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Dalla fine di ottobre sul territorio ucraino non ci sono stati più attacchi missilistici russi, né dal mare né dall’aria. La flotta e l’aviazione strategica sono rimaste inattive nelle rispettive basi, cosa che ha provocato una certa irritazione nei “falchi” russi e filorussi. Gli unici attacchi dall’aria sono condotti dai Geran, e tra un Geran e un missile balistico c’è la stessa differenza che c’è tra un motorino e un autobus. Il motivo di questa inattività non è noto (no, non hanno finito i missili, se qualcuno se ne preoccupa) e c’è chi ipotizza che possa trattarsi di un “gesto di buona volontà”, visto che si moltiplicano le voci che parlano di dialogo tra le parti, per quanto segreto e puntualmente smentito dagli interessati.
In risposta, stamattina dal territorio ucraino sono stati lanciati in Russia un centinaio di droni, soprattutto verso la regione di Mosca (allego una carta presa da Rybar e tradotta in inglese, che ne conta 93). I droni sembrerebbero tutti del tipo “Liutyi”, prodotti in Ucraina, con un’autonomia di un migliaio di chilometri e una carica esplosiva di una cinquantina di chili, che abbiamo già visto in azione soprattutto negli attacchi alle raffinerie e ai depositi di carburante (foto 1, e al link 1 un articolo molto celebrativo sui droni di produzione ucraina, incluso il Liutyi). A quanto pare nessuno di loro ha raggiunto gli obiettivi, quali che fossero, e sono stati tutti abbattuti in volo. La caduta dei frammenti o dei droni danneggiati ha provocato qualche incendio nella provincia di Mosca (foto 2), ferito una donna e obbligato alla chiusura di tutti gli aeroporti moscoviti per un paio d’ore. È chiaro dunque che l’attacco, effettuato in pieno giorno e con un modello di drone non particolarmente veloce né sfuggente, è stato sostanzialmente dimostrativo e i motivi di questa dimostrazione sono alla fine sempre gli stessi: dimostrare all’Occidente di essere in grado di colpire il territorio russo, ribaltare per quanto possibile il discorso mediatico di questi giorni, che si sta concentrando non solo sulle trattative di pace ma anche sui problemi interni delle FFAA ucraine, e molto probabilmente obbligare la Russia a una risposta missilistica che porterà a nuove immagini di distruzione e, forse, di vittime civili, per provare a riguadagnare consenso e sabotare i “piani di pace” trumpiani. Piani che, lo abbiamo già detto, sembrano piuttosto campati in aria ma che comunque esistono. Un risultato, però, il raid lo ha ottenuto: le voci russe che criticavano l’idea di negoziare si sono fatte ancora più forti, e forse anche questo era uno degli obiettivi.
https://newsukraine.rbc.ua/news/bober-liutyi-and-valkiriya-how-ukrainian-1715614435.html
Francesco Dall’Aglio