Comitato Politico Nazionale Rifondazione Comunista, 10 e 11 marzo 2018
Pubblicato il 12 mar 2018
OdG unitario
Il CPN del Partito della Rifondazione Comunista invita tutti i compagnie le compagne di rifondazione comunista ad organizzare la partecipazione all’assemblea nazionale del 18 pv, ad organizzare le assemblee territoriali e a dare continuità all’esperienza di Potere al popolo con la sua piena democratizzazione e costruzione a partire dai territori.
Questo testo è stato approvato con 6 astenute/i
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Costruire l’opposizione alle politiche neoliberiste, trasformare la lista Potere al Popolo in un movimento politico e sociale, rafforzare Rifondazione Comunista
Innanzitutto salutiamo con gioia il successo dello sciopero globale delle donne in occasione dell’8 marzo. Il più grande movimento mondiale che giustamente avevamo posto al centro della riflessione nell’ultimo congresso di Spoleto riprende la parola e – a partire dalla lotta contro la violenza di genere – pone il tema del superamento della barbarie patriarcale e liberista in cui oggi è immersa l’umanità.
Salutiamo parimenti positivamente la mobilitazione antirazzista e antifascista che ieri si è svolta a Firenze a seguito dell’assassinio razzista di Idy Diene e che prosegue idealmente la mobilitazione di Macerata.
Le elezioni
Vogliamo innanzitutto ringraziare i compagni e le compagne di Rifondazione Comunista che insieme ad altre migliaia di compagni e compagne hanno reso possibile la presentazione delle liste di Potere al Popolo a livello nazionale, nella regione Lazio come della lista Sinistra per la Lombardia. Non era un risultato scontato, dati i tempi ristretti e il numero esorbitante di firme richieste per la presentazione.
Come sottolineato dalla relazione introduttiva del segretario, i risultati elettorali vedono in primo luogo la sconfitta dei partiti che in modo arrogante avevano impersonato le politiche liberiste e il tentativo di manomissione della Costituzione. I partiti del patto del Nazareno e del governo Monti escono strategicamente sconfitti dalle urne. La sconfitta del Partito Democratico di Renzi e più in generale della classe dirigente del centrosinistra e dello stesso Berlusconi è certamente un fatto positivo. Che i responsabili di politiche antipopolari che si preparavano al governo di “larghe intese” escano fortemente ridimensionati non può che farci piacere.
Noi però non possiamo gioire. L’orrenda propaganda xenofoba della Lega, che ha assunto un profilo con più di una superficie di contatto con quanto proposto da Trump negli USA, ha sfondato anche perché si è potuta presentare come sociale e popolare grazie a un PD forsennatamente neoliberista. Cosi come dobbiamo prendere atto che non è stata una nuova sinistra radicale a incarnare il desiderio di rottura ma un partito come il Movimento 5 Stelle, che è stato percepito come lo strumento più efficace per farla finita con i responsabili della crisi sociale che vive il nostro paese. Anche se ha raccolto tanti voti di sinistra, il M5S ha tenuto su temi fondamentali come l’immigrazione un profilo ambiguo e a volte simile a quello dei leghisti. In assenza di una proposta di sinistra forte e di rottura col passato, il malcontento non poteva che andare in altre direzioni. Il risultato di LeU conferma ciò che sosteniamo e cioè che solo una sinistra nuova e radicale poteva chiamare a raccolta i giustamente delusi e arrabbiati. Non potevano essere i leader del centrosinistra defenestrati da Renzi i campioni della rinascita della sinistra così come la prospettiva non poteva certo essere la ricostruzione del centro sinistra. Lo abbiamo ripetuto in tutte le lingue, inascoltati.
Con Potere al popolo abbiamo fatto una scelta etica e politica coraggiosa che sapevamo difficilissima. Il risultato di PaP deve a nostro avviso essere guardato da due diverse angolazioni.
Il risultato elettorale è negativo. Questo risultato deludente non è dovuto solamente alla ristrettezza di tempi e risorse finanziarie o all’oscuramento mediatico che ha subito la lista. Questi fattori presenti e rilevantissimi si sono accompagnati con limiti di iniziativa e di autoreferenzialità che non hanno permesso di esprimere appieno il progetto politico che pure stava alla base della costruzione della lista. Questo dato elettoralmente insufficiente parla però di una incapacità e di una immaturità nel dispiegare il progetto politico di Potere al Popolo, non di un fallimento dello stesso.
