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Zela Satti

Il presidente del Senato Ignazio La Russa ha preso una posizione decisa a favore del tanto criticato “Piano Albania“, definendo il controverso accordo sull’immigrazione un modello che verrà presto “copiato all’estero”. Una difesa che ha suscitato reazioni contrastanti, in un contesto europeo in cui le politiche migratorie stanno progressivamente assumendo tratti sempre più repressivi e disumani.

La Russa e il Piano Albania: un fallimento o un precedente pericoloso?

Il “Piano Albania”, nato dalla collaborazione tra il governo Meloni e il governo albanese, prevede il trasferimento di richiedenti asilo dall’Italia all’Albania per l’elaborazione delle loro richieste di protezione.

Questa misura è stata duramente criticata da vari settori politici e sociali, accusata di violare le normative europee in materia di diritti umani e protezione dei migranti.

Ignazio La Russa, con una certa sicurezza, ha affermato che il modello sarà ripreso in altri Paesi, nonostante i contrasti con le leggi europee. Le sue parole sottolineano un aspetto inquietante: sebbene il piano sia stato finora percepito come fallimentare in termini di umanità ed efficacia, potrebbe diventare un precedente che altri governi useranno per giustificare misure altrettanto repressive.

La Russa ha ragione a ritenere che questo modello, una volta “rodato” e adattato con alcune modifiche normative, possa effettivamente essere riproposto da altre nazioni europee.

Un vento d’intolleranza che soffia in Europa

Il contesto in cui si inserisce questa difesa è caratterizzato da un “vento di intolleranza” che si sta diffondendo in tutta Europa. A fronte di sfide economiche, declino sociale e una crescente disuguaglianza, il migrante è spesso dipinto come un capro espiatorio.

La Russa ha colto un punto centrale della retorica politica contemporanea: non solo le destre, ma anche altri settori della politica, stanno usando la questione migratoria per mascherare altre problematiche sociali ed economiche, come il neoliberismo sfrenato e la perdita di controllo da parte dei cittadini su un mondo in rapido cambiamento.

Nel suo discorso, il presidente del Senato sembra legittimare la crescente disumanizzazione delle politiche migratorie, senza affrontare le radici strutturali del problema: guerre, diseguaglianze globali e cambiamento climatico stanno aumentando i flussi migratori.

Tuttavia, invece di trovare soluzioni umane e sostenibili, i governi sembrano optare per approcci sempre più rigidi e repressivi. Il Piano Albania, con il suo approccio esternalizzante, non fa che rafforzare questa tendenza.

Il Piano Albania emblema di una visione del Mondo

Una delle preoccupazioni principali sollevate dai critici dell’iniziativa del governo italiano è il fatto che esso rappresenti un pericoloso precedente giuridico e politico. La retorica del presidente del Senato, che descrive i migranti come “esportabili”, contribuisce alla creazione di una visione del mondo in cui la vita umana viene ridotta a merce.

Questa idea potrebbe sembrare limitata ai migranti oggi, ma come molti analisti avvertono, autorizzare uno Stato a trattare gli esseri umani come oggetti trasferibili e gestibili a piacimento apre la strada a ulteriori derive autoritarie.

Il timore è che, una volta legittimato questo tipo di provvedimento, le conseguenze si estendano oltre i confini della questione migratoria. Quando uno Stato diventa abituato a trattare una categoria di persone con disprezzo per la loro dignità e diritti fondamentali, chi può garantire che altre categorie di cittadini non vengano in futuro colpite da misure analoghe?

Ignazio La Russa, con le sue parole, non solo difende una politica specifica, ma sembra anche anticipare un cambiamento più ampio nelle politiche migratorie europee. In diversi Paesi, come la Francia e la Germania, sono già state introdotte misure severissime per controllare i flussi migratori, anche se con meno clamore rispetto all’Italia.

Se è vero che l’Italia è stata storicamente uno dei Paesi europei più aperti e accoglienti, questo modello di gestione “albanese” potrebbe segnare un punto di svolta verso un approccio sempre più disumanizzante.

La Russa stesso sembra ammettere che la risposta all’immigrazione sarà una chiusura progressiva e sempre più dura, calibrata sulle esigenze del mercato del lavoro.

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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