Il giornalista Sandro Ruotolo, noto soprattutto per le sue inchieste sulla criminalità organizzata, ha vinto le elezioni suppletive del 23 febbraio a Napoli, entrando così in Senato.
Domenica 23 febbraio si sono svolte le elezioni suppletive per il Senato nel settimo collegio uninominale della Campania (Napoli-Arenella), rese necessarie dal decesso di Franco Ortolani, eletto con il Movimento 5 Stelle e scomparso lo scorso 23 novembre all’età di 76 anni, dopo una lunga battaglia contro un tumore. Il collegio in questione comprende una parte sostanziale del territorio del Comune di Napoli, compresi, tra gli altri, i quartieri di Poggioreale, Ponticelli, Scampia, Secondigliano e Vomero.
Va subito detto che, come accade in genere per le elezioni suppletive, l’affluenza alle urne è stata bassissima, pari al 9.52% degli aventi diritto. Il seggio in ballo è stato conquistato con margine dal giornalista Sandro Ruotolo, che si è presentato da indipendente, ma ha ottenuto il sostegno del Partito Democratico, ma anche di Sinistra Italiana, Italia Viva e di Democrazia Autonoma (DemA), la lista civica che fa capo al sindaco partenopeo, Luigi De Magistris.
Ruotolo, che ha già annunciato la propria adesione al gruppo misto del Senato, ha ottenuto il 48.45% delle preferenze, battendo nettamente Salvatore Guangi, il candidato del centro-destra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia), che non è andato oltre il 24.06%. Il principale sconfitto è naturalmente il Movimento 5 Stelle, che con Ortolani aveva ottenuto più del 50% dei consensi, mentre la candidatura di Luigi Napolitano si è fermata al 22.47%. Gli ultimi due candidati erano Giuseppe Aragno di Potere al Popolo! (2.58%) e Riccardo Guarino, della lista Rinascimento Partenopeo (2.44%).
Nato a Napoli il 9 luglio 1955, Sandro Ruotolo inizia la propria attività giornalistica nella redazione de Il Manifesto, nel 1974. Nel 1980 entra in Rai, dove resta per molti anni, fatta eccezione per il periodo 1996-1999, quando passa a Mediaset per lavorare con Michele Santoro, con il quale aveva iniziato a collaborare sin dal 1988.
Occupandosi soprattutto di questioni campane (nel 1986 era stato nominato inviato speciale della Rai nella sua regione) ed essendo anche legato da una parentela con Silvia Ruotolo, assassinata dalla camorra l’11 luglio 1997 durante l’agguato a Salvatore Raimondi, Ruotolo si interessa sempre più di questioni legate alla criminalità organizzata.
Nell’ottobre 2009 riceve per la prima volta minacce di morte, dopo aver condotto un’inchiesta sui rapporti tra Stato e mafia ed aver condotto un’intervista all’ex imprenditore Massimo Ciancimino, coinvolto in numerosi processi di mafia.
Nel 2013 sostiene la lista Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, per il quale si candida sia alle elezioni politiche che a quelle regionali del Lazio, dove è il candidato alla presidenza, senza però essere eletto. Nel corso della campagna elettorale, fa notizia il suo rifiuto di stringere la mano al candidato neofascista di Casapound, Simone De Stefano, al termine di un dibattito televisivo. Dopo aver rifiutato la stretta di mano, Ruotolo afferma di essere “orgogliosamente antifascista”.
Dopo aver ricevuto ulteriori minacce dal boss dei Casalesi, Michele Zagaria, Sandro Ruotolo viene messo sotto scorta nel maggio del 2015. In quel periodo, il giornalista aveva condotto una lunga inchiesta sul traffico dei rifiuti in Campania, settore d’affari privilegiato per la criminalità organizzata. In un’intercettazione telefonica, Zagaria aveva affermato di volerlo “squartare vivo”.
Nel febbraio 2019, gli viene momentaneamente tolta la scorta per iniziativa del ministro Matteo Salvini, ma questa viene riprisitinata pochi giorni dopo in seguito a numerose proteste, e la decisione sulla revoca viene “sospesa”. Nel mese di settembre, invece, Ruotolo riceve nuove minacce, e la sua scorta viene rafforzata dal ministro Luciana Lamorgese.