Dopo 58 anni di governo del Botswana Democratic Party, le elezioni generali del 30 ottobre 2024 segnano una svolta storica: Duma Boko, leader dell’Umbrella for Democratic Change, trionfa e diventa presidente, aprendo un nuovo capitolo politico per il Botswana.
Lo scorso 30 ottobre ha segnato una data storica per il Botswana, con le elezioni generali che hanno visto la fine di 58 anni di governo del Botswana Democratic Party (BDP) e l’inizio di un nuovo capitolo politico sotto la guida di Duma Boko e l’Umbrella for Democratic Change (UDC). Questa svolta epocale riflette il desiderio di cambiamento di un elettorato stanco di decenni di governo monocolore e desideroso di nuove prospettive per il paese dell’Africa meridionale.
Sin dalla vigilia, gli osservatori erano consapevoli del fatto che queste elezioni avrebbero potuto rappresentare un evento cruciale per il Botswana. Erano in gioco 61 seggi dell’Assemblea Nazionale e 609 seggi dei consigli locali, tutti eletti con un sistema maggioritario a turno unico, e soprattutto l’incarico di presidente, occupato fino a quel momento da Mokgweetsi Masisi (BDP). Con oltre un milione di elettori registrati su una popolazione di circa 2,6 milioni, il voto è stato uno dei più partecipati nella storia recente del paese, a dimostrazione della grande importanza data dalla popolazione a questa tornata elettorale.
Il Botswana, noto per la sua stabilità politica e la solidità delle sue istituzioni democratiche, si è sempre distinto come un esempio positivo nel continente africano. Tuttavia, il calo della domanda globale di diamanti, principale fonte di reddito del paese, ha messo a dura prova l’economia, al punto che crescita economica è scesa al 1% nel 2024, accompagnata da un tasso di disoccupazione in costante crescita, fino a raggiungere un picco del 27%. Questo scenario ha intensificato le richieste di cambiamento, indebolendo fortemente la posizione del partito di governo.
Il Botswana Democratic Party aveva fino a quel momento governato ininterrottamente il paese sin dall’indipendenza nel 1966, consolidando il suo potere grazie a una combinazione di politiche conservatrici e gestione delle risorse naturali, in particolare i diamanti. Quando il Botswana ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna, era uno dei paesi più poveri al mondo. Tuttavia, una pianificazione economica oculata e la scoperta di giacimenti di diamanti nel 1967 permisero al Botswana Democratic Party di garantire servizi efficienti e stabilità politica, con le elezioni si sono tenute regolarmente ogni cinque anni (un caso unico nel contesto africano). Con un PIL pro capite tra i più alti dell’Africa sub-sahariana, pari a oltre 7.000 dollari nel 2023, il Botswana è stato per decenni considerato uno dei paesi meglio amministrati del continente.
Tuttavia, negli ultimi anni, il BDP è stato accusato di corruzione, nepotismo e cattiva gestione economica. cose iniziarono a cambiare intorno al 2008, sotto la presidenza di Ian Khama (2008-2018), il cui mandato è stato tra i più controversi nella storia del Botswana. La sua presidenza è stata segnata da violazioni dei diritti umani, erosione delle libertà civili e scandali di corruzione. La disoccupazione, soprattutto tra i laureati, è aumentata e la disuguaglianza economica è rimasta tra le più alte al mondo.
Ex vicepresidente di Kharma, Masisi vinse le elezioni nel 2018, entrando in conflitto con il suo predecessore. Masisi, infatti, tentò di invertire molte delle politiche impopolari di Kharma, ma, secondo gli analisti, non è riuscito a contrastare efficacemente questi problemi, perdendo il sostegno di ampie fasce della popolazione, soprattutto tra i giovani. Durante la presidenza di Masisi, la pandemia di COVID-19 ha ulteriormente aggravato la situazione economica, portando a un aumento della disoccupazione, della povertà e della criminalità. Masisi fu anche accusato di usare i servizi di intelligence per perseguitare i suoi oppositori, tra cui Khama, che si rifugiò in Sudafrica nel 2021.
I risultati delle elezioni hanno di conseguenza rappresentato una disfatta storica ma prevedibile per il BDP, che è addirittura scivolato al quarto posto tra le formazioni con il maggior numero di deputati, con solo quattro seggi parlamentari, nonostante su scala nazionale abbia superato il 30% delle preferenze (il sistema elettorale del Botswana prevede infatti il first-past-the-post in collegi uninominali in stile britannico). Per un partito che aveva dominato la scena politica per quasi sei decenni, la sconfitta è stata un colpo durissimo. Masisi, riconoscendo l’entità della disfatta, ha rapidamente concesso la vittoria a Boko, garantendo una transizione pacifica del potere.
Dal canto suo, Duma Boko, avvocato per i diritti umani e laureato presso la Harvard Law School, è emerso come leader del Botswana National Front (BNF), un partito che ha dato vita alla coalizione dell’Umbrella for Democratic Change, la quale riunisce diverse forze di opposizione. Boko aveva già partecipato alle elezioni presidenziali del 2014 e del 2019 senza successo, ma la sua determinazione e le sue politiche innovative hanno infine trovato il favore dell’elettorato, come dimostrano i risultati del voto.
Se, in precedenza, l’UDC poteva contare su solamente otto deputati nell’emiciclo di Gaborone, questa volta ha conquistato ben 36 seggi parlamentari, garantendosi una maggioranza di cinque seggi sui 61 scranni elettivi, e oltre il 37% dei consensi popolari su scala nazionale. Questo risultato ha permesso a Boko di diventare il sesto presidente del Botswana, il primo non appartenente al BDP. Nel suo discorso inaugurale, Boko ha dichiarato: “Con ogni fibra del mio essere, farò tutto il possibile per non deludere, consapevole dell’enorme responsabilità affidatami dal popolo di questa repubblica“.
Tra gli altri partiti, il Botswana Congress Party (BCP), precedentemente facente parte dell’UDC, ma fuoriuscito dalla coalizione nel 2022, ha eletto quindici deputati, mentre il Botswana Patriotic Front (BPF), nato nel 2019 da una scissione interna al BDP, ne ha eletti cinque. A completare la composizione dell’emiciclo di Gaborone figurano un deputato indipendente e otto deputati nominati ed ex officio, che includono anche lo stesso presidente Duma Boko, garantendo una solida maggioranza al nuovo partito di governo.
Ufficialmente inaugurato il 1º novembre, il nuovo governo di Boko eredita un paese ricco di risorse naturali ma con gravi sfide economiche e sociali. La dipendenza del Botswana dal mercato internazionale dei diamanti rappresenta infatti un rischio significativo per la stabilità economica, e Boko ha già promesso di diversificare l’economia, sviluppando settori come l’agricoltura e il turismo. Inoltre, Boko ha promesso di riformare il sistema giudiziario, migliorare i servizi sociali e raddoppiare il salario minimo, puntando a ridurre le disuguaglianze economiche e sociali. La creazione di nuove opportunità di lavoro per i giovani sarà una delle priorità di maggior rilievo del suo governo.
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Giulio Chinappi – World Politics Blog