Francesco Cecchini

TINA MERLIN AL CENTRO DELLA FOTO

Clementina Merlin, Tina, compirebbe il 19 Agosto 91 anni. Sarà ricordata anche il 9 ottobre anniversario della tragedia del Vajont per il suo impegno a denunciare le responsabilità, prima e dopo quanto accadde. Nacque nel 1926 da una famiglia contadina e morì a Belluno il 22 dicembre 1992 a 66 anni.

Fu sesta di sei fratelli. Giovanissima, dal luglio 1944, non aveva ancora 15 anni, fu partigiana assieme al fratello Toni che sarebbe caduto al comando del Battaglione “Manara”. Fu staffetta, coraggiosa e determinata, del Battaglione 7.mo alpini. Tina raccontò la sua vita fino alla Liberazione nel libro autobiografico, La casa sulla Marteniga, pubblicato postumo nel 1993 grazie allo scrittore Rigoni Stern a cui Tina affidò il manoscritto e che scrisse l’introduzione.

Dopo la Liberazione, iniziò come giornalista e scrittrice pubblicando note e racconti nella Pagina della Donna dell’Unità, dedicati prevalentemente al ruolo delle donne nella Resistenza. Dopo un breve periodo a Budapest per l’Unità, lavorò per il giornale comunista, che ancora era quello fondato da Antonio Gramsci. Lo sarà per qualche decennio, dal 1951 al 1982 nelle redazioni di Belluno, Milano, Vincenza e Venezia. Fu anche consigliere del Partito Comunista Italiano nella Provincia di Belluno dal 1964 al 1970. Come giornalista mise in luce la verità sulla costruzione della diga del Vajont, che provocò la tragedia di Longarone. Inascoltata dalle istituzioni, la giornalista fu denunciata per “diffusione di notizie false e tendenziose atte a turbare l’ordine pubblico”. Processata per i suoi articoli sul quotidiano comunista, fu assolta dal Tribunale di Milano.

Due suoi libri Vajont 1963 e Sulla pelle viva, raccontano in dettaglio la vicenda.

.“Inizia l’ultimo giorno. Il 9 ottobre 1963 è una stupenda giornata di sole. Di questa stagione la montagna è splendida, rifulge di caldi colori autunnali. La gente di Casso va e viene ancora dal Toc, portando via dalle case e dagli stavoli più cose possibili. Ma altra gente non vuole abbandonare le case e i beni, malgrado l’avviso fatto affiggere dal Comun, pressato dalle richieste provenienti dal cantiere.

Sono le 22.39. Un lampo accecante, un pauroso boato. Il Toc frana nel lago, sollevando una paurosa ondata d’acqua. Questa si alza terribile centinaia di metri sopra la diga, tracima, piomba di schianto sull’abitato di Longarone, spazzandolo via dalla faccia della terra. A monte della diga un’altra ondata impazzisce violenta, da un lato all’altro della valle, risucchiando dentro il lago i villaggi di San Martino e Spesse. La storia del “Grande Vajont”, durata vent’anni, si conclude in tre minuti di apocalisse, con l’olocausto di duemila vitime.”

 

Tina Merlin fu profondamente impegnata, oltre che come femminista ante-litteram, in battaglie a difesa dell’ambiente. Un suo articolo fu pubblicato su l’Unità il 30 ottobre 1966 quattro giorni prima dell’alluvione che travolse il Veneto e tutta Italia. Fu uno dei tanti articoli nei quali Tina denunciò l’abbandono della sua terra, il bellunese. Nel lavoro giornalistico di Tina negli anni 60 vi sono le condizioni delle montagne bellunesi, lo sviluppo che non arriva, il benessere che non c’è, l’ostinazione di un popolo che vuole un paese migliore a partire dalla propria terra. Quello stesso anno, 1966, da San Pietro del Comelico devastato da una delle frequenti alluvioni Tina scrisse: “Sono venuti i sottosegretari, deputati, prefetto e autorità provinciali. Hanno visitato i luoghi del disastro, hanno fatto la faccia mesta com’è d’uso in ogni simili circostanza; hanno promosso interessamento ed alla fine, a fronte di danni per un miliardo e mezzo di lire sono arrivati 26 milioni. Mentre lo stato non c’è il paese si sbriciola.” Tina, testimone diretta, nei suoi articoli documentò i disastri del maltempo nell’Agordino, nel Cadore, nello Zoldano. La furia del Piave colpiva e i continui allagamenti le fecero scrivere di “grande alluvione”. Durante tutto il 1966 gli amministratori locali avevano richiesto al governo interventi urgenti di salvaguardia idrogeologica, finanziamenti per ricostruzioni e lavori delle valli distrutte. Inutilmente. Gli articoli di Tina raccontarono con chiarezza questo malgoverno con la coscienza rabbiosa di chi sa, come era successo in Vajont, che solo il dramma, forse, può riuscire a scuotere i responsabili. Il 6 marzo 1966 Tina, profeta, scrisse: ”La gente della montagna, amministratori locali compresi, deve riuscire a emanciparsi secondo i tempi. Ancora tanta parte di essa si lascia commuovere dai richiami formulati al loro buon senso…Bisogna preparare piani avendo le idee chiare sugli obiettivi e imporli attraverso l’unità di tutti quelli che vogliono cambiare le cose.” Indicazione ancora, dopo 51 anni, valida.

Ogni anno le ANPI di Treviso, Belluno e Pordenone organizzano, a settembre, un raduno partigiano in Cansiglio. Il prossimo, o uno dei prossimi, potrebbe essere dedicato a Tina Merlin, che, giovanissima, combatté il nazifascismo nel bellunese, ma fu partigiana tutta la vita.

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

Un pensiero su “Tina Merlin, partigiana comunista e scrittrice.”
  1. Per risanare questa Italia, o almeno provarci ci vorrebbero alcune decine di Tina Merlin, femmine o maschi non ha importanza ma importante che ne abbiano la personalià, il non rassegnarsi davanti ai compromessi, il saper capire dove stà il bene della nazione e quindi della gente perchè e la gente/il popolo che fanno la nazione non sono i politici opportunisti che purtropo abbondano. Insomma persone che siano degne di essere chiamate Uomini o Donne.
    Fortunatamente mi hanno regalato il libro Vajont 63 poi, mi sono comprato Io esisto con il Mondo, e sulla pelle viva.
    Immagino si capisca che la ammiro molto e vorrei leggere altri suoi scritti. Se potete aiutarmi indicandomi dei titoli, ve ne sarei grato. Cordialmente Giampiero Fagnani

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