Il risultato di aggregazione e di entusiasmo che si è creato attorno alla lista è invece un fattore assai positivo. Il processo di costruzione della lista di Potere al Popolo e successivamente la campagna elettorale, pur nella sua brevità, ha visto un significativo allargamento del tessuto militante impegnato nella lotta politica. Si tratta di un allargamento non solo quantitativo ma qualitativo perché ha coinvolto in modo significativo giovani alla prima esperienza politica e perché ha permesso un primo lavoro comune tra militanti formatisi in diversi percorsi di conflitto e mutualismo ed appartenenti a diverse organizzazioni politiche. Così come l’appello al voto lanciato da Citto Maselli evidenzia un’attenzione alla lista da parte di significativi strati intellettuali come pure quello degli ambientalisti e urbanisti promosso da Edoardo Salzano. La stessa manifestazione di Macerata, sia per il percorso che ha permesso la sua convocazione che nel suo dispiegarsi concretamente, ne è testimonianza viva. La nostra positiva risposta alla proposta lanciata a novembre dalle compagne e dai compagni dell’Ex Opg Occupato–Je so pazzo ha consentito di aprire un processo che ha suscitato energia e entusiasmo.
In sintesi, mentre la sinistra moderata nelle sue diverse accezioni subisce una sconfitta strategica, il risultato di Potere al Popolo segnala una potenzialità da inverare attraverso un suo deciso miglioramento in termini di democratizzazione, allargamento, valorizzazione dell’elemento plurale che è alla base della sua costruzione.
Costruire l’opposizione alle politiche liberiste.
L’obiettivo immediato su cui strutturare il lavoro politico è quello della costruzione dell’opposizione alle politiche liberiste che continuano a fare danni, come dimostra anche il negativo accordo interconfederale firmato nei giorni scorsi CGIL-CISL e UIL e Confindustria. Le elezioni hanno determinato un quadro di aspettative che dobbiamo – dall’opposizione – interpretare e sviluppare. Dalla richiesta dell’abolizione del pareggio di bilancio in Costituzione all’abolizione della Fornero, dalla richiesta di realizzazione immediata di un reddito minimo garantito alla raccolta di firme lanciata da LIP – Scuola della Costituzione sulla proposta di una radicale riforma della scuola che ribalti il paradigma alla base delle controriforme messe in atto negli ultimi decenni.
Le mobilitazioni delle donne come quelle antifasciste e antirazziste rappresentano un positivo punto di partenza che dobbiamo però allargare, coinvolgendo il mondo del lavoro nel suo complesso, così come dobbiamo strutturare un lavoro di mobilitazione unitaria sulle proposte sopra richiamate.
Trasformare la lista nel movimento politico e sociale Potere al Popolo.
Occorre valorizzare gli elementi positivi che abbiamo verificato nel corso della campagna elettorale, realizzando al meglio le premesse insite nella nascita della lista. Questi non devono andare dispersi dopo il voto e costituiscono il terreno su cui lavorare portando avanti l’impegno contenuto nel “manifesto” della lista di costruire “un movimento popolare che lavori per un’alternativa di società ben oltre le elezioni”: “Noi vogliamo unire la sinistra reale, quella invisibile ai media, che vive nei conflitti sociali, nella resistenza sui luoghi di lavoro, nelle lotte, nei movimenti contro il razzismo, per la democrazia, i beni comuni, la giustizia sociale, la solidarietà e la pace (…) Un movimento di lavoratrici e lavoratori, di giovani, disoccupati e pensionati, di competenze messe al servizio della comunità, di persone impegnate in associazioni, comitati territoriali, esperienze civiche, di attivisti e militanti, che coinvolga partiti, reti e organizzazioni della sinistra sociale e politica, antiliberista e anticapitalista, comunista, socialista, ambientalista, femminista, laica, pacifista, libertaria, meridionalista che in questi anni sono stati all’opposizione e non si sono arresi”.
Dobbiamo quindi rilanciare con forza il progetto politico e sociale di una sinistra radicale, popolare, antiliberista e anticapitalista alternativa rispetto a tutti i poli esistenti. Questo progetto politico che ha un carattere processuale, dovrà concretizzarsi anche nelle prossime elezioni amministrative. Qui dovremo operare per presentare liste che non potranno essere contrassegnate da un unico simbolo definito su base nazionale ma – situazione per situazione sulla base delle diverse esperienze – dovranno porsi l’obiettivo di aggregare il complesso delle forze antiliberiste presenti sul territorio. In tale contesto vanno valorizzate le esperienze delle “Città in comune” e dei diversi percorsi che hanno caratterizzato la costruzione di alternativa di sinistra aperte a forze politiche, sociali e di movimento.
