L’esercitazione Noble Partner 2018 della NATO ha preso il via in Georgia l’1 agosto e durerà fino al 15 agosto. Più di 3.000 militari provenienti da 13 paesi membri e partner partecipano a questo evento addestrativo che si tiene vicino ai confini della Russia. Sono coinvolte un totale di 140 mezzi militari. Mosca considera queste attività come una chiara provocazione. L’esercitazione è ovviamente un segnale del forte sostegno della NATO all’adesione della Georgia all’alleanza. Noble Partner sta gettando benzina sul fuoco, poiché le tensioni stanno già aumentando nella regione del Mar Nero. La Russia è preoccupata [entrambi i link in inglese] per la politica aggressiva e provocatoria della Georgia.

Il 6 agosto, il primo ministro russo Dmtrij Medvedev ha avvertito che l’adesione alla NATO da parte della Georgia potrebbe innescare un “orribile conflitto”. Questa affermazione è stata fatta in un’intervista [in inglese, obbligatorio l’abbonamento] al quotidiano russo Kommersant alla vigilia del decimo anniversario della Guerra Russo-Georgiana. Il presidente russo Vladimir Putin aveva precedentemente avvertito l’alleanza riguardo alla mossa, sottolineando che avrebbe portato a conseguenze non specificate. Questo riporta alla mente gli eventi accaduti esattamente dieci anni fa.

Nelle prime ore del mattino dell’8 agosto 2008, pesanti combattimenti scoppiarono a Tskhinvali, la capitale, che si diffusero in altre parti dell’Ossezia del Sud. La Georgia aveva violato un accordo di pace del 1992 e aveva aperto il fuoco sulle forze di pace russe. L’attacco causò gravi distruzioni e vittime civili. In risposta all’aggressione della Georgia, le forze russe attraversarono il confine l’8 agosto per liberare l’Ossezia del Sud dalla forza d’invasione e per salvare i suoi stessi soldati.

L’indagine dell’UE che ne è seguita ha confermato che è stata la Georgia ad avviare la guerra. La missione di inchiesta guidata dalla diplomatica svizzera Heidi Tagliavini comprendeva più di 20 esperti politici, militari, di diritti umani e di diritto internazionale, che hanno prodotto oltre 1.000 pagine di analisi [file .pdf in inglese], documenti e testimonianze che indicavano che la guerra era stata scatenata dalle truppe georgiane che avevano attaccato l’Ossezia del Sud e le forze di pace russe per ordine dell’allora Presidente della Georgia, Mikheil Saakashvili.

Il rapporto afferma che la guerra è iniziata “con un massiccio attacco d’artiglieria georgiano”. Il documento afferma chiaramente che “non c’era un attacco armato in corso da parte della Russia prima dell’inizio dell’operazione georgiana… Le affermazioni georgiane di una presenza su vasta scala di forze armate russe in Ossezia del Sud prima dell’offensiva georgiana non potevano essere provate. Non si può inoltre verificare che la Russia stesse per compiere un attacco così importante”.

Le truppe russe non avanzarono su Tbilisi, anche se avrebbero potuto farlo facilmente, poiché l’esercito georgiano era in fuga. La risposta russa fu proporzionalmente appropriata, perché l’obiettivo di Mosca era prevenire una guerra più grande e porre fine allo spargimento di sangue e alla sofferenza umana. Una missione di mantenimento della pace era l’unico modo per farlo. Il conflitto venne mediato dal presidente francese Nicolas Sarkozy e un accordo di cessate il fuoco venne raggiunto il 12 agosto. La Russia ha riconosciuto l’indipendenza dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud dalla Georgia il 26 agosto.

Nove mesi di duro lavoro hanno portato la missione dell’UE alla conclusione che è stata la Georgia a dare il via alla guerra. Ma da allora è stata condotta una guerra di informazione con l’intenzione di dipingere [in inglese] la Russia come l’aggressore o la nazione che “ha provocato gli eventi”.

