Paghe da fame e schiavismo di ritorno. Quasi un lavoratore su tre in Italia guadagna meno di 780 euro, la soglia massima del reddito di cittadinanza. E’ uno dei dati impressionanti del rapporto annuale presentato ieri dal presidente dell’Inps. Scorrendo i dati per settore si viene a sapere che il 64,5% degli addetti agli alberghi e ristoranti è “lavorativamente povero”. “Schiavi salariati”, come li avrebbe chiamati Karl Marx. Poi c’è che ha il coraggio di fare polemica che non si trovano più persone disposte a lavorare in condizioni a dir poco ripugnanti, indegne in cui il lavoro è totalmente svalorizzato, non riesce più nemmeno a soddisfare l’esigenza minima di rispondere alla propria sussistenza. Tutto ciò a fronte del fatto che gli stipendi dei top manager più pagati sono saliti sino a 649 volte in più della retribuzione di un dipendente d’azienda (nel 1980 erano mediamente di 45 volte quello di un dipendente). Un divario mostruoso che grida vendetta. In questi trent’anni hanno ristabilito una sorta di regime schiavistico e lo hanno chiamato sviluppo. Non si può in alcun modo rimanere prigionieri di questo modello di sfruttamento, di espropriazione del lavoro che impedisce di vivere una vita dignitosa. Verrà presto il tempo della rivolta contro chi pensa di arricchirsi a più non posso facendo strame del lavoro e della vita di milioni di lavoratrici e lavoratori.
Ezio Locatelli PRC