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Fatta salva la necessità di leggere per intero la sentenza è difficile, da parte di chi sostiene la Costituzione, adeguarsi al giubilo che si è levato per salutare la decisione della Corte Costituzionale di chiedere il ritocco di parti (sicuramente significative) della riforma che propone la cosiddetta “autonomia differenziata”.
In sostanza la Corte rimanda il testo al Parlamento accompagnandolo con precisi vincoli di merito ma affidandosi alla stessa maggioranza che lo ha approvato.
Nella contesa tra Regioni (perché di questo si è trattato in sostanza) è emersa una decisione che sicuramente creerà problemi al Governo ma, nel contempo, pone in discussione l’ammissibilità del referendum (e in particolare del quesito che domanda la totale abolizione) il cui svolgimento è stato richiesto da 1.300.000 firme raccolte questa estate da un articolato schieramento nel quale erano presenti partiti politici, sindacati, soggetti associativi di diversa natura.
La corte di Cassazione è adesso chiamata a discutere l’ammissibilità stessa della richiesta prova referendaria che con astuzia è stata collegata dalla maggioranza di destra alla legge di bilancio evitando così la tagliola delle legge costituzionale.
E’ necessario che lo schieramento che ha proposto il referendum si mobiliti immediatamente fornendo scienza giuridica e forza popolare per conseguire l’obiettivo del suo svolgimento puntando sulla abolizione totale dell’articolato.
Egualmente le forze parlamentari del centro-sinistra avrebbero il compito di elaborare un progetto di riforma del titolo V della Costituzione malamente manipolato (ormai il giudizio è di opinione generale) a suo tempo in chiusura della XIII legislatura repubblicana dallo schieramento che sosteneva il governo Amato per inseguire la Lega considerata “una costola della sinistra”.
Un ripensamento andrebbe rivolto anche alle Leggi Bassanini e a quella Del Rio (Province relegate a enti di secondo grado, abolizione di soggetti intermedi, accorpamenti di Authority portuali): in sostanza la riflessione dovrebbe investire il quadro complessivo del sistema delle autonomie inteso nel senso di soggetti di intermediazione dello Stato e non soltanto di soggetti di pura espressione autonomistica.
Il punto prioritario però rimane quello del referendum.
Nel quesito dell’abolizione del disegno sull’autonomia differenziata portato avanti da governo e maggioranza di destra la questione non risiede soltanto nei LEP che riguardano essenzialmente la residualità dello stato sociale, ma materie non soggette al vincolo dello stabilire il livello dei LEP ma molto delicate soprattutto sul terreno economico: commercio estere, banche, ecc,ecc.