Da Codogno, presunta Wuhan della Padania, uno scrittore e un disegnatore hanno scritto a Popoff

di Francesco “baro” Barilli, il disegno è di Lele Corvi

… Ché a leggere The Walking Dead sapevo che prima o poi dovevo finire in una situazione del genere.

Ma seguimi, sennò è un casino. Poi a TWD ci arriviamo, promesso.

Se mi conosci (mica è obbligatorio, eh) mi conosci come scrittore di fumetti. Se mi conosci un po’ più personalmente saprai che vivo a Codogno. Sì, quella che fino a ieri dovevi usare Maps per sapere dov’è. Quasi sicuramente non sai che lavoro in un Comune qui vicino e in un’altra provincia.

Allora, venerdì 21 febbraio vado al lavoro come al solito. Le notizie sul caso di infezione da Coronavirus sono già uscite da poco. Potrai capirlo, in ufficio non si parla d’altro. E’ persino banale che io ti spieghi che è normale: siamo un ufficio pubblico, con diffusi contatti con l’utenza, tre di noi arrivano dalle zone “contaminate”, già nelle prime ore della mattinata l’assessore regionale alla salute ha invitato tutti a stare a casa.

(Aspetta, ti faccio una parentesi altrimenti rischiamo. L’informazione, oggi, viaggia a una velocità impensabile fino a pochi anni fa. Non è necessariamente un bene: è una sorta di dittatura dell’attualità, in cui si fa a chi urla più forte e prima. Gli spazi per verificare una notizia, prima di darla, sono sottilissimi. Tutto questo affonda in discorsi molto complessi e che ci porterebbero fuori strada. I social, certo, la precarizzazione del lavoro anche in questi ambiti, che fa sì che ci siano tizi pagati pochi euro per un pezzo, e altro ancora. Magari in un altro momento o contesto ne parleremo. Ora, però, quello che volevo dire è: la cattiva qualità dell’informazione è da acquisire come dato di fatto, stop.

Però, fammelo dire facendo un salto temporale e andando a domenica, quando sto scrivendo: un titolo come quello di Libero, “Il governo agevola la diffusione del virus. Prove tecniche di strage”, è criminale. Chiudiamo la parentesi, torniamo al racconto e a venerdì, che ne dici?).

Qui si sviluppa un primo casino. Cominciano ad apparire notizie totalmente sballate. Tre “comuni blindati” (ricordo che sono circa le 11 di venerdì: in quel momento la notizia è sbagliata), la moglie del contagiato che insegna in una scuola, no, in un’altra, no, lavora in un negozio a Casale…

Comunque, ci sta: momenti concitati, informazioni contrastanti… Ci sta tutto. In ufficio, più razionalmente, ci lasciamo con l’accordo di risentirci per verificare quali disposizioni verranno date.

Torno a casa. Saranno le 14 o giù di  lì. Nessun posto di blocco o altro. Ma sui social qualche buontempone (o altro che finisce in “one”) fa girare il video di un blocco di qualche tempo fa, inerente l’arrivo della gru per il posizionamento fari del centro sportivo, spacciandolo per odierno. L’obiettivo è dare l’impressione che Codogno sia un paese già blindato (non lo è, almeno in quel momento).

Altre cose, sempre sui social: sparlano del poveretto che è in ospedale in gravi condizioni (tieni conto che sto parlando delle prime ore del pomeriggio di venerdì): “se l’è cercata e ora mette in pericolo noi”, la sostanza…

Guarda, ho nostalgia di quando gli italiani erano sessanta milioni di commissari tecnici. Aveva un suo lato divertente. Romantico, addirittura. Adesso, tutti parlano di tutto: calcio, imminente terza guerra mondiale per l’Iran, Sanremo, coronavirus… E questo ci sta, eh, è il tono che non va. Parlano come se di volta in volta fossero commissari tecnici, strateghi militari, direttori artistici di Sanremo. Ora, infettivologi.

Ma ok, sto divagando. Torniamo a venerdì.

Con mia moglie vado a fare la spesa. Lo faccio tutti i venerdì, eh, non è una spesa “per prepararsi all’apocalisse”, cos’hai capito?

Poca gente nel supermercato. Nessun capannello di persone che si ferma a parlare, come capita di solito. Qualcuno con la mascherina, sì. Pochi sorrisi, anche questo sì. L’ospedale, dall’altra parte della strada, presidiato da telecamere e giornalisti. La cassiera ci dice che fra poco chiudono. Mia moglie mi dice che forse è meglio che io vada a prendere il latte a lunga conservazione. Torno con quello e un megavaso di crema alla gianduia: che l’apocalisse non mi trovi sprovvisto…

Senti, adesso cerco di fartela breve. Che la faccenda si sviluppa ora dopo ora, e non credo tu debba sentire dalla mia voce cose che già sai. I provvedimenti si sono affinati, in questi due giorni e credo si modificheranno ancora nei prossimi. Ora, sì, dovremmo essere davvero “blindati”. Non chiedermi se i posti di blocco ci sono davvero, adesso: credo di sì, ma non sono più uscito e non mi sembra neanche importante. Fatti un giro sul web e lo scoprirai (poi dimmelo, eh; tanto io sono in casa. AHAHAHAH… era una battuta…).

Tutte queste informazioni le conosci già, dicevo. E sentirle da un diretto interessato non aggiungerebbe nulla. Credimi, puoi anche illuderti del contrario, ma è così: non aggiungerebbe nulla.

Al limite, ciò che non puoi conoscere e può incuriosirti sono le sensazioni “sul campo”. Ecco, ti dirò: non paura. Preoccupazione? Mah, sì, non più del resto dei miei guai di salute che già c’erano, già conosci e con cui non t’annoierò. Il senso di straniamento, quello sì. Come essere finito (ecco, così riesco in una chiusa circolare rispetto all’incipit) in una puntata di The Walking Dead senza gli zombies. O L’Eternauta senza il pathos fantapolitico. O The Dome senza… Vabbè, dai, hai capito.

Ti sorprenderò: una situazione che ha persino una sua dolcezza. Ieri mi sono trovato a giocare a carte con mia moglie. Il senso di non essere padrone di un domani lontano e dover pensare a un orizzonte più limitato. Che, a pensarci bene, è il solo che ci appartiene.

Bene, magari non è quello che t’aspettavi, ma per ora è tutto. Se serve qualcosa chiamami pure. Tanto mi trovi a casa (AHAHAHAHA, altra battuta…). E di crema alla gianduia, per ora, ne ho…

a presto, tuo “baro”

Francesco Barilli, per gli amici il “baro” ha scritto, per Beccogiallo, fumetti su Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Carlo Giuliani, Van Gogh e Marilyn Monroe. Lele Corvi è vignettista satirico e ha collaborato con numerosi quotidiani (Corriere della Sera, Gazzetta dello Sport, Avvenire, Il Cittadino, Il Manifesto). Insieme hanno realizzato “Vita eccessiva di John Belushi” (Beccogiallo, 2019).

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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