Roberto Romano

Lacunosa e poco trasparente, la manovra di quest’anno non è allineata al Dpb mandato alla Commissione. È infarcita di bonus e tagli fiscali che non è chiaro quanto finiranno per impattare sul funzionamento dello Stato, dalla scuola alla sanità, e sicuramente non creeranno investimenti.

Premessa

La legge di bilancio per il 2025 del governo Meloni e del suo ministro Giorgetti dovrebbe implementare il Documento Programmatico di Bilancio (DPB) consegnato alla Commissione Europea. Nelle legge di bilancio dovrebbero essere indicate le poste di bilancio e le misure specifiche che nello specifico realizzano quanto delineato in termini generali dal DPB. La relazione tecnica tra legge di bilancio e DPB dovrebbe essere, quindi, chiara e trasparente, in particolare rispetto ai saldi di bilancio, all’entità della manovra (correttiva) e illustrare compiutamente il dare e l’avere di ogni provvedimento al fine di capire l’entità del deficit e come questo deficit sarebbe coperto: debito pubblico, tagli di spesa pubblica, ricorso al mercato. Inoltre, la legge di bilancio dovrebbe costruire una ipotesi di maggiori-minori entrate senza pregiudicare le entrate future. Si pensi all’anticipo delle imposte delle banche a valere per gli anni 2026 e 2027 al 2025. Si tratta di partite di giro che mal si conciliano con il principio della trasparenza della contabilità pubblica. Se dobbiamo attribuire una particolare caratteristica a questa legge di bilancio, questa richiama la minore trasparenza rispetto a quelle passate. 

Trasparenza cercasi

Nell’analizzare la legge di bilancio di quest’anno è difficile riconoscersi nel principio di trasparenza che sottende i conti pubblici. Non mancano indiscutibilmente le informazioni essenziali, ma tra DPB e legge di bilancio registriamo qualche differenza importante; infatti sono riportati tutti i risultati differenziali tipici del bilancio dello Stato (risparmio pubblico, saldo netto da finanziare, avanzo primario e ricorso al mercato), ma manca l’indebitamento netto, cioè il principale riferimento tecnico e giuridico di contabilità pubblica che la Commissione utilizza come benchmark per l’analisi qualitativa 1. Solo nel testo scritto troviamo dei riferimenti (nel 2025 indebitamento netto si attesta a 74 miliardi; nel 2026 l’indebitamento si attesta a 65 miliardi; nel 2027 l’indebitamento si attesta a 62 miliardi), ma come si arriva a questo risultato rimane un mistero, data l’assenza della tavola riassuntiva finale che fotografa il dare e l’avere di ogni articolo della legge di bilancio. Non a caso,  BordignonRizzoSecomandi su La Voce.info 2, sottolineano che “la dimensione della manovra è decisamente maggiore di quanto si ipotizzava nel Dpb, circa 34,5 miliardi invece dei 28,3 previsti. D’altra parte, anche le coperture aumentano di 7 miliardi, per cui la parte residua che dovrà essere finanziata in deficit, pari a poco più di 8 miliardi, è minore di quanto non fosse nel Dpb. È anche inferiore a quanto il governo pensa di ricavare peggiorando il deficit nel 2025 al 3,3 per cento del Pil rispetto al quadro a legislazione vigente (2,9 per cento), circa 9 miliardi”. Gli autori dell’articolo hanno sottolineato che sono stati costretti a ricostruire l’indebitamento netto “articolo per articolo”, un esercizio che lascia un ampio margine interpretativo dei numeri e che mal si concilia con la trasparenza dei conti pubblici. 

