Manifestazione di Tejidos Resilientes con le immagini di Mario Paciolla.


Francesco Cecchini


Nessuno può restare indifferente di fronte ai soprusi che stanno avvenendo in Colombia. Morti, feriti, imprigionati, abusi delle forze pubbliche come unica risposta a un popolo che si oppone alle poliiche neoliberali del go presidente Iván Duque. Tutto il mondo, o quasi, ha gli occhi puntati sulla Colombia, per quello che sta succedendo. Un esempio. Ne hanno parlato anche al Festival del cinema di Cannes, in occasione della proiezione del film colombiano “Memoria”, che è ambientato in Colombia durante gli anni settanta e ottanta, un periodo di grande violenza diffusa. Il regista il tailndese Apitchapong Weerasethakul e le attrici e gli attori hanno sventolato una bandiera colombiana con scritto S.O.S. Colombia per esprimere solidarietà con quel paese. L’ attore Juan Pablo Urrego ha dichiarato: ” Vogliamo inviare un messaggio a Colombia, perché vengano rispettati il diritto alla vita e i diritti. basici. La giuventù in questo momento sta lottando per i propri diritti, stanno uccidendo in strada i leader”.
“Mai Più”, con questo slogan si è svolta sabato sera 17 luglio, a Roma, la manifestazione nazionale per la difesa dei diritti umani in Colombia, organizzata da Tejidos Resilientes. Tra le richieste della rete umanitaria per la Colombia, che da mesi denuncia la grave situazione in cui versa il Paese, vi è anche “verità e giustizia” per la morte oscura del cooperante italiano, di Napoli, Mario Paciolla. Una piazza dell’ Esquilino in costumi popolari, colorata e composta, ha chiesto a gran voce “donde estan?” (dove sono?) i “settecento giovani desaparecidos” e la fine delle violenze in Colombia. Da oltre due mesi il Paese è in rivolta ed è teatro di scontri tra manifestanti e forze polizia. “La protesta – si legge in una nota del collettivo – iniziata con il rifiuto di una riforma fiscale considerata iniqua, si è estesa fino alla contestazione di un sistema ingiusto, corrotto e violento, che domina da sempre il Paese per garantire la ricchezza di una minoranza e gli interessi delle multinazionali”.
“La crisi sanitaria Covid – denuncia la nota – non ha fatto altro che aumentare, fino a renderle intollerabili, le disuguaglianze economiche e sociali provocate da anni di conflitto interno caratterizzato da stragi, omicidi politici, esili ed esodi di popolazioni”. Centinaia i morti, numerosi i feriti e gli arresti, secondo la rete umanitaria che denuncia anche la scomparsa di numerosi giovani manifestanti i cui corpi “stanno comparendo ogni giorno, nei fiumi e ai lati delle strade, smembrati e decapitati”.
“Si tratta del momento più drammatico della storia recente colombiana”, ha affermato il vescovo Luis Miguel Perea Castrillon presente in piazza. “È necessario – ha detto – che la comunità internazionale intervenga. Vogliamo una Colombia più giusta e più equa, dove tutti abbiano la possibilità di accedere alla salute e all’educazione”. “Ma soprattutto – ha aggiunto il vescovo – vogliamo un Paese dove ci sia la serenità, la libertà di poter esprimere il proprio pensiero senza aver paura che una pallottola ti venga a silenziare nel buio”.
Tra le richieste di Tejidos Resilientes, rete che conta 15milioni di colombiani e simpatizzanti in 36 città del mondo, vi sono il rispetto della Costituzione e degli accordi di Pace del 2016 tra il governo e i guerriglieri delle Farc-Ep.
In piazza dell’ Esquilino vi erano anche la madre e il padre di Mario Paciolla, la cui vicenda è stata raccontata da Ancora Fischia il Vento. Il link è il seguente:
https://www.ancorafischiailvento.org/2020/07/28/nessuno-crede-al-suicidio-verita-e-giustizia-per-mario-paciolla/

GIUSTIZIA PER MARIO PACIOLLA

Di Francesco Cecchini

Nato a Roma . Compie studi classici, possiede un diploma tecnico. Frequenta sociologia a Trento ed Urbanistica a Treviso. Non si laurea perché impegnato in militanza politica, prima nel Manifesto e poi in Lotta Continua, fino al suo scioglimento. Nel 1978 abbandona la militanza attva e decide di lavorare e vivere all’estero, ma non cambia le idee. Dal 2012 scrive. La sua esperienza di aver lavorato e vissuto in molti paesi e città del mondo, Aleppo, Baghdad, Lagos, Buenos Aires, Boston, Algeri, Santiago del Cile, Tangeri e Parigi è alla base di un progetto di scrittura. Una trilogia di romanzi ambientati Bombay, Algeri e Lagos. L’ oggetto della trilogia è la violenza, il crimine e la difficoltà di vivere nelle metropoli. Ha pubblicato con Nuova Ipsa il suo primo romanzo, Rosso Bombay. Ha scritto anche una raccolta di racconti, Vivere Altrove, pubblicata da Ventura Edizioni Traduce dalle lingue, spagnolo, francese, inglese e brasiliano che conosce come esercizio di scrittura. Collabora con Ancora Fischia IL Vento. Vive nel Nord Est.

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