Due settimane fa, durante una seduta del Parlamento Europeo, un deputato belga, Guy Verhofstadt, ha fatto un intervento rigoroso, un’analisi storica precisa e da brivido sulla deriva della nostra Italia, nell’ultimo ventennio.
Il suo è stato un intervento di quasi dieci minuti, fatto volutamente in italiano (eccellente, pur con qualche comprensibilissimo errore), evidentemente con l’obiettivo di inquadrare la triste accusa che avrebbe rivolto alla fine a Giuseppe Conte.
E cioè quella di essere un burattino nelle mani di Salvini e di Di Maio. Non voleva limitarsi ad offenderlo, ma offrire una riflessione a tutti gli italiani. Io, infatti, mi sono vergognato di essere nato in Italia ed ho provato pena per quella amara scena. Basta sentir parlare Conte per notare che non dice mai niente ma si arrampica tristemente sugli specchi.
Successivamente, mi è capitato di leggere commenti all’accaduto su uno di questi social, francamente non ricordo neppure quale fosse. In particolare mi ha lasciato allibito, se non sconvolto, il post istintivo, superficiale e pedestre di una tipa che commentava quell’intervento così puntuale.
Questa fine analista politica, come tanti altri, lo so bene, si soffermava solo ed esclusivamente su aspetti estetici che riguarderebbero quel deputato. I suoi capelli unti, la giacca troppo corta ed altre amenità del genere. Sono certo che non ha provato neppure minimamente ad ascoltare, se non addirittura a capire, quello che stava dicendo Verhofstadt.
E purtroppo questo è lo specchio della nostra epoca. Si valuta tutto solo ed esclusivamente dal punto di vista estetico, da come appare, da come sembra, dalle prime impressioni epidermiche che ci trasmette. Nessuno si sofferma ad analizzare, ad approfondire, a capire quello che viene detto.
Continuiamo così, facciamoci del male !
se avete tempo e voglia, qui trovate quello che scrivo…