Credits: Flickr di Gage Skidmore
Trump ha vinto grazie a una strategia elettorale focalizzata nel far percepire a ciascun ceto sociale una guerra contro le classi sociali inferiori, alimentando divisioni di classe sociale, etnia e cultura.
Dati sconcertanti arrivano dalle elezioni presidenziali statunitensi 2024: Trump ha vinto con una maggioranza superiore a tutte le più pessimistiche previsioni. Il tycoon, termine che significa “grande imprenditore”, ha ottenuto una maggioranza anche alla Camera oltre che al Senato, pronta a rafforzare qualsiasi scelta futura. Le previsioni indicavano un testa a testa con la candidata democratica Kamala Harris per diversi motivi. Uno dei principali è che in undici stati si votava anche per vari referendum, tra cui quelli sull’interruzione della gravidanza, che avrebbero potuto consolidare alcuni diritti per la classe proletaria statunitense e creare un tornaconto elettorale che avrebbe dovuto portare le donne a votare in maggioranza contro Trump, cosa che invece non si è verificata. Inoltre, si supponeva che il voto degli ispanici sarebbe andato a Kamala Harris, candidata democratica, a causa delle dichiarazioni razziste di Donald Trump. Le dichiarazioni razziste di Trump potevano risvegliare in molti elettori americani una consapevolezza tale da portarli a votare il Partito Democratico.
Apparentemente, il successo di Trump potrebbe spiegarsi anche come reazione alle politiche interne ed estere di Biden; il principale sostegno indiretto per Trump è stato, infatti, il fallimento di alcune politiche democratiche. Kamala Harris ha avuto solo tre mesi di campagna elettorale contro il suo avversario, ma avrebbe potuto godere del sostegno popolare per le buone scelte adottate nel suo ruolo di prima vicepresidente donna, sud asiatica e afroamericana a ricoprire tale carica, cosa che evidentemente non è accaduta. Tuttavia, è emerso che alcune categorie sociali, come gli ispanici e gli immigrati, hanno votato in maggioranza per Trump. L’obbligo per gli immigrati, anche se illegali, di pagare le imposte e la preoccupazione per un’economia in decadenza, con l’aumento del costo della vita, hanno di fatto spostato gran parte di questo elettorato verso i repubblicani. Trump ha puntato molto sulle conseguenze nefaste delle politiche economiche di Biden, promettendo una inversione di tendenza qualora fosse stato eletto. Anche se nelle sue dichiarazioni aveva denigrato gli ispanici, la paura per la propria condizione economica e il desiderio di rilanciare il proprio sogno statunitense hanno presumibilmente portato la maggioranza dei latinos a scegliere Trump.
È molto difficile affermare che negli Stati Uniti ci sia una vera democrazia, a causa del sistema elettorale maggioritario che rende complessa la rappresentazione di tutte le tendenze politiche della popolazione. Inoltre, il sistema di finanziamenti privati crea una profonda disuguaglianza nell’accesso alle risorse per l’informazione tra i partiti. L’iniquità del sistema statunitense limita la presenza di soli due principali candidati, senza lasciare spazio a indipendenti o partiti minori, che non ricevono finanziamenti dalle principali aziende americane. Con il sistema maggioritario, il concetto di “voto utile” è una delle principali difficoltà per le persone progressiste che sono scisse tra il votare un candidato indipendente, che quasi sicuramente non otterrà seggi al Congresso a causa del sistema antidemocratico, e il votare “turandosi il naso” per il candidato “meno peggio” al fine di evitare la vittoria di un candidato fascista.
Questo è il dramma di molti compagni e progressisti statunitensi. Sarebbe inappropriato incolpare per l’elezione del razzista Trump i compagni che hanno scelto di votare per candidati indipendenti, soprattutto perché in politica non si può ridurre tutto a una semplice somma aritmetica, e perché il sostegno al tycoon americano ha superato ogni peggiore aspettativa, probabilmente a causa di un malgoverno del precedente presidente democratico.
L’unico aspetto positivo di queste elezioni è che i principali candidati socialisti, come Bernie Sanders e Ocasio Cortez, sono stati confermati.
