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Il Perù, paese dalla ricca storia e dal complesso intreccio politico, attraversa una delle fasi più difficili della sua storia contemporanea. L’instabilità politica, acuita dalla destituzione dell’ex presidente Pedro Castillo e dal contestato governo dell’attuale presidente Dina Boluarte, ha fatto emergere profonde spaccature sociali, economiche e culturali che affliggono il paese andino. Ne abbiamo parlato con Carlos Jacinto Brito Vega.
Fujimori e l’eredità di un decennio controverso
Uno dei temi centrali della crisi politica attuale è legato alla figura di Alberto Fujimori, l’ex presidente del Perù, scomparso l’11 settembre 2024. Fujimori, in carica dal 1990 al 2000, ha lasciato un segno indelebile nella storia del paese.
Da un lato, il suo governo viene ricordato per le politiche economiche neoliberiste che hanno stabilizzato il paese dopo anni di iperinflazione, e per la lotta contro i gruppi ribelli come Sendero Luminoso e il Movimento Rivoluzionario Túpac Amaru.
Dall’altro, il suo regime è stato profondamente autoritario, caratterizzato da una violenta repressione dei diritti umani, corruzione endemica e l’instaurazione di un governo de facto dittatoriale. Fujimori è stato condannato per crimini contro l’umanità per due massacri di civili durante la guerra interna contro i gruppi ribelli, e ha trascorso sedici anni in prigione.
La decisione del governo di Dina Boluarte di proclamare tre giorni di lutto nazionale e di celebrare funerali di Stato in suo onore, ha profondamente diviso l’opinione pubblica peruviana. Se da un lato alcuni vedono in Fujimori un uomo forte che ha riportato ordine in un paese sull’orlo del collasso, altri ricordano la brutalità della sua repressione e la corruzione sistemica del suo governo.
Dina Boluarte: un governo sotto assedio
La situazione attuale del Perù è fortemente segnata dalle accuse di corruzione contro la stessa Dina Boluarte, la quale è sotto inchiesta per “arricchimento illecito” nel cosiddetto scandalo “Rolexgate”, in cui la presidente avrebbe ricevuto orologi di lusso senza dichiararli al fisco.
Il caso ha scatenato un’ondata di dimissioni tra i ministri del governo e ha intensificato le richieste di dimissioni di Boluarte da parte dell’opposizione. Tuttavia, la presidente continua a governare, appoggiata da un parlamento dominato da forze conservatrici e di destra, eterodirette dagli Stati Uniti.
Le tensioni sociali sono esplose dopo la destituzione di Pedro Castillo nel dicembre 2022. Castillo, ex sindacalista e leader di sinistra, è stato rimosso dalla carica dopo aver tentato di sciogliere il parlamento per prevenire un’ulteriore destabilizzazione del suo governo, fortemente osteggiato dalle élite politiche e dai media conservatori.
La sua rimozione ha scatenato violente proteste, con oltre cinquanta morti durante gli scontri con le forze dell’ordine, portando alle accuse di “genocidio e omicidio aggravato” contro Dina Boluarte. Queste tensioni restano ancora oggi irrisolte, mentre la disillusione nei confronti delle istituzioni democratiche cresce in modo preoccupante.
Un quadro economico in deterioramento
Sul piano economico, il Perù continua a scontare le disuguaglianze storiche che affliggono gran parte della popolazione, in particolare le comunità indigene e rurali. Sebbene il paese sia stato per anni uno dei più dinamici dell’America Latina grazie all’esportazione di materie prime come rame e oro, la crescita economica non si è tradotta in miglioramenti significativi per le classi più povere. L’attuale crisi politica ha aggravato il malcontento sociale, con il tasso di povertà in aumento e l’inflazione che pesa sui beni di prima necessità.
Verso una soluzione?
La crisi politica del Perù non sembra avere una risoluzione imminente. Dina Boluarte continua a resistere alle pressioni per le sue dimissioni, ma la sua legittimità è sempre più fragile. Il parlamento, dominato dalla destra, si è dimostrato incapace di offrire soluzioni politiche che rispondano ai bisogni delle classi lavoratrici e indigene, acuite dalla polarizzazione politica e dalle tensioni regionali. Inoltre, l’approvazione di una legge che dichiara prescritti i crimini contro l’umanità commessi prima del 2002, di cui Fujimori avrebbe potuto beneficiare, alimenta ulteriori divisioni tra chi chiede giustizia per le vittime del conflitto interno e chi, invece, vuole voltare pagina rispetto a quegli anni turbolenti.
Intervista con Carlos Jacinto Brito Vega
Maddalena Celano intervista Carlos Jacinto Brito Vega, fondatore della CONAPI (Coordinamento Nazionale delle Associazioni Peruviane in Italia), fondatore della REDCAN (Rete delle Comunità Andine in Europa), Segretario Nazionale del Partito Politico Democrazia Diretta Italia e membro del Consiglio Regionale della CGIL (Lazio).
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