Repressione ad Algeri di manifestanti dell’ Hirak.
Francesco Cecchini
Il movimento Hirak, in gran parte privo di leader e politicamente non strutturato, è iniziato nel 2019 in seguito alla candidatura dell’ allora presidente Abdelaziz Bouteflika per un quinto mandato alla guida dell’Algeria, mentre era su una sedia a rotelle. Il leader malato fu costretto a dimettersi settimane dopo, ma l’ Hirak continuò a manifestare, chiedendo una revisione radicale del sistema al potere in vigore dall’ indipendenza dell’ Algeria dalla Francia nel 1962.
Le marce erano state sospese per circa un anno a causa della pandemia da Coronavirus, ma il popolo algerino dell’ hirak è tornato in piazza dallo scorso febbraio e ha dato nuovo slancio al movimento, scuotendo il regime tanto che il Presidente Abdelmadjid Tebboune e il Capo di Stato Maggiore Saïd Chengriha, il sistema quindi, hanno dato l’ ordine di reprimerlo. E repressione viene fatta. Gli algerini già venerdì 14 maggio hanno vissuto una giornata di forte repressione e di violenze della polizia contro i militanti dell Hirak, . Vi è stata una repressione massiva in 17 grandi città. Le forze antisommossa sono state dispiegate in maniera massiccia ad Algeri e in molte altre grandi città del paese come Sétif, Oran, Bouira, Constantine o Annaba, nel tentativo di soffocare la voce dei manifestanti Hirak che stanno solo guadagnando terreno. Venerdì 21 maggio in occasione dell’ Hirak 118 la repressione è stata ancora più violenta. Le polizia ha represso le marce ad Algeri e in diverse città del paese venerdì, eseguendo centinaia di arresti per la seconda settimana consecutiva Secondo attivisti per i diritti umani. Said Salhi, capo della Lega algerina per i diritti umani, ha detto che circa 800 persone sono state arrestate ad Algeri e in altri 19 governatorati. Ha anche aggiunto che in un paio di città, Bejaia e Tizi Ouzou, la polizia non è riuscita a impedire le marce. Infatti, nonostante la repressione della polizia, i manifestanti sono riusciti a scendere in piazza in Algeria in diverse province.
Alcune persone fermate sono già state rilasciate, ma il sito web “Algerian Detainees”
“Https://www.algerian-detainees.org/
afferma che almeno 133 persone sono attualmente incarcerate dalle autorità algerine in relazione al movimento Hirak o ad altri casi in cui il governo cerca di limitare o mettere a tacere la libertà di parola e di espressione. Il governo aveva anche recentemente emesso un ordine che proibiva qualsiasi protesta che non avesse ricevuto il permesso, un’azione che è stata condannata dai leader e dai sostenitori di Hirak come un attacco diretto all’opposizione e alle critiche contro il governo del paese. Il movimento Hirak ha già annunciato la sua opposizione alle prossime elezioni nazionali del 12 giugno, rifiutandole come nient’altro che una farsa per continuare lo status quo nel paese.
Energica è stata la presa di posizione di Louisa Hanoune, sergretaria generale del Parti des Travailleurs, PT. Le immagini di venerdì sono quelle di “un Paese degno di essere sotto occupazione o in guerra”, ha lamentato Louisa Hanoune Attraverso queste pratiche, il potere, “spinge la maggioranza al limite (…) e prepara una doppia rottura sul piano politico e socioeconomico. Peggio ancora, e sulla base degli ultimi rapporti delle Ong internazionali sull’Algeria, il SG del PT avverte che questo corso pericoloso costituisce una minaccia alla sovranità del Paese e lo espone a ricatti politici, economici e persino militari”.
L’ Hirak appartiene al popolo.