Poco dopo la “breve guerra”, la NATO ha accettato l’ammissione della Georgia, che condivide un confine con la Russia. Se la Georgia si unirà all’alleanza, la NATO sarà coinvolta nella disputa territoriale che coinvolge le regioni separatiste dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia. Secondo i principi dell’allargamento della NATO, un paese con conflitti territoriali instabili non può aderire all’alleanza. Il recente vertice del blocco ha dimostrato la sua disponibilità a chiudere un occhio su questa violazione delle sue stesse regole. Durante il vertice del 11-12 luglio, la NATO ha riaffermato il proprio impegno ad ammettere la Georgia. Gli Stati Uniti sostengono fortemente [in inglese] la sua offerta. Appena sei giorni prima dell’evento, il Rappresentante Permanente degli Stati Uniti presso la NATO Kay Bailey Hutchison ha rilasciato una dichiarazione speciale [in inglese] in cui sottolineava il sostegno degli Stati Uniti alle aspirazioni della Georgia di unirsi al blocco.

È generalmente accettato all’interno della NATO che, poiché la Georgia detiene lo status di partner privilegiato, non ha nemmeno bisogno di un piano di azione per l’adesione (MAP) come gli altri aspiranti. I sostenitori dell’adesione tramite “corsia preferenziale” della Georgia affermano che la partecipazione del paese al Piano Nazionale Annuale e al Pacchetto Sostanziale NATO-Georgia [in inglese] (SNGP) è sufficiente per garantire l’adesione. Il Segretario Generale della NATO Jens Stoltenberg ritiene [in inglese] che “la Georgia abbia tutti gli strumenti pratici per diventare un membro”. L’Assemblea Parlamentare della NATO (AP) ha riaffermato [in inglese] il suo incrollabile sostegno all’integrazione euro-atlantica della Georgia. Dopotutto, le forze georgiane in Iraq e in Afghanistan erano i più grandi contingenti non NATO, facendo sembrare insignificanti quelli della maggior parte dei membri della NATO.

Gli Stati Uniti considerano questa nazione un alleato utile situato in una regione strategicamente importante. Gli Stati Uniti e la NATO pianificano di aumentare la loro presenza militare in Afghanistan. La Georgia potrebbe svolgere un ruolo cruciale nel fornire le proprie forze, se le spedizioni fossero trasportate via terra dal porto georgiano di Poti sul Mar Nero a Baku, quindi attraversando il Mar Caspio ad Aqtau, Kazakistan, prima di essere trasferite via terra attraverso l’Uzbekistan in Afghanistan. La Georgia è il collegamento tra i campi petroliferi nel Mar Caspio e i mercati in Turchia e in Europa, evitando così la Russia. Fornisce inoltre la via di trasporto più breve tra Europa e Asia per esportare gas e petrolio. Un conflitto armato degli Stati Uniti con l’Iran è una possibilità. Ci vogliono solo poche ore per volare verso qualsiasi destinazione in Medio Oriente dalla Georgia.

Tbilisi sta riflettendo [in inglese] su una strategia accelerata di adesione alla NATO. Un approccio rapido è stato recentemente proposto dal think tank Heritage Foundation basato a Washington. La sua proposta [in inglese] afferma che alla Georgia potrebbe essere concessa l’adesione escludendo temporaneamente i territori separatisti dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud dalla garanzia di sicurezza di cui all’articolo 5 della NATO. L’articolo 6 del Trattato, che definisce territori specifici all’interno di una data nazione, potrebbe essere modificato per escludere l’Ossezia del Sud e l’Abkhazia. Ufficialmente, l’adesione sarà presentata come una misura temporanea che durerà fino a quando il “territorio internazionalmente riconosciuto verrà ristabilito con mezzi pacifici e diplomatici”.

Dal punto di vista di Mosca, le repubbliche separatiste dell’Abkhazia e dell’Ossezia del Sud sono stati indipendenti e alleati con una presenza militare russa sul loro territorio. La Russia è impegnata nella loro difesa in caso di attacco. Se un membro a pieno titolo della NATO pensa che quelle repubbliche siano effettivamente parte del proprio territorio nazionale, è probabile un conflitto. Tenere esercitazioni, costruire infrastrutture militari, fornire armi e difendere l’adesione alla NATO della Georgia sono tutti passi provocatori che possono facilmente innescare un tale scontro. Il governo russo ha avvertito delle conseguenze. Il Primo Ministro Dmitrij Medvedev ha definito la linea rossa che non deve essere superata. Ha dichiarato inoltre che la Russia è pronta a normalizzare le relazioni e rilanciare i legami economici. Tbilisi deve fare la sua scelta.

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