Lunedì prossimo il re scioglierà le camere e gli spagnoli saranno chiamati alle urne per il voto anticipato già il 10 novembre, per la quarta volta in 4 anni. Un disastro per la politica spagnola e in particolare per la sinistra, frutto del mancato accordo tra PSOE di Sanchez e Podemos al termine di un tira e molla durato mesi, dove la mancata apertura dei socialisti all’ipotesi di un vero e proprio governo di coalizione (ipotesi nei fatti senza precedenti per la politica spagnola) ha posto la pietra tombale sulla possibilità di veder nascere un governo composto dal blocco delle sinistre. All’ultimo appello alla trattativa giunto dalle fila di Unidos Podemos, il PSOE aveva ribattuto con la sua ultima contro-proposta in cui proponeva alla formazione di Iglesias un governo monocolore ma senza offrirgli incarichi nel Consiglio dei Ministri. Ed è proprio questo uno dei motivi, secondo gli analisti, che hanno portato Podemos a rifiutare un accordo: “Vuol essere primo ministro in cambio di nulla, non credo che questa sia la cosa più ragionevole”, ha incalzato Iglesias. In base all’articolo 99 della Costituzione vi erano due mesi per formare un nuovo governo dopo il fallimento del primo voto d’investitura, avvenuto il 23 luglio. Ormai rimane tempo solo fino alla mezzanotte del 23 settembre per dare fiducia ad un nuovo governo. Passata questa scadenza, le Camere verranno sciolte e saranno convocate nuove elezioni.