Hirak ad Algeri
Francesco Cecchini
Il prossimo 12 dicembre si svolgeranno in Algeria le elezioni presidenziali. I 5 candidati sono gli ex primi ministri Abdelmadjid Tebboune e Ali Benflis, lex ministro della cultura Azzedine Mihoubi, lex ministro del turismo Abdelkader Bengrine e El Motakbel, Abdelaziz Belaid. Allinizio i candidati erano 23 ma poi sono rimasti solo 5 perchè 18 non sono riusciti a raccoglier almeno 50 mila firme in almeno 25 delle 48 province del paese, come previsto dalla leggere elettorale. Lex presidente Bouteflika si dimise lo scorso 2 aprile dopo 20 anni al potere, grazie al movimento di protesta denominato Hirak. Questo movimento ha iniziato a scendere in piazza il 22 febbraio scorso per protestare contro la candidatura del presidente Bouteflika al suo quinto mandato, insieme a una parte della classe politica e militare che ha dominato il paese per decenni. Abdelkader Bensalah, il presidente della camera alta del parlamento, è subentrato ad aprile a Bouteflika come presidente ad interim, sotto la pressione del capo di stato maggiore Ahmed Gaïd Salah, ma le proteste sono comunque continuate. LAlgeria aveva annullato il voto presidenziale per le proteste diffuse precedentemente programmate per il 18 aprile, mentre il 4 luglio scorso, sono state annullate a causa della mancanza di candidati.
Tutto ciò è ampiamente contestato in Algeria, soprattutto dal movimento di protesta Hirak, che vede contnuità con il regime di Bouteflika.
Parallellamente alla contestazione, come recentemente denunciato da Amnesty International, vi è laumento della repressione nei confronti delle proteste, che ha dato luogo ad arresti di massa, sgomberi di manifestazioni pacifiche e procedimenti giudiziari nei confronti di decine di attiviste e attivisti.
E’ prevedibile che il 12 dicembre vi sarà una scarsa affluenza alle urne e che dopo l’hirak continuerà. In Algeria il vero simbolo della democrazia è rappresentato dallHirak, che sembra essere lunico movimento organizzato in grado di trasportare questo paese verso una democrazia reale.
In questo senso è significativa la recente lettera dello scrittore Anouar Benmalek, Perché non voterò alle elezioni presidenziali del 12 dicembre, pubblicata dal quotidiano El Watan l’ 08 dicembre
Sig. Capo di stato maggiore, Sig. De facto Capo dello Stato, sig. De facto Primo ministro. Qualche anno fa scrissi una lettera aperta all’allora capo di stato, Chadli Bendjedid, spiegando perché non avrei votato alle elezioni presidenziali del 3 novembre 1988. nella stampa algerina, ho sviluppato l’argomento secondo cui vivere nella Repubblica imponeva un contratto minimo di fiducia tra il potere e il cittadino e che l’applicazione effettiva di questo contratto era misurata dal grado di vincolo che la Costituzione esercitava su tutte le attività del lo stato, in particolare nel campo estremamente sensibile del confronto faccia a faccia tra l’individuo e l’apparato giudiziario e repressivo del paese. All’epoca, il motivo principale della mia azione era l’osservazione, insopportabile, che sia le repressioni militari che quelle della polizia erano state in grado, durante gli eventi dell’ottobre 1988, di uccidere e torturare i cittadini, senza alcun colpevole Non è meno preoccupante per quanto riguarda le autorità politiche, per non parlare dei giudici, che sono l’ultima risorsa per la legge e la giustizia. Circa trenta anni dopo, le cose sembrano essere peggiorate: le autorità de facto costituzionalmente illegittime stanno imprigionando i manifestanti semplicemente colpevoli di aver proclamato a gran voce la loro sete di dignità, invocando contro di loro le accuse surrealiste di attaccare l’unità del paese, il morale delle forze armate, etc.,etc. . Sfortunatamente, ci sono troppi giudici le cui coscienze non si scuotono di vergogna nel momento in cui ratificano scandalosi attacchi alla legge del popolo con rigide sentenze! Il disprezzo per l’intelligenza degli algerini non è mai andato così lontano: è sufficiente, ad esempio, accendere la televisione ufficiale algerina per vedere sfacciatamente mostrare la menzogna dello stato nel suo nascondiglio più detestabile. Tutta l’ammirevole effervescenza del popolo algerino che, dallo scorso febbraio, intende recuperare pacificamente la propria indipendenza politica, viene semplicemente e semplicemente negata. Il culto della personalità che si insedia lì verso il capo dei fatti dei centri di decisione raggiunge picchi di caricature di codardia, dando ad in ogni algerino un profondo senso di disgusto per tale declino della professione da informare nel paese! Per quanto mi riguarda personalmente, non posso portarmi a votare il 12 dicembre in queste condizioni assolutamente contraddittorie con il principio stesso di depositare liberamente un voto per un candidato scelto liberamente: sarebbe accettare l’argomento offensivo per i discendenti di quelli che ha combattuto per l’indipendenza dell’Algeria che la libertà di pensare e manifestare, eppure iscritta nella Costituzione, sarebbe stata una mascherata per un paese come il nostro, una “decorazione” testuale destinata esclusivamente a propaganda esterna, secondo cui gli algerini sarebbero solo “nativi” ancora colonizzati, incapaci di natura di beneficiare dei diritti e dei doveri politici dei cittadini dei cosiddetti paesi “civili”! Ecco perché non parteciperò alle elezioni presidenziali del 12 dicembre: votare in queste condizioni significherebbe tradire coloro che arrugginiscono ingiustamente in prigione e un’acquiescenza rassegnata all’umiliazione. C’è ancora tempo, forse, perché il potere de facto – “il potere del momento” – riacquisti i sensi e alla fine rispetti la volontà sovrana del suo stesso popolo. Lo spero con tutto il cuore. Troppo tempo è stato perso, dolorosamente il più delle volte, dal 5 luglio 1962.
Anouar Benmalek