La presidente del governo golpista della Bolivia, Jeanine Áñez, durante un discorso in vista delle prossime elezioni che si terranno a maggio, ha chiesto ai boliviani di impedire il ritorno al potere dei “selvaggi”, in riferimento all’ex presidente Evo Morales, primo capo di Stato indigeno del paese.
“Non permettiamo che le ambizioni personali, possano disperdere voti e quindi possano permettere ai violenti, ai selvaggi di tornare al potere. Penso che questa debba essere la responsabilità di tutti”, ha detto Añez in un atto a Sucre, in cui ha ricevuto le chiavi della città.
Allo stesso tempo, la Áñez ha difeso l’idea di un fronte comune di partiti politici di destra per affrontare il Movimento per il Socialismo (MAS) di Evo Morales nelle elezioni generali previste per il 3 maggio, secondo la data annunciata venerdì scorso dal Supremo tribunale elettorale.
La risposta dell’ex presidente non è tardata ad arrivare attraverso il suo account Twitter: “La golpista Añez chiama selvaggi noi che abbiamo creato l’unico e primo movimento indigeno contadino e operaio che è arrivato al governo della Bolivia. L’usurpatrice conferma il suo razzismo ed il suo odio che sempre ha avuto contro il popolo”.
E ha continuato: “Siamo” selvaggi “noi indigeni, contadini, operai, minatori, sindacalisti, leader di organizzazioni popolari, la classe media. Siamo “selvaggi” noi antimperialisti, anti-capitalisti, anti-neoliberisti e anti-colonialisti”.
L’ex presidente ora rifugiato in Argentina ha chiuso che “per i golpisti siamo dei selvaggi”, ma in realtà siamo quelli che hanno nazionalizzato le risorse, siamo coloro che hanno recuperato i beni naturali e la dignità del paese, coloro che lottano contro la povertà e che hanno raggiunto la più grande crescita economica nella regione” .
La Añez, non contenta di aver insultato i suoi avversari politici, aveva anche criticato il processo giudiziario aperto per “razzismo” dopo che nel 2008 un gruppo di contadini era stato costretto a marciare seminudo in mezzo a aggressioni fisiche e verbali, a inginocchiarsi e baciare il terreno di fronte alla Casa della Libertà di Sucre.
Per quei fatti furono messi sotto processo i responsabili delle organizzazioni di destra locali.
Per la Áñez si tratta di un processo promosso dal governo socialista di Morales, un processo infondato, manipolato e travisato per incoraggiare la divisione e gli scontri. Accanto alla Áñez era presente l’ex sindaco di Sucre, Aydeé Nava, condannato a 6 anni di prigione per violenza e razzismo per quegli eventi.
Traduzione Rete solidarietà rivoluzione bolivariana
https://www.clarin.com/mundo/jeanine-anez-pide-evitar-retorno-salvajes-poder-bolivia_0_Bt5D2lI2.html