Riceviamo e pubblichiamo
Molti presidi, facendo leva sulla solita provocatoria nota ministeriale, stanno obbligando i docenti delle loro scuole a recarsi degli istituti, in assenza degli studenti e a tenere da aule scolastiche vuote le loro lezioni a distanza.
È un atto che va contro le norme sancite dalle leggi e dal contratto nazionale di lavoro ma è soprattutto un comportamento insensato e pericoloso. Se la ragione per cui le ordinanze regionali e lo stesso Dpcm limitano o escludono la didattica in presenza è quella di diminuire il numero delle persone in circolazione e la pressione sui mezzi di trasporto che senso ha obbligare un gran numero docenti (e discorso simile vale per il personale ATA) a uscire dalle proprie case per mettersi davanti ad un computer( che spesso funziona assai peggio di quello cui si dispone nella propria abitazione)?
Per un malinteso senso di ossequio burocratico o solo per arroganza si rischia di fare danni molto seri, senza che ciò in alcun modo rechi un qualche vantaggio agli studenti comunque costretti a casa.
Le scelte sulla scuola compiute a livello nazionale e regionale in questi mesi sono già assai discutibili, sarebbe consigliabile evitare che la situazione diventi del tutto illogica.
È urgente che il ministero della Sanità faccia sentire la sua voce, così come invitiamo le autorità che sul territorio hanno la responsabilità della salute e della sicurezza dei cittadini a intervenire presso i dirigenti scolastici, richiamandoli a quella responsabilità che in questa fase viene chiesta a tutti i cittadini.
Dichiarazione di Luca Cangemi, responsabile nazionale scuola del Partito Comunista Italiano