparazione sistematica per un futuro conflitto con la Cina.

Dai movimenti navali della Germania nello stretto di Taiwan al posizionamento di missili a lungo raggio nelle Filippine, le tensioni tra le due superpotenze sembrano aumentare costantemente.

Uno degli episodi chiave che riflette l’escalation in atto è stato il passaggio di una nave da guerra tedesca attraverso lo stretto di Taiwan, il primo in 22 anni. Come riportato dal Japan Times il 14 settembre, questa manovra è stata vista da Pechino come una provocazione diretta nei confronti di uno dei suoi interessi più strategici.

Il Global Times, voce del governo cinese, ha criticato duramente l’azione, accusando Berlino di agire sotto pressione statunitense e avvertendo che questo tipo di provocazioni danneggiano le relazioni internazionali senza portare alcun beneficio alla Germania.

Gli Stati Uniti preparano una futura guerra contro la Cina: la militarizzazione del Pacifico

Gli Stati Uniti stanno anche rafforzando la loro presenza militare nella regione, in particolare nelle Filippine.

Asia Times ha riportato il 20 settembre che gli USA hanno posizionato il sistema missilistico Typhon, capace di lanciare missili a lungo raggio, in grado di colpire obiettivi cinesi dalla distanza.

Questo posizionamento è avvenuto in un contesto di crescente collaborazione tra Washington e Manila, con gli USA che cercano di utilizzare le Filippine come una piattaforma strategica per controbilanciare l’influenza cinese nel Mar Cinese Meridionale.

Parallelamente, il Council on Foreign Relations ha evidenziato come alcuni analisti cinesi vedano il recente vertice del Quadrilateral Security Dialogue (QUAD) – che riunisce USA, Giappone, India e Australia – come una coalizione volta a contenere la Cina.

Anche se i funzionari statunitensi, come il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, hanno smentito tali interpretazioni, durante un evento di lancio dell’incontro, il segretario di Stato Antony Blinken ha rivelato che il tema principale della discussione sarebbe stata proprio la Cina.

Il Progetto 33: preparazione militare statunitense per il 2027

Un altro indicatore chiave della crescente tensione è il cosiddetto “Progetto 33“, un piano della Marina USA volto a preparare una potenziale guerra con la Cina entro il 2027. Questo progetto si concentra sul rafforzamento delle capacità militari americane, in particolare nel Pacifico, dove la Cina sta consolidando la sua flotta navale.

Come segnalato dall’Asia Times il 23 settembre, la Marina USA punta a potenziare le proprie risorse in risposta alla crescente potenza marittima della Cina, che ha recentemente dispiegato contemporaneamente tutte e tre le sue portaerei, dimostrando così una crescente capacità operativa.

Tuttavia, nonostante questi sforzi, gli Stati Uniti sembrano in difficoltà nel mantenere il controllo navale nella regione. La Cina, oltre a potenziare la propria flotta, sta investendo pesantemente in una strategia di fusione civile-militare che le consente di costruire rapidamente nuove navi, superando di gran lunga la capacità industriale americana.

Il ruolo delle alleanze regionali: Giappone, Corea del Sud e Filippine

Per contrastare la crescente influenza cinese, gli Stati Uniti stanno cercando di rafforzare le alleanze con paesi chiave della regione, come Giappone, Corea del Sud e Filippine. Il Giappone, in particolare, ha intensificato la sua cooperazione militare con gli USA.

Il 25 settembre, Deutsche Welle ha riportato che per la prima volta una nave da guerra giapponese ha attraversato lo stretto di Taiwan, un’azione che simboleggia il crescente coinvolgimento di Tokyo nelle tensioni tra USA e Cina.

Le Filippine, dal canto loro, stanno giocando un ruolo cruciale come avamposto strategico per i sistemi d’arma americani. Il posizionamento dei missili Typhon ha reso il paese un punto focale per le operazioni militari statunitensi, nonostante le preoccupazioni per la mancanza di un sistema di difesa aerea adeguato.

Questo obbliga gli Stati Uniti a fornire protezione diretta alle proprie installazioni, aumentando il rischio di un confronto militare diretto con la Cina.

Tuttavia, come sottolineato da un rapporto della Rand Corporation, non tutti gli alleati degli Stati Uniti sono disposti a seguire ciecamente la linea di Washington.

La Corea del Sud, ad esempio, ha bisogno di mantenere buoni rapporti con la Cina per gestire le complesse dinamiche con la Corea del Nord, e teme che un eventuale conflitto tra USA e Cina possa compromettere la sicurezza della penisola coreana.

Una guerra inevitabile?

Le recenti azioni militari, gli sviluppi tecnologici e le strategie geopolitiche mostrano chiaramente come gli Stati Uniti stiano preparando il terreno per un possibile conflitto con la Cina nel Pacifico. Tuttavia, il percorso verso una guerra non è né semplice né garantito.

Pechino ha dimostrato di essere una potenza in ascesa, capace di competere su più fronti, dalla potenza navale alla capacità missilistica.

Nel frattempo, la risposta degli alleati americani nella regione non è uniforme. Mentre paesi come Giappone e Filippine sembrano allinearsi con la strategia statunitense, altri, come la Corea del Sud, restano più cauti, temendo le ripercussioni di un conflitto su vasta scala.

Uno scontro che se avvenisse realmente potrebbe ridisegnare gli equilibri geopolitici globali per i decenni a venire

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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