Intervista a un facchino SDA di Roma che, come migliaia di suoi colleghi, ha aderito all’astensione di massa dal lavoro per mancanza di condizioni di sicurezza, rivendicando il pieno salario.


Come è cambiato il tuo lavoro alla luce della nuova emergenza sanitaria?

Non è cambiato niente. A me non ha cambiato nulla riguardo orari di entrata e uscita, chi lavora in alcuni settori specifici ha subito una drastica riduzione delle ore per un abbassamento delle merci movimentate, spesso i preposti fanno lavorare di più i “leccaculo” mentre i lavoratori sindacalizzati vengono costretti ad uscire prima o attaccare dopo, lavorando meno ore.

Siete stati dotati di sistemi di protezione individuali per evitare il contagio sui luoghi di lavoro?

Inizialmente hanno portato le mascherine con il filtro, facendocele mettere per tre giorni. Dopo tre giorni sono arrivate le mascherine anti polvere e i lavoratori si sono incazzati, è scoppiato uno sciopero spontaneo e la maggior parte dei colleghi se n’è andata per paura di prendere il coronavirus e passarlo ai propri famigliari.

Sono state attivate delle disposizioni speciali per i lavoratori più deboli?

No, non si sono prese precauzioni di alcun genere. Per esempio i lavoratori con problemi fisici o in età avanzata, che possono avere problemi più gravi, stanno lavorando normalmente come se non ci fosse alcuna emergenza sanitaria con il coronavirus, esattamente come per i dispositivi di sicurezza individuale. L’azienda se ne sta fregando, addirittura nel caso di lavoratori con problemi di salute. Basta che lavorano e portano il guadagno al padrone, la ricchezza.

Quale è la tua valutazione sulla gestione dell’emergenza sui posti di lavoro?

Non esiste alcuna gestione dell’emergenza sui posti di lavoro. Conte ha fatto uscire delle disposizioni ma le aziende se ne stanno fregando, hanno fatto in modo che le mascherine, quando sono arrivate, arrivassero il più tardi possibile ai lavoratori, continuando la produzione sui posti di lavoro.

Quali soluzioni pensi che andrebbero adottate?

Se il posto di lavoro non è sano e sicuro per andare a lavorare, non bisognerebbe andare a lavoro. Punto. Dovrebbero essere pagati gli operai per stare a casa a difendere la propria salute e quella delle proprie famiglie. 

La gente ha paura, quando sono partiti gli scioperi i lavoratori stavano distanti e non vedevano l’ora di andare via, soprattutto chi ha a casa padri e madri settantenni o ottantenni. I lavoratori non vogliono andare a lavorare. Bisognerebbe continuare gli scioperi iniziati spontaneamente la scorsa settimana ad oltranza anche a costo di fare la fame per il prossimo mese. Io sono un operaio di sinistra, estrema sinistra, sono d’accordo con lo sciopero ad oltranza perché la nostra vita vale più dei soldi dei padroni. Posso dare la vita per una rivoluzione, non per crepare ammalato in un magazzino!

Di L.M.

Appassionato sin da giovanissimo di geopolitica, è attivo nei movimenti studenteschi degli anni novanta. Militante del Prc, ha ricoperto cariche amministrative nel comune di Casteldelci e nella C.M. Alta Valmarecchia. Nel 2011 crea il blog Ancora fischia il vento.

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