Riceviamo e pubblichiamo
Ci sono due modi di affrontare il problema “coronavirus”: uno è quello, in queste ore prevalente di diffondere un clima di paura, fino al vero e proprio terrorismo psicologico, l’altro è quello di riflettere seriamente su ciò che bisogna fare, non solo nel breve periodo ma di fronte a sfide che si possono riproporre-ha dichiarato Luca Cangemi, responsabile nazionale scuola del PCI.
Non c’è dubbio che emergenze di questo genere sottolineino la follia, già evidente, dello smantellamento di apparati pubblici, che nel nostro paese avevano raggiunto (e in qualche caso, fortunatamente, mantengono) altissime capacità d’intervento. Uno smantellamento che ha sacrificato competenze ed esperienze sull’altare del liberismo e delle imposizioni della UE (e anche di qualche speculazione casareccia).
È un discorso che riguarda con tutta evidenza il sistema sanitario ma che investe con forza anche Università e Ricerca.
Vi è come, come abbiamo più volte sottolineato, nel nostro paese una, sempre più grave, carenza di medici, frutto dell’assurda scelta del numero chiuso alle università e degli altrettanti stupidi ostacoli all’accesso alle scuole di specializzazione.
Altrettanto noto e ancor più grave lo stato spaventoso in cui si trova la ricerca scientifica nel nostro paese tra risorse sempre più magre, precarizzazione, espulsione di ricercatori dal sistema tanto dell’università quanto degli enti pubblici di ricerca. Un vero massacro di intelligenze.
Di fronte all’emergenza è necessario un forte movimento per rovesciare questa politica criminale: subito abolizione del numero chiuso nell’accesso all’università, aumento delle borse di specializzazione, forte piano d’investimento sulla ricerca a partire dalla stabilizzazione immediata dei precari. – ha concluso Cangemi