Non entro nel merito di quello che ha scritto Michele Serra: non mi interessa. Non lo leggo da tempo e non comincerò certo adesso, neppure per il gusto di parlarne male. Da quello che intuisco, leggendo i vostri commenti in rete, pare che abbia scritto una cosa violentemente e volgarmente di destra. Non mi stupisce. Non conosco personalmente Serra, ci siamo incrociati qualche volta, quando io facevo un altro mestiere e lui era già famoso, ma allora partecipavamo di un comune milieu, come diciamo noi che abbiamo fatto il classico. Immagino che oggi sia affetto da una certa dose di narcisismo – succede a noi che scriviamo tanto – e certo tutto questo parlare di lui gli sta procurando un gran godimento.

Però davvero a me non interessa Serra, vorrei capire come siamo finiti qui, Serra, io e tanti di voi: perché questo è un problema di tutti noi, donne e uomini di sinistra. E non pensiamo di rifarci una verginità lanciando strali contro il Serra di turno. Così come renzi non è la causa del suicidio della sinistra italiana, ma siamo noi che tanto abbiamo fatto – e tanto non fatto – per arrivare a questo punto e abbiamo dilapidato il patrimonio politico e culturale che ci avevano lasciato donne e uomini di ben altro spessore.

Noi siamo i protagonisti di questa discesa. Mentre la vivevamo non ce ne rendevamo conto, in fondo erano solo piccoli passi, la discesa ci sembrava impercettibile. Camminavamo tutti insieme, eravamo sicuri che quella fosse la direzione giusta. Adesso però ci siamo girati indietro e ci siamo resi conto, con angoscia e con sgomento, di quanto siamo scesi in basso, vediamo da dove siamo partiti, una cima ormai lontanissima e quella dolce discesa ora ci appare una salita inaffrontabile, tanto più che molti preferiscono andare avanti e continuano a scendere. Questo è il dramma di alcuni di noi: non sappiamo cosa fare e non possiamo far altro che stare fermi. Non vogliamo più continuare a scendere e siamo troppo scoraggiati per tornare indietro e affrontare la fatica di salire.

Abbiamo idee molto diverse sul motivo e sul momento in cui abbiamo cominciato questa inesorabile caduta: abbiamo litigato spesso su questo e francamente non mi importa tornarci sopra. Così come a questo punto non mi appassiona capire se sia stata una decisione che abbiamo preso da soli o se siamo stati spinti a farlo. So però che è stato un tragico errore, di cui siamo i soli responsabili, il fatto che abbiamo smesso di studiare; abbiamo pensato che fosse una perdita di tempo, che fosse più importante fare. E’ la nostra ignoranza che ci ha spinto così in basso e studiare sarà l’unico strumento che permetterà a una nuova generazione di donne e di uomini di sinistra, quando noi finalmente ci saremo tolti di mezzo, di cominciare a salire.

 

 

se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…

Di Luca Billi

Luca Billi, nato nel 1970 e felicemente sposato con Zaira. Dipendente pubblico orgoglioso di esserlo. Di sinistra da sempre (e per sempre), una vita fa è stato anche funzionario di partito. Comunista, perché questa parola ha ancora un senso. Emiliano (tra Granarolo e Salsomaggiore) e quindi "strano, chiuso, anarchico, verdiano", brutta razza insomma. Con una passione per la filosofia e la cultura della Grecia classica. Inguaribilmente pessimista. Da qualche tempo tiene il blog "i pensieri di Protagora" e si è imbarcato nell'avventura di scrivere un dizionario...

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