riceviamo e pubblichiamo

di Franco Astengo

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha accompagnato la promulgazione dell’ultimo “decreto sostegni” con una lettera al Parlamento che ci richiama ad un messaggio di natura costituzionale di cui può valere la pena di riprendere la sostanza:

Il monito è forte e chiaro. E arriva dal presidente della Repubblica,Sergio Mattarella, che dopo aver firmato la legge sui “sostegni bis”, ha accompagnato la promulgazione con una lettera al Parlamento e al governo in cui, in sostanza, contesta l’eccessivo uso di emendamenti con norme fuori tema, facendo anche un elenco di esempi relativi alla legge. Nella missiva inviata ai presidenti di Senato e Camera,Maria Elisabetta Alberti Casellati Roberto Fico, e al premier Mario Draghi, il Capo dello Stato individua le forme costituzionalmente corrette della legiferazione d’urgenza. Tra i punti critici segnalati da Mattarella, c’è il ricorso ormai abituale alla prassi del maxiemendamento su cui il governo pone la questione di fiducia.”

Le parole del Capo dello Stato arrivano in un momento nel quale:

1) appare davvero esagerato il quadro complessivo di prolungamento della della facoltà d’emergenza concessa al governo per via della straordinaria situazione sanitaria

2) di quasi totale assenza di riflessione sui devastanti effetti che hanno avuto le diverse leggi elettorali fondate sulle liste bloccate;

3) DI mutamento di natura funzioni, ruolo, dei partiti; la prospettiva di riduzione nel numero dei parlamentari e quindi di ulteriore difficoltà nell’accesso alle istituzioni di una pluralità di sensibilità politico – culturali renderà ancor più permeabile il sistema al micidiale cocktail formato da lobbismo, corporativismo, localismo che ha mandato in crisi l’intero assetto delle nostre istituzioni rappresentative, al centro come in periferia.

Sarebbe il caso di ricordare ancora le funzioni fondamentali assegnate al Parlamento dalla Costituzione e che via via sono andate perdute:

Riassumendo possiamo così reinterpretare le cinque funzioni fondamentali del Parlamento:

1) La funzione d’indirizzo politico, inteso come determinazione dei grandi obiettivi della politica nazionale e alla scelta degli strumenti per conseguirli, in specificazione dell’attualizzazione e dell’opposizione – dai diversi punti di vista – del programma di governo;

2) La funzione legislativa, comprensiva dei procedimenti legislativi cosiddetti “duali” che richiedono cioè la compartecipazione necessaria del Governo o di altri soggetti dotati di potestà normativa;

3) La funzione di controllo, definita come una verifica dell’attività di un soggetto politico in grado di attivare una possibile attività sanzionatoria;

4) La funzione di garanzia costituzionale, da interpretarsi come concorso delle Camere alla salvaguardia della legittimità costituzionale nella vita politica del Paese;

5) La funzione di coordinamento delle Autonomie, sempre più complessa da attuare in un sistema che, nelle sedi di raccordo esistenti sia a livello internazionale che infranazionale tende a privilegiare il dialogo tra esecutivi.

E’ il caso di andare a fondo sul tema della fragilità del sistema proponendo un’analisi autonomamente elaborata da sinistra e non riferita alla stretta quotidianità del gioco politico.

La responsabilità maggiore di questa fragilità spetta alla leggerezza con la quale il sostanziale sfrangiamento delle forze politiche sorte dopo la crisi dei partiti di massa ha fatto sì che si raccogliessero di volta in volta messe di consensi ottenuti sulla base di opzioni meramente demagogiche e attraverso logiche del tipo di “scambio politico”, in luogo dell’appartenenza o dell’opinione (è toccato al PD(R), poi al M5S, ancora alla Lega, adesso sembra il turno di FdI in un quadro di esagerata volatilità elettorale).

Gli esiti dell’effimero sfondamento attuato dal M5S con le elezioni del 2018 stanno pesando enormemente sullo spostamento d’asse in corso: la debolezza della struttura sistemica che ne è derivata ha aperto la strada ad una strisciante modifica costituzionale, riferita alla forma di governo.

L’esecutivo in carica sta svolgendo il compito di promuovere un’ulteriore torsione del sistema in senso presidenzialistico e di garantire alle grandi concentrazioni della finanza capitalistica l’egemonia sui due grandi obiettivi di transizione (ambientale e digitale), nel quadro di un recupero della strategia atlantica.

Nel sistema politico italiano, intanto, siamo di fronte all’acutizzarsi del fenomeno della demagogia trasformistica .

Una demagogia trasformistica che si è accompagnata alla crescita delle diseguaglianze e alla sparizione della middle-class: un quadro di impoverimento generale che ha causato il formarsi di una sorta di alleanza tra il “ventre molle” della borghesia e l’individualismo competitivo.

Un pasticcio che alla fine, ha assunto la veste di una domanda di tipo corporativo (ben emersa fin dalla fase più acuta dell’emergenza sanitaria) con la perdita di ruolo nell’insieme dei corpi intermedi di mediazione e la perdita di senso del concetto di rappresentatività politica.

La destra sta interpretando questa fase come contraddistinta da una complessità sociale dalla quale origina un ulteriore “eccesso di domanda”.

Un fenomeno da fronteggiare attraverso forme di “democrazia protetta” , sul modello di alcuni paesi dell’Est e realizzata attraverso un taglio netto del rapporto tra politica e società.

L’acutezza delle contraddizioni in campo rende inefficaci le zone intermedie e le vocazioni maggioritarie a base centrista :il solo contrasto possibile a questo stato di cose potrà arrivare soltanto da una ripresa di ruolo della Sinistra.

Una ripresa di ruolo della Sinistra da realizzarsi in forme nuove ma solidamente ancorate alle parti più alte della sua tradizione.

Andrebbe così rinnovata una proposta politica che potrebbe essere avanzata da una “Sinistra Costituzionale” .

La costruzione di un soggetto di “Sinistra Costituzionale” potrebbe servire a rispondere sia pure parzialmente alla domanda di soggettività avanzata da quella parte dell’elettorato coerente e responsabile che si è pronunciato per il “NO” nel referendum del settembre 2020 sulla riduzione del numero dei parlamentari.

Da quel “no” sarebbe stato necessario ripartire per porre il tema della rappresentatività attraverso una identità di democrazia costituzionale.

Una sinistra fondata sulla democrazia costituzionale deve tornare centrale nel sistema come ipotesi politica complessiva ponendosi in alternativa all’idea della “democrazia protetta”, della governabilità intesa quale fine esaustivo dell’azione politica, della formula elettorale maggioritaria

Di AFV

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