Negli ultimi mesi, l’attenzione mediatica sulla guerra in Ucraina ha subito un calo, con molti osservatori focalizzati su questioni come i cosiddetti piani per la vittoria (o di pace), il Medio Oriente e il ruolo dei paesi emergenti, come il BRICS, nel nuovo ordine mondiale. Tuttavia, il conflitto non si è fermato, e sul fronte meridionale la situazione si fa sempre più difficile per le forze armate ucraine. In ottobre, l’avanzata delle truppe russe ha mostrato un nuovo slancio, e il controllo di ciò che resta del Donbas da parte di Kiev appare sempre più precario.
Guerra in Ucraina, gli obiettivi russi e le sfide di Kiev
L’esercito russo ha concentrato le sue forze sul fronte meridionale, sfruttando le debolezze della difesa ucraina e avanzando in modo progressivo ma continuo. L’ultima serie di operazioni ha portato alla conquista di alcune posizioni strategiche, come la città di Selydove, ormai totalmente sotto il controllo russo.
Anche la cittadina di Hrynik (o Gornyak) è caduta, mettendo sotto pressione le difese di Kurakhivka, mentre Bohoyavlenka è stata presa in sole 24 ore. Ora le truppe russe sono attestate nelle vicinanze di Novoukrainka e Shaktars’ke, mettendo in seria difficoltà la resistenza ucraina.
La caduta di Vuhledar – messa sotto silenzio dai grandi media – ha rappresentato un punto di svolta importante: questa città fungeva da baluardo per le difese ucraine in quell’area, e la sua perdita ha lasciato un vuoto significativo.
L’esercito ucraino si trova a dover fronteggiare una situazione critica, poiché la sua capacità di difendere in modo organizzato è messa alla prova dalla carenza di rinforzi e dall’incapacità di arginare efficacemente l’avanzata russa. Inoltre, le forze ucraine in campo sembrano meno esperte e con dotazioni di qualità inferiore rispetto agli standard richiesti per fronteggiare le tattiche russe.
La nuova strategia russa
Un aspetto centrale della nuova strategia russa consiste nell’evitare scontri urbani diretti, preferendo piuttosto isolare e strangolare lentamente le città, prendendo il controllo delle vie d’accesso.
Questo approccio priva le difese ucraine di un “moltiplicatore di forza” rappresentato dalle strutture urbane, costringendole a combattere in aree aperte, dove risultano più vulnerabili. Tale strategia ha finora dimostrato di avere successo, con le forze ucraine che faticano a tenere il fronte e perdono progressivamente terreno.
Ora le prospettive per l’Ucraina nel sud sono a un punto critico. Sul piano tattico, Mosca potrebbe puntare a isolare la cittadina di Kurakhivka, avanzando da Hirnyk verso Kurachove e aprendo la strada a un’offensiva su più vasta scala.
Un’altra possibile manovra prevede di accerchiare Yelizavetivka e le cittadine circostanti, rafforzando così il controllo russo sul settore meridionale del Donbas. Inoltre, avanzare fino ad Andriivka e Konstyantynopil’ potrebbe fornire una posizione tattica chiave per future offensive verso nord.
Anche se Pokrovs’k era stato considerato l’obiettivo principale dell’offensiva russa, le attuali manovre suggeriscono che il Cremlino potrebbe preferire consolidare il controllo delle aree a sud prima di tentare di occupare questa città. Pokrovs’k, da tempo sotto il tiro dell’artiglieria russa, ha perso buona parte delle sue infrastrutture logistiche e quindi il suo valore strategico risulta oggi limitato.
Truppe nordcoreane in Russia?
Oltre alle notizie dal fronte a generare ulteriore confusione – probabilmente più mediatica che reale – è la notizia della presunta presenza di truppe nordcoreane in Russia.
Il 24 ottobre l’Ucraina ha annunciato l’arrivo dei primi soldati nordcoreani nella regione russa di Kursk, un’area dove l’esercito ucraino mantiene il controllo su ampi tratti di territorio. Questa mossa di Pyongyang nella guerra tra Mosca e Kiev ha suscitato timori di un possibile aggravarsi del conflitto a livello internazionale.
Secondo il Gur, il servizio di intelligence militare ucraino, “le prime unità dell’esercito nordcoreano, addestrate nell’est della Russia, sono state dislocate nella regione di Kursk, vicino alla linea del fronte”, con la loro presenza rilevata il 23 ottobre.
Il 25 ottobre, il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj ha affermato che “i soldati nordcoreani saranno operativi dal 27 ottobre” e ha esortato l’Occidente a “esercitare pressione” su Mosca e Pyongyang.
Durante il vertice dei BRICS a Kazan, il 24 ottobre, il presidente russo Vladimir Putin, in merito al coinvolgimento nordcoreano, ha dichiarato, con tono che appariva piuttosto sarcastico: “Non ho mai dubitato che la Corea del Nord avrebbe preso sul serio i nostri accordi”, riferendosi al trattato di partenariato strategico firmato tra Mosca e Pyongyang per assistenza reciproca in caso di aggressioni.
Nello stesso giorno, la Duma ha approvato la ratifica di questo trattato, firmato il 19 giugno durante la visita del presidente russo a Pyongyang, e ora sarà sottoposto alla camera alta e a Putin per la ratifica finale.
In risposta all’invio di soldati nordcoreani, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha dichiarato di valutare la possibilità di fornire armi all’Ucraina. Un portavoce della Casa Bianca ha confermato che tra l’inizio e metà ottobre almeno 3.000 soldati nordcoreani sono stati trasferiti in Russia, con Pyongyang pronta a inviarne fino a 12.000.