Perù. Dopo 13 giorni dal voto, il vincitore, il socialista Castillo, ancora non viene proclamato presidente ma crolla un altro tentativo per ostacolarlo.
I Giudici Elettorali Speciali (JEE) delle varie regioni del Paese hanno respinto ieri il 100% dei 945 ricorsi presentati dagli avvocati della candidata presidente di destra filostatunitense, Keiko Fujimori, per annullare altrettanti seggi elettorali e che affermavano fossero avvenute irregolarità o brogli.
L’86% sono stati respinti perché non hanno rispettato la legge e sono stati presentati dopo la scadenza del termine di 3 giorni dalle elezioni.
Il restante 14% è stato respinto per non aver presentato le prove degli ipotetici brogli o per non aver pagato la tassa di 1.100 soles che deve accompagnare ogni richiesta di annullamento.
Tuttavia la figlia del dittatore Fujimori, che lunedì prossimo potrebbe tornare in carcere poiché scade il permesso di libertà concessole per potersi presentare alle elezioni, non desiste dai suoi piani di golpe elettorale.
Ai tentativi già in corso, per impedire a Pedro Castillo di assumere la presidenza del Perù, si è aggiunta infatti ieri una nuova manovra per annullare le elezioni, a cui si potrebbe aggiungere il licenziamento della guida del Parlamento.
Il giudice in pensione Javier Villa, ex presidente della Corte Suprema, ha presentato un ricorso per dichiarare l’annullamento delle elezioni e organizzarne di nuove “con indiscutibile legalità e legittimità”.
Villa sostiene che il processo elettorale è stato “viziato da vari atti che minano la volontà popolare ed erodono la fiducia del pubblico nelle istituzioni”.
Ma il giurista Aníbal Torres, avvocato di Patria Libre, partito di Castillo, ha definito il ricorso inammissibile, perché la Costituzione stabilisce che un’elezione può essere annullata solo quando i due terzi degli elettori votano nullo o scheda bianca.
Altre manovre per ritardare la proclamazione, sono giunte da tre parlamentari della destra, che hanno presentato una mozione per far destituire il presidente della legislatura, Mirtha Vásquez e gli altri membri del consiglio.
La mozione mira ad accelerare il rinnovo dei membri della Corte Costituzionale per trasformarlo in un organo a proprio favore ed impedire il trionfo di Pedro Castillo.
“È un colpo di Stato in corso”, ha aggiunto l’avvocato di Perù Libre.
In caso di fallimento dell’annullamento del voto c’è chi ipotizza che la Fujimori stia preparando un piano B e C: dichiararsi perseguitata politica oppure la fuga all’estero in un Paese amico.
“Non mi stupirei se la signora Fujimori, per sfuggire al processo che la attende, dicesse tra poche settimane che è perseguitata politicamente o chiedesse asilo politico”, ha detto, la deputata di Perù Libre Betsy Chávez.
Intanto decine di organizzazioni sociali e politiche e di gruppi di cittadini preparano per oggi una giornata di cortei pacifici per la proclamazione di Castillo, in difesa del voto popolare e contro un colpo di Stato.
Rete solidarietà rivoluzione bolivariana