La sentenza della Corte Costituzionale sul suicidio assistito di DJ Fabo è un atto di civiltà, di solidarietà umana e anche di giustizia sociale. Essa tocca un momento ed un tema tremendo, quando una malattia inesorabile e priva di alternative produce solo dolore e distruzione nella vita di una persona. Allora, se la coscienza decide che questa sofferenza debba finire e la dignità della persona colpita dal male fa la sua ultima suprema affermazione, allora bisogna solo inchinarsi di fronte a quella scelta e aiutarla.
Questo dice la misericordia degli esseri umani e con coraggio la nostra suprema Corte lo ha riconosciuto, supplendo così alla pavidità di una politica che non ha voluto legiferare su questo tema, a differenza della politica del passato, che seppe decidere su divorzio ed aborto.
La destra,di fronte a questa sentenza, ha mostrato ancora una volta tutta la ferocia di quelli che chiama i suoi valori e che in realtà sono pregiudizi ottusi, ipocriti e classisti. Hanno parlato di suicidio di stato, come se lo stato dovesse obbligare ad uccidersi. Questa argomentazione non è nuova, è la stessa che usarono contro il divorzio e l’aborto. La destra non solo vuole proibire, ma vuole impedire allo stato di assistere. Ribaltando la realtà essa chiama suicidio di stato, divorzio di stato, aborto di stato, il fatto che il sistema pubblico aiuti le persone in grande o estrema difficoltà. Perché i ricchi ed i potenti possono sempre pagare per farcela. Quando il divorzio era illegale chi poteva permetterselo si faceva annullare il matrimonio dal tribunale ecclesiastico. Le donne ricche abortivano in cliniche all’estero, quelle povere con le mammane. La legge di uno stato civile che voglia realizzare l’eguaglianza reale deve fare esattamente il contrario di ciò che la destra vuol proibire lamentandolo come una intrusione nei valori e nella vita delle persone.
Lo stato deve garantire con gli strumenti pubblici l’eguaglianza nei diritti. Anche quello di por termine a sofferenze che possono solo peggiorare e non hanno alternativa. Questa espressione suprema della dignità umana deve avere il sostegno dello stato. Non è dunque un suicidio di stato, ma uno stato democratico e sociale che garantisce a tutte e tutti lo stesso diritto, anche di fronte al dolore ed alla morte.
Si faccia una legge che assista le persone anche di fronte alla morte, questo è lo stato sociale che incontra la misericordia umana. Quanto alla Chiesa, ancora una volta si deve ricordare che i principi religiosi sono principi privati, e che la moralità del pubblico è garantire a tutti di poter davvero scegliere. Poi la coscienza e solo la coscienza delle persone deciderà e in questo, solo in questo, la Chiesa potrà farsi valere.

Giorgio Cremaschi Fb

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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