L’Osservatorio euromediterraneo per i diritti umani (Euro-Med) ha chiesto alle organizzazioni internazionali, in particolare alle Nazioni unite, ONU, di dichiarare ufficialmente la carestia nel nord della Striscia di Gaza, “essendo trascorsi più di 40 giorni da quando Israele (l’entità occupante) ha impedito l’ingresso di qualsiasi aiuto o bene alle centinaia di migliaia di abitanti intrappolati nella zona, che sono sottoposti alla più violenta e senza precedenti campagna di genocidio volta a eliminarli attraverso l’omicidio e lo spostamento forzato.”
Si legge in un in un comunicato dell’organizzazione pubblicato ieri: “Decine di migliaia di palestinesi, tra cui decine di pazienti in tre ospedali nel nord della Striscia di Gaza, rischiano nell’immediato di morire di fame o di subire ripercussioni permanenti sulla salute a causa dell’assedio illegale dell’occupazione sionista”.
Euro-Med ha spiegato che Israele “ha impedito a tutti gli aiuti umanitari di entrare nel nord di Gaza dal 25 settembre. Il 1° ottobre ha impedito l’ingresso di merci, poi ha iniziato, quattro giorni dopo, a lanciare un massiccio attacco militare che continua ancora oggi contro l’intera popolazione di Jabalia e Beit Lahia, separando così Gaza nord dal resto della Striscia di Gaza.”
Infine, l’ONG ha ricordato che in 36 giorni le forze di occupazione israeliane “hanno distrutto e bombardato centinaia di case e rifugi, uccidendo circa 1.900 palestinesi e ferendone più di 4.000, costringendo decine di migliaia a fuggire dal governatorato, mentre decine di migliaia sono rimasti nelle case e nei rifugi.”