di Maurizio Guccione

Mafia e antimafia, lotta per la legalità, morti ammazzati: giudici, forze dell’ordine, giornalisti. Una frase che sappiamo essere uno spaccato della storia di questo Paese, della storia d’Italia. Una frase che abbiamo vissuto e per chi non l’ha vissuto direttamente, ne ha almeno sentito parlare o letto ampiamente sui giornali o in qualche occasione commemorativa. A Lucca si è tenuta ( e si sta tenendo) un’importante iniziativa  dell’”Istituto comprensivo Lucca 3” che ha messo le ali a un progetto denominato “Scuola di legalità”. A realizzarlo la dirigente Elisabetta Giannelli, la responsabile del progetto legalità Giuliana Petrini, la referente Leonarda Giannone e la responsabile della biblioteca Graziella Ortugno. Quattro donne che hanno mosso un interesse  partecipato e stimolante. Il filo conduttore, quello appunto della legalità, si è snodato attraverso quattro appuntamenti, diversi e uguali, uniti  dalla ricerca della conoscenza. E la storia di questa ricerca parte da un evento tragico, ovvero l’uccisione da parte della mafia di Peppino Impastato, avvenuta a Cinisi (Palermo) nella notte tra l’8 e il 9 maggio 1978. Un fatto che merita – ed è un’esortazione – di essere conosciuto e approfondito, senza fermarsi alla pur bella rappresentazione cinematografica de “I cento passi”,  per esempio con una visita alla Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato di Cinisi, luogo dove Peppino ha iniziato la sua importante e convinta lotta contro la mafia. Il calendario delle iniziative di Lucca ha preso il via lo scorso 5 marzo con una particolare, intensa mostra delle opere di Pino Manzella, artista e amico di Peppino. E’ stata poi la volta dell’incontro con Giovanni Impastato, il fratello di Peppino, che a una vasta platea – presenti  moltissimi giovani –  ha raccontato il suo libro “Oltre i cento passi” con illustrazioni di Vauro Senesi (Piemme, 2017 – pagg 203). La storia della famiglia Impastato è qui, in questo libro. Una pubblicazione che non si può recensire superficialmente. Perché sarebbe la riduzione di un vissuto, della tenacia, della lotta, del coraggio che dopo l’assassinio di Peppino la madre e il fratello aiutati da un  gruppo di amici di Cinisi, hanno continuato a mantenere vivi. Ma il libro di Impastato, invece, si può e si deve recensire nel miglior modo: leggendolo. Si vede, si sente dalle parole di Giovanni Impastato che cosa vuol dire lotta alla mafia. Si comprende che cosa ha significato essere i figli e la moglie di un uomo – loro padre, marito – affiliato alla cupola mafiosa di Cinisi. E si comprende, si deve comprendere, che cosa ha rappresentato negli anni Settanta, da parte di Peppino Impastato, abiurare quel mondo, quella “montagna di merda” rappresentata appunto dalla mafia. L’iniziativa dell’Istituto comprensivo Lucca3, prevede ancora due momenti: il 23 marzo alle 18 (Scuola media Carlo Del Prete) con il professor Alberto Vannucci dell’Università di Pisa, una lezione magistrale su “La corruzione a norma di legge e la corruzione popolare”;  il 23 maggio (ore 18 sempre alla scuola media Carlo Del Prete) con lo scrittore Giampaolo Simi che parlerà del suo ultimo libro “La ragazza sbagliata” (Sellerio, 2017- pagg.400).

La storia della mafia in Italia, lo sappiamo ma lo ribadiamo, è una storia lunga nel tempo, che ha affondato la sua forza nella convivenza con alcuni pezzi dello Stato; che durante il fascismo si è nutrita ed ha fornito la propria mano d’opera  al regime, con ogni forma di repressione. Conosciamo i nomi dei giudici e degli uomini delle forze dell’ordine che hanno provato a combatterla rimanendone vittime. E conosciamo ancora oggi gli uomini di legge che lavorano per scoprire certi legami (il processo sulla trattativa Stato-mafia ne è l’esempio tangibile); tuttavia l’impegno di ciascuno di noi, attraverso la presenza nei luoghi di lavoro – a ogni livello –  non deve cessare perché oggi sappiamo di quale mutazione la mafia è stata capace e potrebbe tornare a esserlo, con un radicamento che parla di infiltrazioni  nel centro e nel nord Italia, con il riciclaggio del denaro, con la gestione più o meno indiretta nella vita delle pubbliche amministrazioni. La voglia di non abbassare la guardia ce la forniscono non solo i giudici ma le persone come Giovanni Impastato, Pino Manzella, i molti e molti siciliani onesti che non si vogliono arrendere e che parlano, tutti i giorni, di una piaga difficile da curare ma non impossibile. Fare una visita alla Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato (casamemoria.it), serve proprio a questo: a capire, a sentire quella forza di combattere, a lottare per la legalità. Il merito di una scuola, quella del comprensivo Lucca 3, è stato proprio  dare spazio e voce alla legalità, attraverso l’incontro tra i giovani studenti e il mondo che gira loro attorno: formare, informare, conoscere, ascoltare, creare occasioni  affinché i giovani non si arrendano, esattamente in nome della legalità. Ecco la rivoluzione che possiamo e dobbiamo imbastire. Ogni giorno.

Di Maurizio Guccione

Ha svolto attività sindacale nella Cgil negli anni Novanta, nel comparto sanità. Ne è uscito volontariamente perché sostiene che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare” e quel mare si stava intorbidendo. E’ stato iscritto al Pci, Rifondazione Comunista e al PdCI: rimane fedele a quelle idee, mantenendo quale stella polare Antonio Gramsci, la Resistenza e la Costituzione anche in assenza di una tessera in tasca. Giornalista pubblicista , ha collaborato con i quotidiani toscani, una tv privata e con la rivista dell’Università di Pisa “Scienza e Pace”. Ha scritto quattro raccolte di poesie e altre ne pubblicherà se le giornate saranno meno frenetiche (“…nemmeno dentro il cesso possiedo un mio momento…” di F. Guccini). Lavora nella sanità pubblica, ormai sempre meno pubblica e giusta.

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