Politica economica come sinonimo di riduzione di tasse

Ovviamente la discussione pubblica è particolarmente sensibile agli effetti della legge di bilancio sulle famiglie, sui redditi da lavoro, in particolare sulla trasformazione del (taglio) cuneo fiscale in bonus fiscali. L’audizione preliminare all’esame della manovra economica per il triennio 2025-2027 di Banca Italia (Brandolini, 5 novembre 2024) 3 sostiene che la riduzione del prelievo fiscale da un lato riduce l’incertezza relativa al taglio del cuneo fiscale, dall’altro si configura come un provvedimento che redistribuisce il reddito in modo graduale e sostanzialmente equo (p. 9). L’aspetto fondamentale da catturare, però, è il seguente: quanto pesano le minori entrate fiscali sulla operatività della pubblica amministrazione? La politica dei bonus è l’unica politica economica dell’amministrazione pubblica? 

Le minori entrate fiscali strutturali legate alla legge di bilancio per il 2025, diversamente da quelle unatantum del 2024, ammontano a quasi 18 mld di euro, poco meno di un punto di Pil, ed hanno un impatto dirompente sulle scelte di politica economica pubblica: se il 70% della manovra è fatta da tagli delle tasse, quello che rimane da spendere sono solo le briciole da destinare ai così detti beni di merito: sanità, scuola, previdenza. Inoltre, le necessarie coperture finanziarie per sostenere le minori entrate si traducono in tagli lineari ai ministeri e agli enti locali che, nei fatti, sono le istituzioni che pagano il conto più salato.  

Le principali misure della Legge di bilancio sono:

  • Taglio della pressione fiscale sui redditi da lavoro pari a poco meno di 13 mld di euro, di cui 8,5 mld Irpef, 4,5 mld bonus;
  • Riduzione per gli anni 2025, 2026 e 2027 dal 10% al 5% dell’aliquota dell’imposta sostitutiva sulle somme erogate sotto forma di premi di risultato o di partecipazione agli utili d’impresa, per un contro valore di 163 mln di euro. Saranno coinvolti 30.277 lavoratori nel 2025 e 55.896 nel 2026;
  • Taglio delle aliquote Irpef pari a minori entrate per poco meno di 5 mld di euro;
  • Misure per il sostegno degli indigenti e per gli acquisti di beni di prima necessità–Carta “Dedicata a te” pari a 500 mln (è una misura unatantum);
  • Aumento delle pensioni minime pari a 465 mln complessivi, di cui 290 mln per il 2025 e 175 mln nel 2026;
  • Bonus nuove nascita pari 330 mln per il 2025 e 360 mln per il 2026;
  • Spesa sanitaria aumenta di 1.302 milioni nel 2025, 5.078 milioni nel 2026 e di 5.780 milioni nel 2027;
  • Taglio delle spese ministeriali per 2,5 mld nel 2025, 2,6 mld nel 2026;
  • Taglio agli Enti locali pari a 1,6 mld di euro;
  • Aumento della spesa militare (missione difesa) per 3 mld di euro.

Alcune considerazioni

Vale la pena ridurre le entrate fiscali per quasi 18 mld di euro se questo sforzo necessita il taglio di un bel pezzo di spesa pubblica o di un non aumento adeguato? Inoltre, 12,5 mld di minori entrate a favore del lavoro dipendente non arrivano dal taglio del cuneo, piuttosto da bonus fiscali (tax expenditure) che dovrebbero essere riscritti con la spending review secondo le intenzioni del governo. Gli altri 4 mld arrivano dalla introduzione a regime delle tre aliquote fiscali. 

Dobbiamo anche dire che la legge di bilancio è vuota; pura ragioneria, ma questo è l’esito di accordi che hanno svuotato da dentro il ruolo pubblico e le tasse nel sistema economico. Il riferimento bibliografico è il libro “Il codice del capitale” di Katharina Pistor. Intendiamoci, lo Stato potrebbe realizzare delle riforme di struttura che modificano le regole di ingaggio tra capitale, lavoro e finanza, ma queste non all’orizzonte e non le immagina nessuno. Perché non riscrivere e/o accorpare il numero dei CCNL? Perché non tassare dello 0,001% ogni transazione effettuata con carta di credito e/ bancomat in capo al beneficiario dell’operazione? Perché non utilizzare l’enorme banca dati per far emergere almeno il 3% di “sommerso”? 

