Riceviamo e pubblichiamo.
Il 2020 sarà un anno di cui faremo fatica a dimenticarci. La pandemia ha messo forse troppo in secondo piano le proteste per i diritti civili che hanno riempito piazze in tutto il mondo. Nella scorsa primavera, però, il movimento Black Lives Matter si è guadagnato una buona popolarità, Le manifestazioni avevano lo scopo di condannare il razzismo e la violenza della polizia. La goccia che fece traboccare il vaso, naturalmente, fu l’uccisione di George Floyd per mano – anzi per ginocchio – di un agente che lo soffocò sotto la propria gamba, tenendogliela puntata sul collo.
Dagli USA alla Francia
Il segnale mandato dalle proteste negli Stati Uniti, però, evidentemente non è arrivato in Europa con la forza che ci aspettavamo. In Francia, sembrerebbe non essere arrivato affatto.
Il discusso presidente Emmanuel Macron, assieme al suo governo, ha in programma l’emanazione di una nuova legge sulla sicurezza. Tra i vari articoli di questa proposta, ve n’è uno enormemente discusso: l’articolo 24. Esso vieta – rendendo dunque punibile – la pubblica diffusione di immagini che ritraggano forze dell’ordine in servizio. Tale norma ha scatenato da subito un putiferio. Il 28 novembre, a Parigi e in tutta la Francia, si è tenuta una grande manifestazione, molto partecipata, contro questo divieto.
La maggioranza ha preso subito atto delle posizioni dell’opinione pubblica e, un paio di giorni dopo la manifestazione, il 30 novembre scorso, ha annunciato l’intenzione di riscrivere completamente l’articolo. La testata Libération ha reso noto che già dalla sera del 30 novembre i presidenti dei gruppi parlamentari di La république en marche – LREM, il partito di Macron – e degli alleati Modem e Agir si sono messi a lavorare sul testo, con il fine di modificarlo.
Nei giorni precedenti il governo, avendo evidentemente già capito quale aria tirasse, aveva proposto una prima modifica all’articolo 24, proponendo di creare, in seguito, una commissione apposita preposta alla modifica della norma che ha scaldato tanto gli animi. La vicenda corre il rischio di trasformarsi in una vera e propria crisi politica. Ai vertici dello Stato francese ci sarebbe addirittura chi teme la nascita di un movimento gilet gialli 2.0. L’inquietudine oltralpe è tangibile e crescente e in piazza non si è mai smesso di protestare contro l’articolo 24 e il nuovo disegno di legge sulla sicurezza.
Tentativi di rimediare
“Prendo atto che l’equilibrio che avevamo cercato non è stato compreso da tutti. Quest’incomprensione si è intensificata con il passare dei giorni. Dobbiamo chiarire i dubbi.” Ha affermato Christophe Castaner, capogruppo di LREM in parlamento. Alla luce delle manifestazioni e del malcontento popolare, il presidente doveva necessariamente intervenire. Lo ha fatto il 27 novembre, in occasione di un’aggressione subita dal produttore discografico e attivista Michel Zecler. Alcuni agenti di polizia lo hanno spintonato e colpito durante una manifestazione. L’episodio è stato naturalmente filmato e condiviso in rete. “Queste sono immagini che ci disonorano” ha scritto Macron sul suo profilo Facebook, prima di rendere noto che il produttore era già stato raggiunto personalmente dal gabinetto del capo dello Stato, il quale si era scusato condannando con decisione l’accaduto. Tale mossa del presidente, però, pare essere più che altro un tentativo di rimediare. Neppure troppo convinto, peraltro.
In una conferenza stampa risalente al 30 novembre, in presenza del Primo Ministro Jean Castex, di Gérald Darmanin (Ministro dell’Interno e primo firmatario della legge) e Eric Dupond-Moretti (Ministro della Giustizia), nonché dei capigruppo dei tre partiti di maggioranza, Macron ha mostrato una certa insofferenza in merito alla questione. Il presidente ha sottolineato quanto paradossale gli appaia la situazione: se la maggioranza dei francesi è favorevole a tutti gli obiettivi della nuova legge sulla sicurezza, com’è possibile che il dibattito sia giunto fino a questo punto? Non tutti gli esponenti di LREM, però, sembrano pensarla come il loro più noto rappresentante. In alcune conferenze interne, alcuni esponenti avevano rimarcato come il razzismo di alcuni agenti di polizia fosse un serio problema. In Francia sono presenti numerosi cittadini di colore, dato l’importante passato coloniale del Paese, provenienti in larga parte dall’Africa Settentrionale. Non è raro che l’insoddisfazione degli emigrati o dei loro figli, i quali spesso rappresentano la frangia più povera e debole del composito quadro sociale francese, sfoci in proteste e ribellioni nelle banlieue, i quartieri poveri delle grandi città d’oltralpe. Più di una volta, le forze dell’ordine hanno reagito in modo violento.
Sarebbero varie le voci di La république en marche che non sono mai state troppo a loro agio con l’articolo 24 e, negli ultimi giorni, le fila dei deputati non favorevoli a questa norma si sarebbero anche ingrossate, sempre secondo Libération.
Una situazione confusa
Darmanin ha difeso la sua proposta di legge, chiedendo unità e coerenza alla maggioranza. Nel farlo, si è forse dimenticato come sia stata proprio la sua aggressività politica – segno distintivo, se vogliamo, dello stile politico di LREM, a partire dal suo presidente – ad avergli messo contro una parte dei suoi alleati. Il tono di voce tenuto da Macron e dai membri del suo partito – tra cui Darmanin – può risultare efficace e portare risultati ma sovente risulta anche piuttosto fastidioso.
Vista la situazione, è lecito pensare che l’articolo 24 sarà modificato, se non proprio stralciato, nei prossimi giorni. Il governo potrebbe proporre la cancellazione della norma in senato, dove la legge non sarà discussa prima di gennaio. I deputati di maggioranza, però, parrebbero più propensi a presentare un nuovo testo, con alcune modifiche. Quando? In un non meglio specificato prossimamente. Non sono chiare né le modalità né i tempi. “Non spetta al governo scegliere il percorso legislativi. Noi non abbiamo dogmi in materia.” Ha voluto specificare Castaner, addossando ogni responsabilità al parlamento. Pare esserci una sola certezza relativamente a questa legge: quella che la situazione sia ancora davvero molto confusa. Macron non se la passa troppo bene e ha già dovuto effettuare un rimpasto del suo governo. Questi sviluppi non paiono certo rafforzarlo.