I principali capitalisti e le maggiori imprese americane elargiscono milioni di dollari alle campagne elettorali dei due principali partiti statunitensi, Repubblicano e Democratico, per assicurarsi un ritorno economico, indipendentemente dal risultato elettorale. Tuttavia, in modo piuttosto dirompente, il principale sostenitore del candidato repubblicano è Elon Musk, noto capitalista naturalizzato statunitense, che si è impegnato personalmente a sostenere un solo candidato. Oltre a disporre di immense risorse per finanziare il candidato repubblicano, Musk è influente in settori strategici quali il programma spaziale, la cybersicurezza, l’intelligenza artificiale e le auto elettriche, dove potrebbe ottenere un notevole ritorno economico con l’aumento della politica protezionista di Trump e dei dazi commerciali verso la Cina, che di fatto è la principale competitor di Musk.
A differenza dei colpi di stato “bianchi” in America Latina, che hanno ingiustamente impedito a molti candidati progressisti, come Lula in Brasile, di partecipare alla competizione elettorale e che avrebbero potuto sconfiggere candidati come il fascista Bolsonaro, negli Stati Uniti anche il peggior candidato, nonostante condanne e procedimenti giudiziari pendenti, può candidarsi senza limitazioni. Questo, paradossalmente, viene considerato del tutto normale e democratico, a differenza di quanto accade in Paesi come il Brasile e l’Ecuador, dove la democrazia è stata limitata per i candidati progressisti. In quei contesti, i procedimenti giudiziari, avvenuti dopo le elezioni, hanno evidenziato l’estraneità ai fatti dei candidati progressisti, ma hanno comunque favorito la vittoria di candidati reazionari, distorcendo giustizia, informazione e democrazia.
Invece, per rafforzare un sistema che si rivela tutt’altro che equo, Trump, che in qualsiasi Stato democratico sarebbe stato considerato incandidabile, ha potuto concorrere e, come il noto Berlusconi, ha trasformato le sue vicende giudiziarie in uno strumento di campagna elettorale a proprio favore, presentandosi come perseguitato.
Tutti i popoli della Terra saranno influenzati da queste elezioni, che rischiano di portare al potere il peggior reazionario alla guida dell’imperialismo più egemone al mondo. Le nazioni più coinvolte saranno quelle considerate da sempre il “cortile di casa” degli USA ossia i Paesi dell’America Latina.
Le nazioni latinoamericane saranno particolarmente esposte alle politiche di uno dei principali sostenitori della Dottrina Monroe. Già durante il governo di Biden, gli Stati Uniti non si sono sottratti dal finanziare narcos e opposizioni di estrema destra, dai tentativi di colpo di Stato all’interferenza nella vita democratica dei Paesi latinoamericani. Tuttavia, come evidenziato dal canale Telesur, Trump potrebbe essere ancora più aggressivo. Il Venezuela e il suo popolo, impegnati in un percorso alternativo e attualmente in crescita economica e sociale, rappresentano un bersaglio particolarmente importante per l’imperialismo americano, essendo la nazione con le più grandi riserve petrolifere accertate al mondo.
Anche Cuba, sottoposta ormai da più di sessant’anni a un blocco economico e culturale che ne limita il commercio e lo sviluppo, rischia di subire un’ulteriore stretta, soprattutto a causa del sostegno al blocco da parte degli Stati Uniti e di Israele. L’Iran, principale sostenitore della causa palestinese, sarà un altro obiettivo della sete di dominio dell’imperialismo statunitense guidato da Trump.
Il Messico, confinante con gli USA, potrebbe subire pressioni per regolare i flussi migratori, mentre la Cina, il principale rivale economico dell’Occidente, continuerà a essere percepita come una minaccia strutturale all’imperialismo occidentale. La situazione è dunque preoccupante, non solo per i popoli del mondo, ma anche per il nostro ecosistema, già duramente messo alla prova dal capitalismo.
Alcuni osservatori hanno superficialmente visto in Trump un promotore della pace, ma per gli USA sarà difficile prendere le distanze dalla guerra indiretta contro la Russia in Ucraina, lasciando eventualmente all’imperialismo europeo il compito di conquistare territori, mercati e plusvalore in Oriente.
Per ulteriori spunti e approfondimenti sulle elezioni negli USA, si può seguire il canale YouTube della TV online dedicata alle tematiche internazionali.
https://www.lacittafutura.it/editoriali/dio-salvi-l%e2%80%99america-dalla-guerra-tra-poveri