Sappiamo anche che il taglio delle tasse ha un moltiplicatore residuale; infatti, il reddito disponibile non è interamente speso in consumi; di norma il 40% è risparmiato. In altri termini, il Pil aggiuntivo legato al potenziale aumento dei consumi si riduce del 40%. Se il denaro rimanesse invece nelle casse dello Stato, questo denaro sarebbe interamente speso, cioè il Pil sarebbe maggiore. Qualcuno dirà: ma questo risparmio serve a sostenere gli investimenti; vai a spiegare che gli investimenti sono legati alle aspettative di crescita delle imprese e non alla crescita o meno del risparmio. 

È possibile utilizzare in modo più proficuo queste risorse? Sì. La PA ha perso 600 mila dipendenti nel tempo; è necessario integrarle con figure tecniche che possono far funzionare meglio la PA. Costa? Sì, ma meno dei 18 mld di minori entrate delineate dalla legge di bilancio, e farebbe aumentare l’occupazione, il reddito disponibile del lavoro dipendente e migliorerebbe l’efficacia della spesa pubblica. Si potrebbe anche industrializzare la ricerca pubblica nei settori strategici con delle società pubbliche-private. 

Relativamente alle imposte patrimoniali, di recente è apparso un lavoro importante su Tax Justice Network (Alison Schultz e Miroslav Palansky, 2024) 4. Se applicassimo la patrimoniale spagnola su scala globale farebbe incassare 2.100 miliardi di dollari (poco meno di duemila miliardi di euro) l’anno extra. Sulla base dell’elaborazione del report “Taxing extreme wealth: what countries around the world could gain from progressive wealth taxes”, l’introduzione di una patrimoniale sullo 0,5% più ricco della popolazione potrebbe consentire a ogni Paese, in media, di raccogliere circa il 7% aggiuntivo del budget di spesa, e i rischi di fuga dei capitali è estremamente contenuta. Lo studio fa una stima puntuale, su 172 Paesi, delle entrate aggiuntive che si potrebbero ricavare con l’applicazione di una nuova patrimoniale ispirata al modello spagnolo. Tra i big, la Cina potrebbe incamerare entrate aggiuntive per oltre 622 miliardi di dollari all’anno, il Giappone si attesterebbe a una quota superiore a 61 miliardi, mentre per gli Stati Uniti raggiungerebbero la cifra di oltre 681 miliardi annui, mentre per l’Italia sono stimati 23 mld di euro. Le entrate aggiuntive stimate, è bene chiarirlo, non sarebbero in alcun modo sostitutive di precedenti tasse sul patrimonio.

La legge di bilancio è un guscio vuoto, un documento contabile scritto male e poco trasparente. Non si intravvede nessuna politica economica, ma chi la critica non sembra mostrare una consapevolezza maggiore.

NOTE:

1 L’Indebitamento netto deriva dal Saldo netto da finanziare depurando le Entrate da quelle attinenti dalla riscossione dei crediti e le Spese da quelle derivanti da Spese per attività finanziarie in anticipazioni e partecipazioni.

2 https://lavoce.info/archives/106222/le-sorprese-della-manovra/

3 https://bancaditalia-mid-prod1-t.adobe-campaign.com/r/?id=h1e7fb4a,11a80c2,572c6

4 https://taxjustice.net/wp-content/uploads/2024/08/Taxing-extreme-wealth-What-countries-around-the-world-could-gain-from-progressive-wealth-taxes-Tax-Justice-Network-working-paper-Aug-2024.pdf

5 https://taxjustice.net/wp-content/uploads/2024/08/Wealth-tax-estimates-and-calculator-Tax-Justice-Network-Aug-2024.xlsx

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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