L’alluvione a Valencia ci mostra la “nuova normalità” climatica che si abbatte su un territorio troppo cementificato

Luca Lombroso

Cominciamo col dirlo chiaro, non per allarmismo ma per prepararci: quello che è successo a Valencia, a causa della DANA, può accadere anche in Italia. Abbiamo già vissuto eventi simili in Italia in passato: le alluvioni in Toscana, Genova, Veneto e Piemonte e anche quella recente a Bologna sono alcuni esempi.

La DANA, o “goccia fredda”, è una depressione isolata ad alta quota che si stacca dalla corrente a getto e che vede al suo interno aria fredda e instabile. Prende energia dal contrasto termico e i fenomeni sono poi accentuati dall’orografia. Non è un fenomeno nuovo ma, con i cambiamenti climatici, diventa più intenso per via del calore accumulato nel Mediterraneo.

Negli eventi recenti, ci sono due novità rispetto al passato: la nuova normalità climatica, con atmosfera e mare più caldi, e il territorio urbanizzato o per meglio dire cementificato, non solo in Italia.

Gli eventi estremi sono la “nuova normalità”

cambiamenti climatici fanno sì che, di fronte a questi episodi, non possiamo più parlare di “evento eccezionale”, ma di “nuova normalità” con cui fare i conti. Fino a pochi anni fa, i climatologi allargavano le braccia e rispondevano: «Il singolo evento estremo non può essere attribuito ai cambiamenti climatici». Ora, con modelli e tecniche di nuova generazione, non è più così. L’ultimo report del Gruppo intergovernativo di esperti sui cambiamenti climatici (IPCC) è più netto dei precedenti. Afferma infatti che «i cambiamenti climatici indotti dall’uomo stanno già influenzando molti eventi meteorologici e climatici estremi in ogni regione del mondo».

E veniamo all’alluvione di Valencia. Un numero la dice tutta: il pluviometro di La Mojonera il 29 ottobre ha registrato 784,4 mm. In pratica, la pioggia di un anno è caduta in un solo giorno. Da dove proviene tutto il vapore che dalle nuvole scarica al suolo 784,4 litri per metro quadrato di acqua? Per la maggior parte, dal mare. E il mar Mediterraneo attualmente è più caldo di almeno due gradi di quel che dovrebbe essere.

Sul sito ClimaMeter, un portale dove alcuni climatologi forniscono risposte rapide sull’attribuzione di eventi estremi, ecco una prima conferma che sull’alluvione di Valencia c’è lo zampino dei cambiamenti climatici. Uno studio preliminare di Davide Faranda e altri climatologi conferma che questi ultimi hanno intensificato la DANA nel sud-est della Spagna, portando a precipitazioni record. In particolare, il riscaldamento del Mediterraneo ha aumentato frequenza e intensità di questi eventi estremi.

Quanto ha inciso la cementificazione sui danni dell’alluvione a Valencia

Crisi climatica, ma non solo. I danni dipendono anche dal territorio e soprattutto da un altro fattore, anch’esso umano: la cementificazione. Un esempio per tutti: il grande parcheggio seminterrato del centro commerciale Bonaire, nella periferia di Valencia. 120 negozi, grande come 100 campi da calcio. Pensiamo ai 784,4 mm di pioggia, pari a 784,4 litri per metro quadro: il parcheggio sotterraneo del centro commerciale ha accumulato milioni di litri d’acqua.

In termini molto minori è successo anche a Bologna; pensiamo al tunnel sommerso per giorni presso l’Ospedale maggiore. Tunnel, sottopassi, parcheggi interrati sono esempi di scelte urbanistiche dannose, non compatibili con la realtà climatica di oggi. Ma non è finita. Mentre sto terminando questo articolo, l’ultimo sussulto della DANA ha causato come previsto allagamenti a Barcellona, incluso l’aeroporto. L’allerta rossa non è bastata: di fronte a questi eventi occorre ripensare molte cose

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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