Per questo l’esperienza di Potere al Popolo deve proseguire il proprio percorso dopo le elezioni – a partire dall’assemblee territoriali e dall’assemblea nazionale del 18 p.v. – trasformandosi in un movimento politico e sociale, superando i limiti che si sono rilevati in questa campagna elettorale. Occorre dar vita ad un quarto polo, ad un processo ampio, democratico e plurale che, a partire da coloro che sono stati protagonisti sui territori della campagna elettorale, dal mondo intellettuale che ha sostenuto la lista, aggreghi il complesso delle forze antiliberiste e anticapitaliste presenti nel paese. Non si tratta di fare un nuovo partito o di sciogliere i partiti esistenti ma di costruire una soggettività politica che, in forme democratiche e partecipate, sappia valorizzare pienamente tutte le esperienze di militanza e impegno che si pongono sul terreno dell’alternativa e ne sappia attrarre e sviluppare di nuove. Un processo basato sulla partecipazione diretta di chi aderisce, che si definisca a partire dai punti fondamentali su cui abbiamo svolto la campagna elettorale e che sia costitutivamente plurale e democratico e quindi rispettoso delle diverse appartenenze politiche, sociali e culturali. In questo progetto e su queste basi, è possibile porsi l’obiettivo di coinvolgere tanti compagni e compagne così come altre soggettività della sinistra a partire dall’Altra Europa, dalle Città in Comune e dalle liste e esperienze locali che non hanno preso parte direttamente a Potere al Popolo, ma che sono interessate alla costruzione di un’alternativa ai poli esistenti e ad una prospettiva comune anche in chiave europea. Dentro il processo pur rapidissimo di Potere al Popolo abbiamo dimostrato che su una base politico-programmatica chiara e con metodo democratico è possibile unire le forze della sinistra, le stesse formazioni comuniste con esperienze di lotta, conflitto, mutualismo.
Occorre cioè aprire la fase del movimento politico e sociale che intrecci riflessione sui contenuti e sulle forme dell’agire politico con una campagna di massa che noi proponiamo di sviluppare sui temi sopra richiamati a partire dalle questioni del lavoro.
Rafforzare Rifondazione Comunista
A chi ci ha ripetuto mille volte che lo scioglimento di Rifondazione Comunista sarebbe la condizione per ricostruire la sinistra possiamo con orgoglio rispondere che senza la nostra organizzazione e la tenacia delle sue e dei suoi militanti non ci sarebbe stata la presentazione di una lista della sinistra alternativa a livello nazionale come nelle regionali di Lazio e Lombardia. Rifondazione Comunista è stata decisiva per la possibilità di presentare le liste di Potere al popolo e per la costruzione di una campagna elettorale dal basso sui temi fondamentali del lavoro, della giustizia sociale e della difesa dei beni comuni. La struttura organizzativa, il tessuto militante e la cultura politica di Rifondazione Comunista si sono confermati, pur con tutti i nostri limiti, come strumento fondamentale per la costruzione di una proposta politica antiliberista e anticapitalista nel paese.
Il ruolo di Rifondazione Comunista non è però solo un pur importante ruolo organizzativo. La nostra ragion d’essere consiste nell’affermazione della prospettiva della rifondazione comunista, del superamento del capitalismo, della trasformazione in senso socialista. Questa nostra prospettiva, la nuova situazione determinata dalla possibilità di costruire Potere al Popolo in movimento politico, la consapevolezza degli elementi di fragilità che caratterizzano la nostra organizzazione ci chiedono quindi un deciso salto di qualità nella cura politica e organizzativa del partito.
A nostro parere questa cura deve assumere tre linee di riflessione e azione.
In primo luogo la ridefinizione del ruolo storico di un partito comunista nel nostro paese. Decidiamo quindi di aprire una fase di riflessione politico – teorica sui “fondamentali”anche a partire da alcune intuizioni già avanzate in sede congressuale. Si tratta di aprire un percorso di riflessione che coinvolga il corpo del partito come l’intellettualità marxista anche utilizzando il fatto che nel 2018 cade il bicentenario della nascita di Karl Marx. Vogliamo usare questa scadenza per una riflessione non rituale.
In secondo luogo dobbiamo definire meglio gli obiettivi ed il ruolo politico del partito nel nuovo contesto politico e sociale che ci consegnano le elezioni, sia sul piano generale che nel nuovo contesto dato dalla nostra partecipazione a Potere al Popolo.
In terzo luogo dobbiamo porre mano ad una profonda rivisitazione della nostra organizzazione per razionalizzarne il funzionamento, migliorarla e renderla pienamente fungibile
Il CPN dà quindi mandato alla Direzione Nazionale di definire entro il mese di marzo un piano di lavoro su questi nodi teorici, politici ed organizzativi al fine di dar corso entro l’estate ad un primo appuntamento di realizzazione concreta.
Documento approvato con 58 voti favorevoli, 15 contrari e 13 astenuti
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ODG: Il nodo dell’Europa
I risultati delle elezioni politiche del 4 marzo 2018 dimostrano che la questione europea è centrale nella comprensione dell’orientamento espresso dagli elettori italiani e in particolare dalle classi subalterne. Al contempo, all’interno della sinistra in Europa è in corso un acceso dibattito inerente al posizionamento da assumere nei confronti della integrazione europea economica e valutaria.