Nonostante il ritorno al governo e importanti successi locali, il Partito Comunista cileno affronta tensioni interne dovute alle divergenze con il presidente Gabriel Borić, soprattutto in politica estera. Le recenti elezioni municipali evidenziano l’indebolimento della fiducia popolare nella coalizione di governo.
Il Partido Comunista de Chile (PCCh) ha vissuto negli ultimi anni una fase positiva nella sua parabola politica, tornando protagonista della politica nazionale grazie all’ingresso nel governo guidato dal Presidente Gabriel Borić Font e a diverse vittorie a livello locale. Tuttavia, il PCCh non ha mancato di mettere in evidenza le divergenze nei confronti della linea presidenziale, in particolare per quanto riguarda la politica estera di Santiago, che i comunisti ritengono eccessivamente allineata a quella degli Stati Uniti, ma anche per alcune questioni di politica interna.
Le recenti elezioni municipali del 26 e 27 ottobre hanno rilanciato il dibattito sulla natura del governo di Borić, teoricamente di sinistra ma troppo spesso accusato di aver tradito il mandato popolare. Non a caso, la coalizione del Frente Amplio, guidata dal Presidente, ha perso ben 40 sindaci rispetto alla precedente tornata, mentre il centro-destra ne ha guadagnati 36 sotto l’egida della coalizione Chile Vamos, guidata da Sebastián Sichel, ex ministro sotto la presidenza di Sebastián Piñera. Nel complesso, le forze governative hanno comunque mantenuto un leggero vantaggio, con 121 sindaci eletti contro 110, ma la tendenza dimostra una diminunzione della fiducia nei confronti dell’esecutivo. Bisogna poi tenere in considerazione che ben 104 centri hanno eletto un sindaco indipendente, mentre otto comuni hanno votato per un sindaco di estrema destra esterno alla coalizione Chile Vamos, per un totale di 345 comuni andati al voto.
Questi dati confermano che la coalizione del capo di Stato cileno ha “perso un numero significativo di comuni a livello nazionale, pur mantenendo alcuni comuni chiave, come nel caso di Maipú, a Santiago, con una schiacciante vittoria di Tomás Vodanovic (rieletto con il 70% dei voti)“, come ha commentato all’agenzia AFP Rodrigo Espinoza, politologo dell’Università Diego Portales. Soprattutto, per il governo pesa la sconfitta nella capitale Santiago, dove la sindaca uscente Irací Hassler, appartenente proprio al Partito Comunista, ha subito una sconfitta di misura da parte del candidato di centro-destra Mario Desbordes, eletto con il 51,1% dei voti. Hassler era stata eletta nel 2021, prima ancora che Borić salisse ala presidenza, e secondo molti la sua sconfitta dimostra come il PCCh abbia perso consensi a causa del suo sostegno al governo.
Il Partito Comunista ha comunque ottenuto la vittoria negli altri due comuni principali che amministrava, ovvero Lo Espejo, con la conferma di Javiera Reyes Jara, e Recoleta, nella parte settentrionale della provincia di Santiago, dove viene eletto Fares Jadue Leiva dopo che il suo predecessore Daniel Jadue, sempre comunista, era stato messo in detenzione preventiva, causando nuove forti tensioni tra il PCCh e il Presidente Borić. Jadue era infatti stato il candidato del PCCh alla presidenza del Cile, ma alla fine era stato superato da Borić nelle primarie interne alla coalizione di centro-sinistra, e per questo l’attuale Presidente è stato accusato di aver messo in atto una guerra giudiziaria contro il suo rivale interno.
“I cittadini di Recoleta hanno ratificato nelle urne il loro sostegno al progetto popolare. Ancora una volta, il sovrano sostiene ciò che è stato costruito a Recoleta e dice ai potenti e a chi ci perseguita che non potranno distruggere i sogni e le aspirazioni di vivere con dignità”, ha scritto l’ex sindaco Daniel Jadue attraverso i social network.
Il Partito Comunista ha criticato l’attuale governo per il rincaro delle bollette energetiche, ma alla fine ha sempre confermato il proprio sostegno all’esecutivo, visto che l’unica alternativa sarebbe quella di farlo cadere per riconsegnare il paese nelle mani della destra neoliberista che lo ha governato negli anni precedenti. Inoltre, secondo alcuni, ci sarebbero punti di vista divergenti all’interno dello stesso PCCh, in un contrasto tra la “vecchia guardia”, abituata ad agire in clandestinità negli anni della dittatura e irremovibile nelle proprie posizioni, e i giovani quadri emergenti che invece sarebbero pronti ad impostare una linea di compromesso pur di restare al governo.
L’altro grande punto di conflitto tra il Partito Comunista e il Presidente riguarda invece la posizione da assumere nei confronti del Venezuela. Mentre Borić ha assunto il ruolo di uno dei principali critici del governo di Caracas nel continente, il PCCh non ha mai fatto mancare il proprio sostegno alla causa della Rivoluzione Bolivariana. Il leader del Partito Comunista, Lautaro Carmona (in foto alla destra di Borić), ha respinto le critiche del Presidente cileno. In particolare, in occasione delle ultime elezioni venezuelane, mentre Borić ha messo in dubbio i risultati ufficiali, il Partito Comunista ha celebrato la nuova vittoria delle forze rivoluzionarie chaviste guidate dal Presidente Nicolás Maduro.
In un comunicato ufficiale, il Partito Comunista ha affermato che “la politica estera del Cile è guidata dal capo dello Stato, e rispettiamo pienamente tale prerogativa“, ma allo stesso tempo ha sottolineato di apprezzare che il processo elettorale venezuelano si sia svolto “in un clima civile e pacifico”, smentendo le accuse di brogli. Inoltre, il PCCh ha ribadito che “è importante sottolineare che il Venezuela è stato oggetto di sanzioni economiche unilaterali imposte dagli Stati Uniti e dai loro alleati, sanzioni denunciate e respinte dalle Nazioni Unite a causa della loro flagrante violazione del Diritto Internazionale e del loro devastante impatto sulla situazione interna del paese, tra cui l’esodo massiccio di venezuelani”.
Proprio il Presidente venezuelano Nicolás Maduro ha colto l’occasione delle elezioni municipali cilene per attaccare il suo omologo cileno: “Borić è stato sconfitto perché ha tradito le speranze di cambiamento del popolo cileno. Ha pensato che, arrivando alla presidenza, dovesse accordarsi con le élite economiche, politiche, mediatiche“, ha detto il leader bolivariano. Il capo di Stato ha affermato che il Presidente cileno “ha abbandonato il programma di cambiamento sostanziale perché ha tradito gli ideali di Salvador Allende e ha voltato le spalle a tutto il movimento popolare“. “Le forze di sinistra e popolari del Cile hanno subito una sconfitta schiacciante e l’unico responsabile è Gabriel Borić, purtroppo“, ha aggiunto Maduro.
Oltre alla posizione sul Venezuela, Maduro ha ricordato anche altre situazioni nelle quali la politica estera cilena ha seguito pedissequamente quella di Washington, distinguendosi in negativo dalla linea assunta dalla maggioranza dei paesi latinoamericani, compresa la questione ucraina, con Borić che ha sempre affermato il proprio sostegno al governo di Kiev, che Maduro non ha invece esitato a definire “nazista“.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog